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BRESCIA | Galleria Massimo Minini | Fino al 15 maggio 2021

di ILARIA BIGNOTTI

Giallo, arancione, rosso; arancione scuro, rinforzato; rosso scuro… quasi nero; una punta di bianco: fino a un anno e qualche giorno fa non avremmo mai pensato che questo elenco cromatico fosse da attribuire alle limitazioni di movimento e relazione imposte al nostro Paese, e al mondo intero, a causa di una pandemia che ha stravolto tutti i tipi di approccio alle persone, agli ambienti, agli oggetti. Al tempo.
Invece, eccoci di nuovo qui, a fare i conti con una tavolozza che gioca con i confini delle regioni e delle provincie, indovinando il reticolo delle possibilità e cercando di non cascare negli imprevisti.

Installation view from Peter Halley, “new paintings” at Galleria Massimo Minini, Brescia, February – May 2021. Courtesy the artist and Galleria Massimo Minini. Ph: Gilberti & Petrò

Qualche anno fa, avevo rispolverato un testo del lontanissimo, a pensarci ora, 1964, The Hidden Dimension (La Dimensione Nascosta) di Edward T. Hall e avevo provato ad applicarlo alle arti visuali: il saggio dell’antropologo statunitense cercava di affrontare, partendo dalle leggi di sopravvivenza ed evoluzione animale, i problemi e le trasformazioni che nella società degli uomini accadono a causa dei rapporti di distanza e vicinanza tra le persone. In sostanza, analizzava quali fossero i parametri di spazio intimo, sociale, pubblico, misurando in centimetri e metri la distanza tra il singolo e la collettività: dall’amplesso al tram, dalla piazza alla toilette, dall’aeroporto alla coda per il panettiere. Tutta una questione di prossemica. Con i suoi effetti, ben distinti, e anche catastrofici, sulle relazioni sociali.

Installation view from Peter Halley, “new paintings” at Galleria Massimo Minini, Brescia, February – May 2021. Courtesy the artist and Galleria Massimo Minini. Ph: Gilberti & Petrò

Oggi ne abbiamo piene le orecchie, di prossemica: stare a un metro, due metri, trenta centimetri di distanza dagli altri significa, inesorabilmente, mettere in salvaguardia, o a repentaglio, la nostra vita. Ma quanto ci costa? Trasferiamo questa condizione dettata da una emergenza che sta diventando una abitudine sanitaria, oramai, al nostro rapporto con le arti visuali – quando, ancora, ci permettono di vederle dal vero, tra chiusure e contingentamento (non è questa la sede per fare altre riflessioni, anche arrabbiate, sul tema): quanto è importante la relazione vis-à-vis con l’opera d’arte?
Non solo fondamentale: congenita. L’opera nasce per essere vista, annusata, toccata con gli occhi. È fatta di materiali, di colori, di relazione con lo spazio e con il tempo: per viverla, per renderla viva, ha bisogno di materia, di atmosfera, di corpi. È un fenomeno che non posso descrivere – le parole franano sempre di fronte alla visione – ma solo vivere, nel mio intimo avvicinarmi ad essa: nel mio incontro con essa.
Non sono riflessioni nuove, anzi. Sono vecchie come il mondo.

Installation view from Peter Halley, “new paintings” at Galleria Massimo Minini, Brescia, February – May 2021. Courtesy the artist and Galleria Massimo Minini. Ph: Gilberti & Petrò

Ma quando ci si trova nel bianco, lungo ambiente della Galleria Massimo Minini, magari in una mattinata dove il sole scalda l’aria che circola tra i dipinti di Peter Halley, e ci si lascia immergere nei sui perimetri interrotti, nelle sue finestre opache, nei suoi colori fluo che fanno a pugni con i neri e i bordeaux, ecco allora non si può non ripensare a tutto questo discorso della prossemica: il colore, l’aria cromatica esce dai limiti delle forme geometriche e si spande sulle pareti. Diventa un liquido amniotico che ci si appoggia sulla pelle degli occhi.

Non so se Halley ha pensato a questo problema della prossemica nel rapporto tra opera e spettatore, mentre li faceva. Ma da artista colto e intellettuale, che da sempre parla di spazio e colore, con il coraggio di rileggere Joseph Albers impugnando una pittura che grida al no past e al no future e così fonda il postmodernismo, Halley ha sicuramente molto da dirci su questi tempi.
Dopotutto, le sue finestre sono prigioni, celle o capsule protettive? A ciascuno la sua risposta.

Installation view from Peter Halley, “new paintings” at Galleria Massimo Minini, Brescia, February – May 2021. Courtesy the artist and Galleria Massimo Minini. Ph: Gilberti & Petrò

Il pittore americano intanto si diverte a spezzare il margine e compiere l’ennesima variazione sul suo percorso di ricerca. Mette in atto una piccola, ennesima azione omicida all’abitudine della geometria e all’armonia così impossibile da imbrigliare in regole occidentali.
Per questo, alla prima riga del NON comunicato di Massimo Minini, i miei occhi non avevano letto “L’assassino nei gialli appare solo all’ultima pagina”, ma “l’assassino dei gialli”. Avevo già scoperto chi fosse il colpevole: lui, l’artista. Gli chiediamo tutti proprio questo. Darci uno schiaffo, minare alla nostra tranquillità.
Gliene siamo grati.

Installation view from Peter Halley, “new paintings” at Galleria Massimo Minini, Brescia, February – May 2021. Courtesy the artist and Galleria Massimo Minini. Ph: Gilberti & Petrò


Peter Halley, new paintings

Fino al 15 maggio 2021

Galleria Massimo Minini
Via Apollonio 68, Brescia

Orari: lunedì-venerdì 10-19, sabato 15-19

Info: +39 030 383034
info@galleriaminini.it
www.galleriaminini.it

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