TORINO | Galleria Giorgio Persano | Fino al 14 febbraio 2019
Intervista a MICHELANGELO PISTOLETTO di Corinna Conci
Attraversiamo sempre invisibili soglie, che contengono organismi costituiti da idee e assiomi, nominati per chiarificare e ordinare concetti. Sono ambiti della nostra esistenza, attività mentali o prassi istituite nei millenni. Matematica, scienza, filosofia, moda, politica, design, ecologia, storia sono strutture, architetture che si delineano in settori. La Galleria Giorgio Persano apre i suoi spazi per accogliere questo ideale sapere, offrendo la possibilità di attraversare sezioni aperte, in comunicazione continua tra di loro. L’opera di Michelangelo Pistoletto, una grande installazione concettuale, propone un percorso silenzioso per far esperienza del senso dei varchi, per oltrepassarli connettendo con il proprio corpo gli spazi delle idee. L’artista rappresenta quindi, non quel tipo di intellettuale – molto diffuso – del quale scriveva Francesco De Sanctis nel suo “L’uomo del Guicciardini”: un prototipo di italiano colto e sagace, ma preoccupato solo per reputazione, tornaconto e, anche se astrattamente capace di riconoscere la via giusta, impotente nel batterla. Michelangelo Pistoletto rappresenta bensì un intellettuale in contatto con la società attraverso precise intenzioni di intervento, una figura più vicina a quella descritta da Alberto Asor Rosa. Si tratta di qualcuno che favorisce la crescita di un sentire comune, che edifica coscienza e partecipa a strutturare l’identità sociale tentando di mettere insieme i suoi aspetti di frammentarietà.
La mostra è ispirata a un’idea di Pistoletto contenuta in un libretto giallo di 9 x 9 x 1.5cm, opera dal titolo “100 Mostre nel mese di ottobre” presentata nel 1976 in occasione di una personale negli spazi della Galleria Persano. Nella pubblicazione comparivano 100 progetti di mostre possibili, realizzabili dall’artista stesso o da altri. In questi anni Pistoletto ha eseguito circa la metà di queste idee, con varianti e in diversi luoghi, dichiarando il riferimento dell’opera. Anche alcuni artisti hanno preso spunto da questi scritti per realizzare a loro volta delle mostre, come da concetto iniziale del lavoro. Pistoletto infatti, si riferisce a quest’opera con l’appellativo ricettario, in quanto «L’idea di un ricettario è quella di avere una base su cui realizzare un piatto, ed è proprio quello che intendevo con 100 Mostre nel mese di ottobre. Sa, quando si fa una ricetta, questa viene lievemente modificata nei sapori da chi la esegue nel tempo: si può aggiungere un po’ di sale, cambiare la cottura, così ognuno può realizzare il suo piatto a piacere».
Oggi la galleria Giorgio Persano si è trasferita in uno spazio ex industriale di Torino, in un processo parallelo alla scelta fatta da Michelangelo Pistoletto di un ex opificio tessile per dare luogo alla sua Fondazione Cittadellarte, vero e proprio laboratorio di pratiche trasformative dei contesti sociali. In occasione di questa mostra è stata poi coinvolta un’altra sede prima industria dolciaria: si tratta dell’adiacente spazio ex Opificio Pastiglie Leone, dove fino a novembre scorso è stata visibile l’esposizione di numerosi quadri specchianti, alcuni dei quali ora in mostra nella Galleria di Via Principessa Clotilde. Opere come portali sinceri che smascherano realtà, aprono varchi apparentemente immaginifici, per attrarre con un riflesso il solitario e doppio Narciso.
Per realizzare questa esposizione è stato scelto l’ultimo progetto presentato nella sua opera “100 Mostre nel mese di ottobre” che dice: La mostra sarà suggerita dal luogo. Perché la decisione di sviluppare proprio questo tema e quali sono stati gli spunti iniziali?
La scelta è stata fatta da Giorgio Persano perché questo argomento lo incuriosiva molto e anch’io ho trovato interessate sviluppare quest’ultima proposta. Lo spazio di Persano ha una storia, si tratta di una galleria che si è sviluppata durante i nostri 50 anni di conoscenza. Questo ambiente racchiude quindi un periodo di tempo, diventando così luogo non solo fisico ma temporale. Allora non usava fare le mostre in ex fabbriche come invece succede oggi, e io stesso ho sviluppato una visione diversa, spaziale-temporale e di rapporto sociale che non era ancora comune anni fa. C’è un luogo nuovo e un tempo nuovo che ci ritroviamo ad avere elaborato e creato nel tempo. Questo mese di idee scritte nel libretto giallo, finivano lasciando uno spazio aperto nello spazio e nel tempo. Ci siamo trovati ora a tirare le somme di questo tempo e questo spazio.
La sua attività oggi è dedicata in gran parte a Cittadellarte, Fondazione con sede a Biella. Il suo lavoro e quello della galleria Persano si rincontrano dopo 42 anni in questa mostra proprio attraverso “Le porte di Cittadellarte”.
Persano ed io ci siamo accorti che in questi anni non abbiamo realizzato insieme nessuno dei progetti di mostre dell’opera del libretto giallo. In questo lungo periodo di tempo dal mio lavoro è nata Cittadellarte che occupa tutto il mio spazio mentale e pratico. Ho incluso questo mio luogo nella galleria, creando una vera e propria connessione tra Cittadellarte e lo spazio Persano. La galleria in questi anni ha fatto un suo percorso costituito da incontri di artisti di vario genere, è stata attraversata da molti episodi. Cittadellarte è invece attraversata non da episodi artistici, bensì da vari settori che compongono la società. Nella grande installazione diciassette stanze rappresentano settori della compagine sociale comunicanti tra loro: camminando si può passare dall’economia alla politica, dalla politica alla filosofia, dalla filosofia allo sport, dallo sport al commercio. Si tratta di attività prese in carico dall’arte e messe in comunicazione. L’arte è così elemento di connessione, di interconnessione sociale.
Come si evince anche dal titolo, la comunicazione è l’importante nucleo tematico della mostra, al quale lei attribuisce soprattutto un valore di interconnessione: un concetto quindi che acquisisce il suo pieno significato all’interno di reti multiple e mappe di contatti?
Esatto proprio così: oggi viviamo in uno spazio che è anche spazio-tempo, quello della rete. La rete mette in comunicazione tutte le possibili realtà esistenti, virtuali e pratiche.
C’è anche un risvolto della comunicazione, l’incomunicabilità, mostrata nei suoi ultimi Quadri Specchianti esposti fino al mese scorso presso l’ex opificio Pastiglie Leone e ora negli spazi della Galleria Persano.
C’é un evidente presenza della persona che continua ad allontanarsi dalla sua condizione di esistenza fisica, attraverso questo apparecchio che mette in comunicazione il proprio presente con qualsiasi altro presente nel mondo. In molti lavori diventa più importante l’oggetto di comunicazione tecnologica che la presenza fisica del prossimo. La comunicazione così, si allarga da una parte ma si riduce dall’altra.
Lei parla di una dimensione inedita che connette il lato positivo e quello negativo dei processi comunicativi…
Ho creato il simbolo del terzo Paradiso composto da tre cerchi, dove i due esterni rappresentano tutte le differenze, essenzialmente quello della natura e quello della tecnologia. Siamo esseri naturali ma allo stesso tempo entriamo in questo mondo artificiale. Si tratta di due mondi che diventano sempre più incompatibili, perché siamo scimmie fatte di carnalità animale con un computer in mano. Viviamo in un pianeta naturale ma ci muoviamo aldilà di ogni forma fisica e creiamo un pianeta artificiale che sta assorbendo tutta la linfa della natura, contaminandola e degradandola, portando ad una situazione negativa di una parte di noi stessi. La nostra biologia è consumata dalla dimensione tecnologica e astratta. Questa dualità è in conflitto e si tratta di trovare un equilibrio tra questi due elementi. Cosa significa quindi sostenibilità? Si intende proprio questo: trovare una situazione sostenibile tra natura e artificio, perché quando siamo assorbiti dalla tecnologia perdiamo la natura, quindi la qualità di esseri umani.
MICHELANGELO PISTOLETTO
COMUNICAZIONE. Le porte di Cittadellarte
18 ottobre 2018 – 14 febbraio 2019
Galleria Giorgio Persano
via Principessa Clotilde 45, Torino
Orari: martedì-sabato, 10.00 – 13.00 / 15.30 – 19.00 e su appuntamento
Ex Opificio Pastiglie Leone
corso Regina Margherita 242, Torino
aperto solo il pomeriggio: martedì-sabato, 15.30 – 19.00 e su appuntamento
ultimo giorno di apertura al pubblico dell’Ex Opificio Pastiglie Leone sabato 10 novembre
Info: +39 011 4378178
+39 011 835527
www.giorgiopersano.org