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MILANO | Fondazione Prada | 31 marzo – 22 agosto 2022

di MATTEO GALBIATI

Dal 1995, anno in cui si è formato il sodalizio, la pratica scultorea, installativa e performativa di Elmgreen & Dragset – nome del duo composto da Michael Elmgreen (Copenaghen, Danimarca, 1961) e Ingar Dragset (Trondheim, Norvegia, 1968) – ha spesso avuto come suo epicentro di senso la dimensione del corpo dell’uomo nella sua accezione più estesa ed ampia. Le loro opere e i loro interventi hanno sempre avuto, al di là di più contingenti significazioni, un nesso inequivocabile e irrinunciabile con l’essenza più tangibile dell’umanità: il corpo, infatti, è stato oggetto, nei capitoli differenti della loro ricerca, di una risonanza metaforica, fisica, mentale, reale, evocativa, intuitiva, attiva, partecipata…

Veduta della mostra “Useless Bodies?” di Elmgreen & Dragset, Fondazione Prada, Milano Foto: Andrea Rossetti Courtesy: Fondazione Prada (in primo piano: Elmgreen & Dragset, Point of View, Part 1, 2019-2021)

La corporeità del corpo ha, nella prassi del duo, subìto un’indagine senza retorica e senza enfasi, ma sempre si è avvantaggiata del loro linguaggio sofisticatamente istrionico, beffardo e, a tratti, addirittura paradossale, per individuare quelle “particolari condizioni” in cui si trasfigura l’ordinarietà e l’ovvietà della quotidiana normalità. Le circostanze che si creano, e le corrispondenti situazioni che si vivono, sono il fertile contesto che alimenta la loro visione che, trasformate concretamente nella loro espressività, ci hanno sempre “costretti” a osservarle da dentro o con cui abbiamo dovuto vivere a stretto contatto.
Intercettare e comprendere, capire e spiegare, ma più semplicemente mettere in discussione il ruolo che è dell’uomo nel fluire del tempo spinge Elmgreen & Dragset a legare il complesso dei loro lavori a quelle prospettive critiche – utili e necessarie – tese a favorire un dialogo e una sensibilizzazione proprio sui temi più forti del presente. Le loro immagini iconiche, intense e rappresentative, vivono dell’energia, dell’enfasi e dell’umorismo eversivi e caustici tipici degli artisti; questi caratteri, di sicuro impatto ed effetto, sanno davvero interpretare e farsi carico delle riflessioni sulla nostra identità, individuale e collettiva, pubblica e privata, certo in rapporto con la storia, ma più urgentemente sintomatica della contemporaneità in cui siamo calati.

Veduta della mostra “Useless Bodies?” di Elmgreen & Dragset, Fondazione Prada, Milano Foto: Andrea Rossetti Courtesy: Fondazione Prada (in primo piano: Elmgreen & Dragset, Piscina di Largo Isarco, 2021; in secondo piano, da sinistra a destra: Elmgreen & Dragset, Too Heavy, 2017; Elmgreen & Dragset, I must make amends , Fig. 2 , 2019)

In questo senso va vissuta la spettacolare – sia in termini di teatralità del percorso costruito, sia per la qualità dell’intervento – Useless Bodies? mostra che porta, nella sede di Fondazione Prada a Milano, l’ampia ed aggiornata riflessione di Elmgreen & Dragset proprio sul corpo o, meglio, su quello che ne resta oggi. È un poderoso e monumentale racconto della sua “inutilità” in seno alla società attuale: in quattro aree diverse e su oltre 3000 metri quadrati di ambienti espositivi si distribuiscono cicli di lavori differenti. Questi, autonomi, restano comunque concepiti per “funzionare” secondo una dinamica comune che dà voce ad un’indagine tra le più vaste e ricche, in termini di progettualità espressa, viste negli ambienti della Fondazione milanese.
Gli artisti hanno predisposto, nei due piani del Podium, nella Galleria Nord, nella Cisterna e nel grande cortile, una dislocazione funzionale di interventi che “valgono”, come si diceva, sia nella lettura singola, che in una prospettiva aperta (libera perché nelle disponibilità delle scelte del visitatore) di correlazione incrociata e coerentemente collegata. Questa mostra diffusa, che tocca più spazi della Fondazione, non pensa al luogo come ad un contenitore di opere, ma è quinta agente, parte della macchina scenica che gli artisti hanno inteso ordire e allestire. Così la loro drammaturgia diventa efficace e imprescindibile allo stesso modo della logica dei loro esempi, lontani nel paradosso espresso eppure così prepotentemente vicini da attraversare le esperienze di tutti.

Veduta della mostra “Useless Bodies?” di Elmgreen & Dragset, Fondazione Prada, Milano Foto: Andrea Rossetti Courtesy: Fondazione Prada (Elmgreen & Dragset, Garden of Eden, 2022)

Senza mediazioni qui si afferma quella “perdita di peso” del corpo nell’era post-industriale: l’uomo è isolato, solo, quasi disperso e alienato nel silenzio dell’effimera virtualità del presente, nonostante le sue moltiplicate connessioni globali. È un corpo che sparisce, che svuota il suo spazio vitale lasciando agire macchine e macchinari che subentrano come nuovi organismi a quell’uomo che pare non esserci più. Meccanismi che diventano il suo surrogato tecnologico di quello che un tempo siamo stati noi, adesso ormai esiliati e appiattiti nella forma bidimensionale imposta dalla virtualità dei sistemi odierni.
Elmgreen & Dragset ci parlano della scultura tra classicità e contemporaneità in un silente dialogo espressivo dove a perdersi è proprio il contorno della nostra identità. Ci portano poi in un ufficio vuoto, emblematico di quell’assenza nell’ambito professionale che ha disperso le comunità di lavoro in presunte migliori condizioni operative (quelle da remoto) che, però, sono ben distanti da quella personale presenza capace di unire gli individui nei loro rapporti diretti. Ci parlano del tema della casa che, deflagrata nella sua definizione canonica, è diventa un ambiente ibrido e mutante, poco confortevole per le necessità delle persone. Questo allontanamento del corpo dall’orizzonte visivo lo delineano anche in quei luoghi che erano tempio della sua cura e della sua salute che, abbandonati e inutilizzati, vivono di desolazione. Ci sono poi una serie di “oggetti”, disseminati e isolati, da incontrasi quasi casualmente, che accentuano, nella loro aliena e decontestualizzata presenza, il senso del loro essere feticcio di quel corpo assente che ormai di loro non ne fa più uso.

Veduta della mostra “Useless Bodies?” di Elmgreen & Dragset, Fondazione Prada, Milano Foto: Andrea Rossetti Courtesy: Fondazione Prada (Elmgreen & Dragset, Marbella Beach, June 21st , 1989, 2015)

Se vissute in continuità queste opere favoriscono una sceneggiatura ideale che, poco a poco, abbatte i confini della finzione per ribaltare il sentire dello spettatore riconducendolo alle verità della cruda realtà in cui si muove.
Elmgreen & Dragset in questo principio di trasformazione dello sguardo ci aprono altre prospettive di osservazione, forse estremo tentativo di riflettere sulle problematiche che attanagliano le relazioni umane del presente e di cui, inconsapevolmente, restiamo sempre più vittime.
La loro ironica inventiva è capace di mettere in equilibrio i suoi risvolti più comici e paradossali con quelli più tragici e polemici che vivono nel disequilibrato (e disequilibrante) universo umano, post-umano e dis-umano. Siamo forse, benché incuriositi, un po’ refrattari a vivere questo percorso espositivo, eppure la ricetta di Elmgreen & Dragset sembra, alla fine, quella più autentica e possibile: quella di costringerci davvero a perderci nel male dell’oggi per poi, forse, ritrovarci di nuovo.

Elmgreen & Dragset. Useless Bodies?

31 marzo – 22 agosto 2022

Fondazione Prada
Largo Isarco 2, Milano

Orari: da lunedì a domenica 10.00-19.00; martedì chiuso
Ingresso intero €15.00; ridotto €12.00; gratuito under 18, visitatori con disabilità, giornalisti accreditati o con tesserino, over 65 anni residenti nel Comune di Milano; riduzione Comune di Milano €7.50 

Info: +39 0256662611
info@fondazioneprada.org
www.fondazioneprada.org

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