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ROMA | IILA ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE ITALO-LATINO AMERICANA | 13 APRILE – 10 GIUGNO 2023

di MARIA VITTORIA PINOTTI

Che cosa può un corpo? Questa è la domanda che Baruch Spinoza si poneva nel Seicento, sollevando la vicenda relativa alle potenzialità dell’essere umano di trasformarlo, schiudendo, altresì, la questione di come il suo manifestarsi vada oltre la nudità, essendo il suo aspetto definito e le sue dimensioni interiori infinite. Da questa insolita veduta, l’organismo umano si potrebbe considerare come un vestimento dell’anima, che, se viene sfregata lasciando andar via la pelle, rivela il manifestarsi dei soli organi, quali residua struttura corporea. Tale delicatissimo processo di svestizione, pare sia stato eseguito dall’artista Narda Zapata (La Paz, 1981), in occasione della personale presso IILA Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana di Roma, dal titolo Vuelo a morar en ignorada estrella, a cura di Antonello Tolve ed in programmazione dal 13 aprile al 10 giugno 2023. La mostra si svela una instancabile esplorazione introspettiva secondo un percorso espositivo fluido, libero, ed al contempo intimo, che sorprende il visitatore sì da stimolarlo –  per meglio comprendere lo stilema artistico –  ad una propria libertà visuale, invitandolo a salire sulla pedana posta al centro della sala.

Narda Zapata, Vuelo a morar en ignorada estrella, 2023, exhibition view, sala Amintore Fanfani dell’IILA - Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, Roma.

Narda Zapata, Vuelo a morar en ignorada estrella, 2023, exhibition view, sala Amintore Fanfani dell’IILA – Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, Roma

L’atmosfera che si crea rinvia, con nitida evidenza, ad una ricerca d’interiorità che sviluppa la fascinazione per sorprendenti accostamenti, vuoi per le eleganti strutture in metallo che sorreggono le opere vuoi per il già riferito senso di lettura che inscena un corpo realmente consistente ed esistente, considerando come ogni opera è realizzata sulle misure dei reali organi dell’artista. La Zapata, adoperando le proprie mani, disegna sé stessa, gestendo abilmente la pratica del merletto di Burano, tecnica scoperta in occasione di una residenza d’artista in Italia avvenuta nel 2012. Così fatto, il corpo umano risulta allo stesso tempo mediale e medium, dimodoché guardando le opere si può immaginare limpidamente lo spessore dei fili, che con originale valentia vengono intrecciati, sì da farci scoprire inediti attributi tattili e uditivi. Qualità quest’ultime che vengono cifrate con la diffusione di una traccia audio, chiara allusione al ritmo del battito cardiaco, riproducente, invece in particolar modo, la lenta e progressiva stesura del ricamare.

Narda Zapata, Vuelo a morar en ignorada estrella, 2023, exhibition view, sala Amintore Fanfani dell’IILA – Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, Roma

L’intervento della Zapata trova quindi vita nutrendosi dell’incontro con lo sguardo del visitatore, in un gioco fantastico che imprime di rimando forza e sussistenza ad un fisico d’artista armoniosamente lacerato e raccolto in un melodioso teatro corporeo. L’incontro che ne consegue si schiude alla vista di chi osserva con la figurazione del cuore, del fegato, dell’utero, del cervello, dell’encefalo, dei reni e dei polmoni, il tutto con una delicatezza e raffinatezza che lascia esterrefatti, per via della leggerezza dei materiali usati e del volontario abbandono al crudo realismo, con una concretezza dinamicamente fluttuante. La personale sembra, a tal proposito, voler assolvere un compito sperimentale: instaurare il confronto con l’asprezza del soggetto che viene trattato con una intima vena artistica, quasi a voler sancire una devozione privata per la propria corporalità che appena si intravede agli occhi del pubblico.

Narda Zapata, Encefalo, 2016-2017, dimensioni organiche dell’artista.

Narda Zapata, Encefalo, 2016-2017, dimensioni organiche dell’artista

Ogni opera risulta in tal modo l’esito di una artisticità incarnata, dettata da una intelaiatura di energie e gestualità lente e meditative, legate alla manipolazione dei fili in quanto custodi di memorie popolari. Eppure, in questa rarefatta e preziosa poesia visiva v’è sempre la fervida attesa di una parola che si trova efficacemente nella bella citazione di Giorgio Agamben apposta sulla pedana al centro della sala. Sintesi di un verbo che ha la forza di liberare la stella (estrella) apparentemente ignorata, come si evince dal titolo del progetto artistico. Da ciò scaturisce come la valenza intima dell’intera esposizione sembra derivare dalla scelta espressiva della tecnica del ricamo; pratica espressiva di un particolare legame con gli aspetti ancestrali della vita e costitutivi di un insieme di azioni archetipe, individuate in un’acme di saperi derivanti anche dalla cultura Andina, terra d’origine dell’artista. Da qui, sulla scia del citato interrogativo che Spinoza pone, sbocciano consequenziali, suggestive e coerenti domande: che cosa può un corpo, su quali elementi sensitivi e sensoriali si fondano le certezze dell’artista? Ed ecco che l’esito di questi risulta incerto e dubbioso, con l’unica evidenza dell’inequivocabile fragilità umana circa le convinzioni maturate e tali da aprirci ad una visione esplorativa verso la coscienza della propria corporalità.

Narda Zapata, Cuore, 2015, dimensioni organiche dell’artista

Ragionamenti che trovano evidente coerenza con il pensiero creativo della Zapata, secondo cui il fulcro dell’attenzione rimane sempre la persona chiamata a riflettersi negli organi dell’artista, cosicché qualsiasi essere umano è sempre incommensurabilmente più importante di ogni verità fisica che lo riguardi. Solo squarciando il tessuto epiteliale e giocando sul metraggio dei propri organi, si evince come l’obbiettivo sia rappresentato dal confronto dialogico che richiama l’attenzione di uno spettatore disincantato, disposto ad accogliere criticamente la realtà fisica in narrazione. Così l’estrella è situata su un sottile crinale che separa il farsi corpo attraverso la pratica del ricamo ed il tatto, da intendere non il semplice contatto con la pelle delle cose, ma la vita stessa delle cose nella mente.

Narda Zapata, Vuelo a morar en ignorada estrella, 2023, exhibition view, sala Amintore Fanfani dell’IILA - Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, Roma.

Narda Zapata, Vuelo a morar en ignorada estrella, 2023, exhibition view, sala Amintore Fanfani dell’IILA – Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, Roma

Per concludere, quella della Zapata è una mitigata testimonianza di un corpo dolcemente esploso, nelle condizioni di indurre un sentimento sospeso tra tenerezza e stupore: vincolanti sensazioni che si evincono da una delle opere più affascinanti in mostra, qual è il cuore custodito in una teca di vetro che si lascia attraversare dallo sguardo in una distesa sospensione. Chiara allusione quest’ultimo, di una straordinaria intuizione dell’artista, secondo cui osservare le opere in mostra equivale a raccoglierne i frammenti di un discorso immaginario più ampio sul proprio corpo. Così, nei vuoti e nei pieni del ricamo si cela un invito alla contemplazione corporale sì da suggerire le forme degli organi come ondeggianti apparizioni, indici di una verità intima, limpida, non decriptabile, in altri termini nitidamente reale.


Narda Zapata. Vuelo a morar en ignorada estrella

a cura di Antonello Tolve

13 aprile – 10 giugno 2023

IILA Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana
Via Giovanni Paisiello 24, Roma

Info: 0039 06 684921 
info@iila.org
http://iila.org/

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