TORINO | FEBO E DAFNE | Fino al 30 aprile 2022
Intervista a ELENA MONZO di Rebecca Delmenico
Periodo impegnativo ma ricco di soddisfazioni per Elena Monzo, che vanta un percorso intenso e vivace da quasi 15 anni. L’artista ha visto recentemente pubblicato il prestigioso catalogo Elena Monzo edito da Vanillaedizioni, che racconta un cammino che parte dal 2010 con le opere della serie White Trash, fino all’ultima serie Korova Milk, realizzata durante il lockdown tra il 2020 e il 2021, che dà anche il titolo alla personale inaugurata presso la galleria torinese Febo e Dafne. Gli ultimi due anni sono trascorsi in una dimensione di realtà e socialità distopica, che ha visto l’artista, come tutti noi, circoscritta in un ambiente domestico e lavorativo limitato alle quattro mura di casa. Tuttavia Elena Monzo ha trovato il modo di esprimere la propria creatività rielaborando, con la sua cifra scanzonata e provocatoria, paure e perplessità con uno sguardo più maturo e consapevole. La mostra vede susseguirsi, oltre alle opere di Elena Monzo, le creazioni del designer Luiss Perlanera (al secolo Luigi Di Luca), suo compagno, con cui è stata studiata una installazione site specific nella quale non mancano i richiami ai personaggi più rappresentativi di Elena Monzo, ora proiettata verso un futuro che, seppure ancora incerto, è vissuto con fiducia e speranza, nel segno dell’evento più importante nella vita della coppia a seguito del loro incontro e dell’amore che è scaturito proprio durante la pandemia: la nascita del piccolo Vincent.
L’esposizione si sviluppa in due sale, nella prima sono esposte le opere della serie Korova Milk e nella seconda, a sorpresa, entriamo nella casa dei due artisti, che hanno voluto ricreare quell’ambiente domestico che è diventato il centro del nostro mondo durante il periodo di reclusione dovuto al Covid.
Ma lascio la parola a Elena Monzo che, in questa intervista, ci apre le porte del Korova Milk.
Partiamo dal titolo di questa mostra, nonché della tua ultima serie. Un richiamo al celeberrimo “Korova Milk Bar” del film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, come mai questa scelta?
Korova Milk richiama il fondo bianco che caratterizza i primi lavori della serie White Trash, più istintivi e contraddistinti da un tratto nero, marcato, tracciato in modo impulsivo e viscerale. Korova Milk si ricollega anche alla psichedelia che avviene in questi spazi bianchi, asettici, dove non ci sono dettagli ma tutto è concentrato sulla scena e sui personaggi, assurdi e teatrali, accessoriati e immersi in situazioni borderline. La colonna sonora del film Arancia Meccanica con la Nona sinfonia di Beethoven è perfetta per descrivere lo spirito che anima le opere. La psichedelia creata dal lockdown, con o senza droghe!
Questa mostra riflette un cambiamento nella tua scelta stilistica dovuto al ritrovarsi, come tutti, a vivere forzatamente nella dimensione domestica. Come si è adattata la tua creatività a questa nuova situazione?
Sono tornata a lavorare su un formato più piccolo, 50×50 cm, molto più intimo rispetto alle grandi tele. Ho disegnato seduta alla mia scrivania, in un clima raccolto. I lavori sono più notturni, è stato un momento in cui ho riflettuto su tutto il mio percorso, all’arricchimento personale e artistico che ho maturato in tutte le mie esperienze all’estero, di cui ho fatto una sorta di remix. In casa il mio viaggio è diventato più mentale, ma non mi sono sentita isolata, sono sempre stata collegata col mondo tramite il web e i social, in un flusso continuo di immagini. L’idea del formato 50×50 cm mira proprio a richiamare il quadrato di Instagram, infatti le opere, installate una vicina all’altra, restituiscono esattamente questa suggestione e l’impressione è quella di trovarsi davanti a una sequenza di polaroid appese su un muro bianco, espansione del bianco che caratterizza lo sfondo delle opere a richiamare le mura di casa, diventata la base della nostra esistenza durante questo periodo di segregazione.
In questi lavori, che definisco Pop Up, i personaggi sono scollegati apparentemente fra di loro, fanno le cose più disparate, ci sono legami con tradizioni diverse, come in Cannibal Love dove due figure, i cui monili e costumi ricordano la cultura africana, uniscono le loro labbra che si legano in un cuore. Pink Farm vede in scena una donna con in un braccio un agnello, che sta a simboleggiare una riconciliazione con la natura, accanto a lei un altro personaggio, più punk e spregiudicato cela il viso dietro la maschera di un cavallo. Freaky accosta due personaggi che sembrano usciti da una favola futuristica, da un lato una donna a cui mancano gli arti ma che, con l’uso tecnologia, è riuscita a creare delle estensioni del suo corpo che la rendono simile a un ragno, dall’altro una bambina che cavalca un grosso gatto nero che è in equilibrio precario su dei piccoli birilli.
Per questa mostra, con il tuo compagno, il designer Luiss Perlanera, avete ricreato, nella seconda stanza della galleria, il vostro ambiente domestico, riflesso del nuovo significato che ha assunto vivere la casa durante il lockdown. Come avete sviluppato questa idea?
Abbiamo pensato di portare un comodino, inserire una poltrona e altri oggetti per dare il più possibile l’idea della nostra abitazione in cui sono presenti opere di Luiss Perlanera come il ragno e lo scorpione realizzati in pietre dure, ragnatele fatte in ottone dorato, talismani pop in madreperla, manufatti che sono dei cimeli, quasi a creare un altare magico e propiziatorio. Vivendo molto la casa, carichi di significati simbolici gli oggetti attorno a te, come i miei Plushies, quando sei sul divano abbracci qualcosa di morbido, che ti fa stare bene, e nel mio caso è l’opera d’arte che diventa un cuscino che è sempre con te.
Sono presenti, sempre in questa stanza, due opere storiche, gemelle, si tratta di cartoni di grandi dimensioni con le serigrafie dei miei personaggi più iconici che ho calpestato nel mio studio per sette anni, dove riprendo il concetto di transfer, per cui i miei personaggi hanno viaggiato con me intorno al mondo, trasferendosi per tornare arricchiti di nuovi valori. Ho inserito anche due pezzi, molto particolari, realizzati nel 2018, incorniciati tra due vetri, Flower Shower e Barbel Shop.
Possiamo dire che è stato un anno rivoluzionario per te, dalla pandemia è scaturito l’amore e una nuova nascita, il piccolo Vincent, figlio della “creatività casalinga” come hai detto tu stessa. Proprio a Vincent dedichi il tuo catalogo. Una storia a lieto fine!
Si, c’è davvero il classico happy ending. Ma c’è anche un to be continued, in una delle foto sul catalogo mostro il pancione con dipinto sopra un grosso punto di domanda come a dire che non si sa cosa succederà, ma l’umanità va avanti, la vita vince ancora e Vincent rappresenta tutto questo: l’amore e la speranza per il futuro. Nella foto una scritta a bomboletta sul muro recita “L’umanità è una commedia”, non è forse così?!
Hai nuovi propositi per l’immediato futuro?
Vorrei riproporre questo ambiente itinerante in diversi luoghi per unire e creare delle situazioni di aggregazione, dialogo e scambio tra le persone. Ricreare la casa mia e di Luigi è una scusa per realizzare un ambiente di condivisione in cui possano nascere nuovi stimoli e situazioni. C’è voglia e bisogno di tornare a vedersi dal vivo, di parlarsi faccia a faccia oltre gli schermi del computer o dello smartphone!
Elena Monzo. Korova Milk
guest designer Luiss Perlanera
17 marzo – 30 aprile 2022
Febo e Dafne
Via Vanchiglia 16 (interno cortile), Torino
Orari: dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00
Info: +39 331 3962965
feboedafne@gmail.com
www.feboedafne.org