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a cura di Alessandra Redaelli

È Alessandra Rovelli la protagonista di questa ottava Pillola d’arte che apre la nuova settimana. La sua pittura si muove sul crinale tra figurazione e astrazione, strutturando quelli che sono inequivocabilmente paesaggi attraverso un accostamento di campi cromatici sfumati uno nell’altro a comporre quasi dei color field. La natura e la città appaiono avvolte da una sorta di incantesimo, inquadrate sempre da una lontananza che permette all’artista di avventurarsi in prospettive infinite, invitandoci alla perlustrazione e alla scoperta. Se i toni tendono quasi sempre a uniformarsi per affinità (scale di blu e di turchesi, fredde sinfonie di verdi e di bruni, accoglienti visioni giocate tra i rosa e i lilla) la materia pittorica appare invece discontinua, improvvisamente impennata da ispessimenti, grumi e addensamenti che rendono dinamica la superficie della tela in suggestioni informali. Questa attrazione per la terza dimensione ha portato qualche anno fa Alessandra Rovelli a modificare il supporto, passando dalla semplice tela alla tela incollata sulla scatola di cartone. L’impatto di queste opere è completamente nuovo, non solo dal punto di vista estetico, ponendosi queste di fatto come piccole sculture che emergono dalla parete, ma soprattutto da quello concettuale. L’esistenza di un “dentro”, di un luogo segreto, fa da cassa di risonanza alla narrazione che si svolge sulla tela. Una narrazione sussurrata, fatta di atmosfere immobili, intessuta di relazioni emotive che si rispecchiano nel cielo limpido o al contrario carico di nuvole, nella strada sgombra diretta verso il sole o nel sentiero che si perde tra le ombre del bosco. E questa narrazione, già contenuta nei titoli sempre evocativi (Prima che il giorno arrivi, o Nonostante tutto, o ancora Lost & found, la storia di una coppia), sembra allo spettatore che possa continuare oltre, in quel buio che non possiamo vedere, su sentieri diversi e all’ombra di altri alberi.

Alessandra Rovelli. Foto di Viola Facchetti

 1 – Definisciti con tre aggettivi.
Ironica, empatica, determinata.

2 – Qual è stato il momento in cui hai capito di essere artista?
Quando, nel congedarmi dopo aver discusso la tesi, la commissione mi ha detto: “Signorina, lei ha delle ottime carte in mano, mi raccomando, se le giochi bene”.

3 – Hai scelto la pittura perché…
L’uomo ha la fortuna di potersi esprimere attraverso varie forme d’arte come la scrittura, la musica, la scultura o altro; io non posso fare a meno della pittura, perché mi dà la possibilità di unire la ruvidità della materia all’energia del colore… e poi così mi è concesso raccontare storie senza fare uso delle parole.

4 – L’opera d’arte che avresti voluto realizzare tu.
A questa domanda non posso che rispondere sempre così: ogni opera d’arte che mi fa scendere le lacrime dall’emozione.

5 – Qual è il momento più emozionante della tua giornata?
Dare l’arrivederci al sole assistendo allo spettacolo del tramonto.

6 – L’arte è ispirazione o applicazione?
L’ispirazione ha bisogno di essere supportata dall’applicazione; la sola applicazione forse non ha il diritto di chiamarsi arte.

7 – Chi eri nella tua vita precedente?
Sto ancora cercando di capirlo anch’io. Avrei giusto da fargli un paio di domande…

8 – Tre qualità che non possono mancare all’artista del Terzo Millennio.
Ricerca costante, consapevolezza di sé e tanta, ma proprio tanta, perseveranza.

9- Il sogno che non hai ancora realizzato.
Riempirmi gli occhi e il cuore di tutti i posti belli del mondo che vorrei vedere.

10- La bellezza salverà il mondo?
Più di tutto credo che a questo mondo servirebbe la bellezza interiore, quella che arriva dal cuore e dalla ricchezza d’animo. Diversa è la bellezza che passa dagli occhi, quella può di sicuro aiutare, ma da sola non basta.

www.alessandrarovelli.it

Leggi anche: Archivio Pillole d’Arte da #1 a #7

Alessandra Rovelli, Prima che il giorno arrivi, 2019, tecnica mista su tela su scatola di cartone, cm 35x49x10. Foto di Antonio Delluzio

 

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