ROMA | PALAZZO MARESCALCHI BELLI | 20 GIUGNO – 30 SETTEMBRE 2022
di MARIA VITTORIA PINOTTI
Attivismo e dinamismo: sono queste le categorie dell’universo espressivo del primo progetto outdoor proposto da pianobi, spazio romano fondato dal 2021 dall’intellettuale Isabella Vitale. Un’officina turbolenta e perennemente attiva, luogo dove si studiano, riscoprono e processano, con la necessaria attenzione e calibrata lentezza emotiva i progetti legati al mondo dell’arte contemporanea. Un luogo che, in altri termini, non si esaurisce nel territorio topografico dove sorge, sperimentando anche dinamiche dell’altrove, trasformandole in occasioni tali da erodere le classiche norme di fruizione culturale. La Vitale, sospinta com’è dalla curiosità originata dalla scintilla dell’amore verso l’arte, ha ideato un inedito progetto che si schiude, come un sottobosco vivo di passioni e fertili scambi nel cuore, presso Palazzo Marescalchi Belli, proprio nel centro storico di Roma. L’originale proposta dà vita ad una mostra, intitolata ANTE OPERAM in programmazione dal 20 giugno al 30 settembre 2022, che racchiude le opere di Eleonora Cerri Pecorella, Pierre Gaignard, Luca Grechi, Lulù Nuti, Cristiana Pacchiarotti e Julien Prévieux. Una intenzione espositiva, quella in rassegna, che mantiene ben saldo il dialogo con i diversi interlocutori presenti nella città di Roma, quali lo storico laboratorio della Litografia Bulla e la struttura ricettiva extra alberghiera che ospita la mostra stessa, Fontana più Stella House, rappresentata nel contesto dall’energica Flaminia Bonifaci.
Da queste molteplici collaborazioni scaturisce una collettiva argutamente riuscita, giacché ideata con tanto entusiasmo pari all’attenzione, considerando proprio la padronanza e la preparazione con cui la Vitale ha selezionato gli artisti partecipanti. ANTE OPERAM risulta così caratterizzata da un puro movimento, sia perché lo spettatore passa alla fruizione di un’opera all’altra con un piglio energico sia perché talvolta ne diventa parte attiva. Emerge una esposizione mantenuta in vita da un pensiero, tentacolare ed al contempo avvincente, utile a creare nuove forme di narrazione utopiche fortemente legate al contesto storico e geografico che caratterizza le sale espositive non lontano dalle sponde del Tevere. Pare così che la Vitale abbia voluto riflettere su un aspetto in particolare, cosa succederebbe se lasciassimo dialogare dei timidi e geniali artisti in un cantiere edile in fase di rifinitura? Da qui prende forma una nitida visione in cui l’elemento scatenante è quello della ricerca, costantemente caratterizzata da una lieve tensione che spinge a cercare corrispondenze, non solo virtuali, tra le opere esposte.
Fra gli allestimenti più suggestivi merita cenno l’installazione che si sviluppa nell’androne centrale dello spazio, in cui sono esposte le opere di Luca Grechi e Lulù Nuti. A tal riguardo il dialogo che si avvia tra i due artisti conquista il visitatore per il suo carattere arioso e palpitante, offrendo, nel contempo, anche la rara opportunità di lasciare intendere quanto entrambi siano guidati dall’ossessiva volontà di intercettare nuovi linguaggi, in una parola di sperimentare. Elemento in comune che cifra Grechi e Nuti è quello secondo cui la loro ispirazione creativa si insinua nei muscoli, nei tendini, nei nervi rimanendo incomprensibile comprendere se tali azioni abbiano luogo prima, dopo o insieme al gesto che traccia il segno e la modellazione scultorea. Luca Grechi, infatti, presenta un intervento eseguito con pigmenti di colore applicati sulla superficie muraria assieme a delle installazioni di maschere ceramiche; la particolare scelta di intervenire direttamente sul muro, senza intermediazione alcuna, dona alla realizzazione una energia dirompente, motivata com’è dall’utilizzo della colorazione in polvere che imprime una vivacità e una vibrazione coloristica davvero unica. Seppur l’opera mostri il solo risultato finale, avvicinandosi si può percepire il lungo e febbrile lavorio creativo meditato che lascia immaginare, gustandole, le varie fasi che hanno visto impegnato l’autore. Diversamente le installazioni delle maschere ceramiche si pongono come una “costellazione percettiva”, definendo delle coordinate spaziali anomale quasi di ricerca e stimolo per lo spettatore che non sempre coglie nell’immediatezza i caratteri fisionomici talvolta irriconoscibili, poiché il Grechi non insegue la perfezione, dando invece vita e spazio alla sua ascendente sensibilità. In altre parole, tale ricerca si pone come uno sconfinamento sospeso verso un luogo naturale, lontano dai ritmi concitati delle moderne città, ma più vicini all’acqua ed al suo eterno pullulare di vita. Una indagine tiepida e sospesa che si rivela incastonata in una cronaca poetica, proprio come in un sonetto, ponendosi altresì come una sussurrata comunicazione dal carattere confessionale, da intendere alla lettera, per la sua immediatezza e sincerità.
L’installazione scultorea di Lulù Nuti è di contro eseguita con delle foglie di platano raccolte sulle rive del Tevere che ora si presentano galvanizzate e per il senso di armonia che promanano sembrerebbero una ritmica “lotta d’amore in sogno” che l’artista disputa con questi elementi naturali. Non è un caso che le aste su cui si dispongono le sculture si posizionano nei punti strutturali che richiedono di essere rafforzati, sviluppando un rapporto tutto innervato sul gioco duttilità e resistenza, fortezza ed incertezza franante che si concilia con il carattere dello stato di rudere del luogo. Il gesto estroso dell’artista, che pazientemente modella le foglie riuscendo a dare corpo allo spazio vuoto, crea una spazialità dall’autonoma espressione estetica, qualificando il lavoro come antitesi sempre equilibrata e calibrata volta comunque ad indagare con sistematicità gli antipodi della materia scultorea con risultati vigilmente regolati.
Le opere di Eleonora Cerri Pecorella e Cristiana Pacchiarotti guardano al territorio circostante del fiume Tevere ed il cielo che lo sovrasta, la Pacchiarotti presenta due installazioni, l’una in mattoni su cui sono impresse le fantasie di centrini abruzzesi spruzzati di pigmenti blu e dei libri ceramici su cui sono vergate le date di esondazione del fiume Tevere. L’interesse verso il dato storico e le tracce diventano un puro piacere, dimostrando altresì uno stretto legame tra l’idea di composizione ed il controllo dello spazio a disposizione. Le realizzazioni sono armonicamente allestite nell’area, da ciò si percepisce bene lo sforzo dell’artista volto a trasmettere il valore mnemonico e storico agli occhi di chi guarda. Utilizzando materiali scultorei dal carattere greve quali il mattone e la ceramica, la Pacchiarotti ci dimostra che la tradizione è cosa dinamica, attivatrice di processi e comunicatrice di nuovi codici e messaggi.
Da par suo Eleonora Cerri Pecorella comprova di appartenere al mondo della leggerezza proprio per il carattere aereo e lieve della sua opera. Nell’ultimo piano dello spazio sono stesi a mo’ di biancheria in attesa d’asciugatura, dei teli su cui sono impresse delle cianotipie che riproducono porzioni di cielo. Così si evince un raccolto puntuale ed iconico di una evoluzione giocata per il suo carattere coreutico, giacché i tessuti eseguono una vivace ed incontrollabile danza spinti dal vento e giocata sulla stasi provocando un movimento in un ritmico ed avvincente gioco di colori. In questo modo l’artista rivela una poeticità e sensibilità unica, che volge all’immaterialità del cielo e tutti gli agenti atmosferici che lo sfiorano nelle sue infinite metamorfosi. La Pecorella disvela così il suo essere fotografa dall’anima sperimentatrice, capace di cogliere nel principio scientifico del mezzo fotografico uno stimolo atto indagare il carattere autoriflessivo e concettuale dello stesso.
Diversamente Pierre Gaignard e Julien Prévieux sono parimenti legati all’aspetto processuale dell’opera, sia per l’attenzione rivolta alla fase di creazione sia per l’interesse verso i dati raccolti in fieri. Ciò che propone Pierre Gaignard è all’insegna della lavorazione delle materie prime raccoglibili lungo le sponde del Tevere che vengono selezionate ed accuratamente lavorate per la creazione del liquore Tenero Tevere, non tralasciando una attenta indagine dell’ecosistema del fiume. Di Gaignard va marcato il modo alquanto innovativo del suo fare volto a sfidare il classico paradigma espositivo; il processo di creazione del liquore è lento, coerentemente sviluppato in fasi eseguite nella veranda dello spazio.
Di altrettanto interesse è la complessa ricerca di Julien Prévieux, caratterizzata da una sinestesia che lega fantasmagorie aeree legate a cadute eseguite in loco, tutte attentamente documentate, da cui ne consegue una ragnatela di corrispondenze disegnative su carta. Sulla scia dell’esperienza che la Vitale ha saputo intessere in tale occasione, nasce il coinvolgimento della Litografia Bulla, qui rappresentata da Beatrice e Flaminia Bulla che hanno inteso riprodurre, con un braccio meccanico su lastre litografiche, i tratti disegnativi di Prévieux, aprendo così una insolita riflessione sul valore dell’artefatto culturale. Tutto ciò dà corpo e sostanza all’invito dello stesso Prévieux, che ci induce a seguire uno specifico canone scientifico tale da indurre l’attenzione sul rapporto macchina e creazione artistica. Proprio su tale scia trova origine l’altro progetto in mostra con l’installazione volta a riprodurre la partita a scacchi avvenuta nel 1997 tra il campione in carica e l’intelligenza meccanica Deep Blue. Anche qui il rapporto duale viene risolto nel suo aspetto più affascinante, nell’assenza di due entità di cui v’è la sola meta-configurazione. L’insieme espositivo, nella sua interezza, induce, in conclusione, una esperienza narrativa ed auto generativa per il suo carattere altero e mercuriale, sempre ondoso e sinuoso come una protratta confidenza notturna che il fiume Tevere ci sussurra per il suo carattere avvolgente ed ammaliante.
ANTE OPERAM
Eleonora Cerri Pecorella, Pierre Gaignard, Luca Grechi, Lulù Nuti, Cristiana Pacchiarotti, Julien Prévieux
progetto outdoor di pianobi
20 giugno – 30 settembre 2022
Palazzo Marescalchi Belli
Piazza del Porto di Ripetta 1, Roma