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a cura di Alessandra Redaelli

Una pittura piena, densa, costruita su luminose cromie acide caratterizza la protagonista di questa undicesima Pillola d’arte, Laura Giardino. Un lavoro, il suo, che si muove in un ambito neopop, ma che va molto oltre nel costante sottinteso di una narrazione; racconti misteriosi che si svolgono sotto i nostri occhi, ma di cui non riusciamo con chiarezza a individuare la trama. Nei lavori di qualche anno fa la trama era certamente quella di un film noir. Scandite spesso in gamme di tinte grigie – magari appena accese da un dettaglio di colore – le storie si svolgevano sullo sfondo di nudi paesaggi post-industriali, davanti a grandi edifici spettrali o a lunghe vie deserte; unica protagonista una donna, ferma in una posizione incongruente, spesso poco vestita o in biancheria. La sensazione, però, non era mai quella di una scena di seduzione, piuttosto si avvertiva l’imminenza di un dramma, o il momento immediatamente successivo. Un evento traumatico era appena accaduto o stava per accadere, ma noi spettatori, da lì dove ci trovavamo, non potevamo fare nulla se non partecipare attoniti a quel momento sospeso. Il vocabolario cinematografico era evidentemente una delle ispirazioni, e la suggestione rimandava agli Untitled film stills di Cindy Sherman e al vago senso di ansia che vi era sotteso.
Le opere più recenti hanno visto una svolta cromatica e di contenuti. Innanzitutto è come se l’artista avesse ravvicinato l’inquadratura, concentrandosi su spazi più ridotti: lo scorcio di una strada di campagna, un pezzo della facciata di una casa, un interno domestico. E poi il colore è esploso, un colore notturno, acceso di luci artificiali, spettrale e cangiante, dilagante di blu pieni, di verdi acidi, di rosa, di fucsia, di gialli carichi; colori che si affiancano per contrasto o per complementarietà, facendo l’occhiolino alle ricerche sulla percezione portate avanti dai pittori dell’Ottocento, che ammiccano sensuali o che ci bloccano il fiato in gola. Colori che l’artista, fedele al suo bisogno di geometrie pulite e nette, declina in spazi talmente precisi da diventare quasi tarsie, superfici che nel loro dilagare improvvisamente contraddicono il senso stesso dell’architettura, facendo spuntare un piano denso e rigido dove ci aspetteremmo una distesa liquida o, viceversa, liquefacendo quello che a tutti gli effetti avrebbe dovuto essere un pavimento, inventando ringhiere senza scale o tagli fotografici che si spezzano senza una logica, lasciandoci addosso un leggero panico. Le rarissime figure – un’ombra, un paio di gambe – acuiscono quel senso di impossibilità che è tipico del pensiero onirico. Ci sentiamo come se fossimo nel pieno di un incubo, ma un incubo bellissimo, in bilico tra il sottovuoto di Edward Hopper e lo psicodramma di Gregory Crewdson, che ci terrorizza un po’, ma dal quale non vogliamo svegliarci.

Laura Giardino, autoscatto

1 – Definisciti con tre aggettivi.
Umorale, buffa, tenace.

2 – Qual è stato il momento in cui hai capito di essere artista?
Quando non ho potuto fare altro che accettare la mia ossessione come ragione di vita.

3 – Hai scelto la pittura perché…
Mi ha scelta lei, forse perché avevano messo in giro la voce che fosse morta.

4 – L’opera d’arte che avresti voluto realizzare tu.
Quella che non ho ancora realizzato io.

5 – Qual è il momento più emozionante della tua giornata?
Appena sveglia, a piedi nudi per lo studio, tazza di caffè in una mano e sigaretta nell’altra, sorrido al quadro con gli occhi piccoli ancora gonfi di sonno.

6 – L’arte è ispirazione o applicazione?
Entrambe, se applicazione è anche pensiero e dedizione.

7 – Chi eri nella tua vita precedente?
Non ricordo, ma sicuramente qualcuno mi ha dato della strega.

8 – Tre qualità che non possono mancare all’artista del Terzo Millennio.
Consapevolezza, difformità, coraggio.

9 – Il sogno che non hai ancora realizzato.
Riuscire a non preoccuparmi per la possibilità di morire di fame.

10 – La bellezza salverà il mondo?
No, salva la vita a chi si sorprende tutti i giorni riconoscendola dove non si aspettava di trovarla.

www.lauragiardino.net

Leggi anche: Archivio Pillole d’Arte da #1 a #10

Laura Giardino, est.10, 2019, tecnica mista su tela, cm 120×100. Courtesy galleria Area\B

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