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a cura di Alessandra Redaelli

Le guerriere con il rossetto di Elena Monzo rappresentano qualcosa di singolare nel panorama dell’arte contemporanea italiana. Sia nella tecnica – che unisce disegno, pittura, inserti di collage, stoffa, lustrini, riuscendo tuttavia a non cadere mai nel kitsch – sia nei soggetti: donne pesantemente truccate, ornate di accessori sgargianti, spesso in biancheria, ma mai remissive o ammiccanti e per niente aderenti agli stereotipi costruiti dall’estetica maschilista. Non sono pin-up, le ragazze di Elena Monzo, nemmeno quando indossano mutandine rosse o mostrano i seni nudi, perché nella loro gestualità e nell’espressione dei volti si legge la determinazione delle amazzoni e nelle mani grandi e nervose l’attitudine a impadronirsi del mondo. La loro durezza si riflette nell’incisività del disegno, che definisce i contorni quasi incidendoli, enfatizza i dettagli e indugia sul viso a rintracciare gli indizi della stanchezza o dell’età, rimandando al senso di una bellezza che è fatta di vita vissuta e di segni di lotta. Un’estetica che se per certi versi rimanda a Egon Schiele nella contorsione dei corpi – qui, però, sempre condita di una sorta di beffarda allegria – nella gioia decorativa sembra avvicinarsi di più a Toulouse-Lautrec e, soprattutto, a Gustav Klimt, ai suoi colori e ai suoi ori, e in particolare alle Giuditte, portatrici di una seduzione terribile. La contorsionista ghignante, la mangiatrice di fuoco vestita d’oro e issata su tacchi-scultura, la valchiria che piomba dall’alto indossando un copricapo cornuto, e con loro la donna lupa, nuda a eccezione della testa dell’animale guida che porta come cappello, o la madre che allatta il suo bambino indossando corna d’ariete (quasi un’inconsueta Madonna in Maestà), viste tutte insieme si potrebbero immaginare come le partecipanti a un sabba, una congrega di streghe tanto più seduttive e conturbanti quanto totalmente indifferenti all’oggetto della loro seduzione.

Elena Monzo, Selfie

1 – Definisciti con tre aggettivi.
Empatica, lunatica (MoonZoo), istintiva.

2 – Qual è stato il momento in cui hai capito di essere artista?
Appena ho iniziato a collegare la mente al movimento della mano.

3 – Hai scelto la pittura perché…
Perché è bidimensionale: l’idea scivola bene con i liquidi.

4 – L’opera d’arte che avresti voluto realizzare tu.
Non vorrei aver realizzato opere di altri.

5 – Qual è il momento più emozionante della tua giornata?
Yoga, risvegliare il corpo, essere consapevole del respiro.

6 – L’arte è ispirazione o applicazione?
Entrambe.

7 – Chi eri nella tua vita precedente?
Un’ape.

8 – Tre qualità che non possono mancare all’artista del Terzo Millennio.
Connessione, flessibilità, disciplina.

9 – Il sogno che non hai ancora realizzato.
Avere uno studio con giardino e vivere sul mare.

10 – La bellezza salverà il mondo?
È indispensabile.

www.elenamonzo.com

Leggi anche: Archivio Pillole d’Arte da #1 a#24

Elena Monzo, Red Hot Chili Cakes, 2019, tecnica mista su carta applicata a tela, cm 150×100, dettaglio. Foto Vincenzo Pagliuca

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