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 THE LACK | il film

Intervista ai MASBEDO di Alessandro Trabucco

Da poco ritornati da Venezia dopo la partecipazione alla 71. Mostra Internazionale d’arte cinematografica, nell’ambito delle Giornate degli Autori, con il loro primo lungometraggio, The Lack; i MASBEDO (Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni) ci raccontano la loro ultima fatica alla vigilia di un intenso autunno che li vedrà protagonisti di una personale Todestriebe, incentrata unicamente sul video, alla Fondazione Merz di Torino, dedicata a Paolo Rosa di Studio Azzurro prematuramente scomparso.

The Lack presenta quattro variazioni sul tema della “mancanza”, attraverso sei personaggi femminili… Scopriamo di più dalle parole degli autori…

 ©MOnicamazzoleni, 2014. I Masbedo nel loro studio con Alessandro Trabucco
The Lack
è il vostro primo lungometraggio, un traguardo raggiunto dopo anni di varie sperimentazioni nell’ambito dell’immagine in movimento, della fotografia, della ricerca sonora e dell’arte performativa, un banco di prova importante nel vostro percorso artistico.
Per noi questo lavoro rappresenta la possibilità di portare anche nell’ambito del cinema un linguaggio affine alla videoarte. Difficile definire se è un punto di arrivo o di partenza. Sicuramente è un punto di arrivo, dopo 15 anni di lavoro sull’immagine e sulla narrativa per immagini, nel sintetizzare, in un racconto cinematografico, un percorso video-artistico maturato in questo lasso di tempo. Ma è anche un punto di partenza perché è un momento storico molto attento e fertile per questo tipo di meticciamenti, di ibridazioni, di linguaggi. È un’epoca fatta di questo, di registi cinematografici che si misurano con i linguaggi video-artistici e videoartisti che si misurano con il linguaggio cinematografico. Sono dati di fatto che oggi cominciano a creare un nuovo percorso, anche a livello critico, perché si stanno formando delle figure che saranno ibride tra il critico cinematografico e il critico dell’arte contemporanea. Quando vediamo opere di altri artisti che stimiamo come Jan Fabre o Romeo Castellucci, è difficile capire qual è il territorio dell’arte contemporanea e qual è quello del cinema. Il bello del visivo è che è un territorio molto più ampio, deve essere teorizzato, perché è anarchico, sfugge alle definizioni. Noi sentiamo che quello è il nostro territorio, un territorio “di mezzo” dove possiamo manifestare le nostre urgenze. The Lack è sì un FILM ma in verità non è un FILM che utilizza ogni tanto una chiave espressiva da videoartisti: è un film fatto da videoartisti, il che significa che ha una narrativa visiva dove lo spettatore entra in una foresta di simboli, e deve lavorare per decifrarli, perciò non ha una trama letteraria chiara. Abbiamo voluto utilizzare la videoarte come punto di partenza per fare un FILM.

The Lack, Italia 2014/80 min./color/HD/DCP/1:1,85
Comunque il vostro linguaggio artistico ha avuto anche in precedenza un taglio cinematografico, anche se composto dalla complessità di vari linguaggi, una sorta di opera d’arte totale.
È incredibile, perché noi lo dicevamo già dall’inizio, ma eravamo presi un po’ come dei presuntuosi. Noi non la intendevamo come nel concetto di Wagner, ma con l’idea di poter esprimere dei concetti che per noi rappresentano delle urgenze, utilizzare delle dinamiche profonde come il sublime, l’esistenzialismo… queste grandi dinamiche filosofiche e portarle in un territorio molto più ampio, un territorio che è nel nostro DNA, che ci viene naturale.

The Lack, Italia 2014/80 min./color/HD/DCP/1:1,85
The Lack
parla del sentimento della mancanza: perché avete scelto questa particolare tematica e perché è stata affidata alla figura femminile?
Il nostro lavoro è incentrato sulle relazioni, è stata fondamentale una delle nostre prime collaborazioni importanti, quella con Michel Houellebecq, scrittore con cui abbiamo prodotto tre lavori, un maestro dal quale abbiamo tratto spunto per comprendere la realtà sociale di oggi nelle relazioni, nell’incomunicabilità: una società erotizzata, con foreste di simboli magari mal tradotti o mal interpretati. The Lack è un film sulla mancanza, ma è anche una specie di grande inno a quello che è oggi l’essere femminile inteso come coraggio, come resistenza, e parte anche da una riflessione, di quasi 40 anni fa, di un libro fondamentale del femminismo americano scritto da Laura Mulvey nel 1975 dal titolo Piacere visivo e cinema narrativo. All’interno del volume veniva formulata una teoria, ancora attuale, che afferma come nel cinema l’immagine è sempre la donna ma il padrone dello sguardo è sempre l’uomo. Anche oggi la donna nella pubblicità è vista come immagine e l’uomo come il depositario di questo sguardo che indaga. Allora noi abbiamo cercato, da uomini, di fare una riflessione su quello che è il potere e la forza che una donna, con la propria sensibilità, può avere nel percorso alla ricerca di un qualcosa. La struttura del film non è definibile come una normale sceneggiatura, perché è lasciata molto aperta, in divenire. La mancanza è rappresentata dalla donna perché essa ha la capacità di essere più strutturata rispetto all’uomo. Ci vengono in mente i grandi ragionamenti di Lacan, che sosteneva che la donna si può trasformare in tanti ruoli per un uomo. Su un discorso così profondo come la mancanza, la donna sa plasmarsi, come se riuscisse quasi a partorirla, generarla, esaminarla, e fino all’ultimo ha la capacità di scelta. La mancanza diventa una metafora che viene partorita, digerita, vomitata e poi distrutta nelle varie fasi di questo film, nelle varie storie.
Il film è nato anche grazie al fatto che la produzione ci ha dato la possibilità di lavorare come volevamo. Noi operiamo nella videoarte e siamo come degli anarchici artigiani, che pre-visualizzano tantissimo l’immagine e poi vanno a girare. Perciò siamo stati fuori da ogni grammatica del cinema puro, i passaggi li abbiamo saltati tutti, fino all’ultimo il film è stato “aperto”, in scrittura, vuol dire che utilizzavamo certe scelte del montaggio per finire di scrivere una storia.

The Lack, Italia 2014/80 min./color/HD/DCP/1:1,85

Potete illustrarci le fasi principali di realizzazione di questo progetto, in quali luoghi è stato realizzato?
I luoghi sono sempre i nostri, l’Islanda, per il concetto di “isola” è una perfetta lente di ingrandimento di un micromondo che è anche un macromondo: il concetto del frattale. Una lente di ingrandimento su una società, o su delle relazioni, che in quel luogo ha una forza contundente enorme, ma che può essere riportata poi ad una società molto più espansa e complessa. E poi l’isola come natura, che per noi è un po’ come il terzo attore. La natura per noi è una grande ispiratrice, e in questo siamo anche un po’ romantici. Ma i luoghi sono stati anche la sala di montaggio, la sala audio, la sala dove abbiamo fatto la “color”; sono stati tutti spazi fondamentali del film, che ci hanno portato avanti e indietro su alcune definizioni e scelte.
In questo film l’audio è maniacale, è un film che “suona”: “suona” significa che noi siamo stati attenti alla ripresa audio anche del pezzettino di sasso che si sgretolava. Ad esempio c’è la scena in cui arriva la nave che trasporta una donna dai tratti orientali, che riporterà il faro con Michelangelo Antonioni ne L’Avventura ha illuminato la sparizione di Anna. Nella scena – in cui riconsegnamo quel faro esattamente nel punto in cui Anna sparisce – l’arrivo della nave è un concerto di acciaio, mare, bulloni, corde che tirano… anche quello è un grande teatro, è un’opera lirica di immagini, suono, silenzi. Questa cosa è importante, ci abbiamo lavorato molto.
Siamo stati fortunati perché una nostra collezionista ha deciso di produrre il film e ci ha proprio chiesto espressamente: “siate voi stessi”, cioè il massimo della libertà, la possibilità di non avere influenze esterne.
Nel cinema racconti un romanzo, nella videoarte racconti degli aforismi. Provare a raccontare dentro il contenitore del cinema dei grandi aforismi, che ti fanno poi connettere a delle tue esperienze personali, forse è il lavoro che deve fare l’artista. È un divenire che nei prossimi anni avrà molto da dire.

The Lack, Italia 2014/80 min./color/HD/DCP/1:1,85
Quale evoluzione pensate abbia avuto il vostro lavoro con questa esperienza?
Ti potremmo dire “coerente”, se si pensa che nel 2002 abbiamo realizzato un’opera video che si chiama 11.22.03 di cui ancora oggi siamo orgogliosi… Un’installazione con audio e organo classico, al tempo con i Bluvertigo, doppi schermi con due bravissimi attori di teatro, una costruzione scenica e installativa nello spazio. In quasi 15 anni di lavoro abbiamo avuto la forza di mantenere una coerenza, senza dovere mai essere sensazionali, senza dovere correre dietro al mercato, e dunque mantenendo in maniera quasi un po’ autistica quella volontà di ricercare costantemente il senso di tematiche per cui vale la pena lavorarci tutta una vita, cioè l’incomunicabilità, la relazione tra persone, tra l’uomo e la natura. Rimangono a oggi degli argomenti che per noi non sono mai vecchi.

Masbedo (Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni) backstage di ‘The Lack’, 2013


THE LACK
un film di MASBEDO

con LEA MORNAR, XIN WANG, GIORGIA SINICORNI, GINEVRA BULGARI, EMANUELA VILLAGROSSI, CINZIA BRUGNOLA, SOFIA DI NEGRO
prodotto da Beatrice Bulgari per In Between Art Film
in associazione con Marta Donzelli e Gregorio Paonessa

per Vivo film

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