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di Livia Savorelli

La notizia della scomparsa, lo scorso 20 agosto, di Massimiliano Galliani ha scosso tutti noi come un fulmine a ciel sereno. Accettare la fine della vita di una persona cara, con cui si è condiviso vita, lavoro, percorsi, porta subito a pensare a quali strade, quali traettorie, quali indirizzi avrebbe percorso se la malattia non avesse interrotto la sua vita a soli trentasette anni, beffardamente compiuti da pochi giorni in questo mese di agosto che lo ha portato via. Cosa sarebbe stato e non potrà essere più.
Grazie al contributo di alcune delle figure professionali, tra le più vicine a Massimiliano, vi consegniamo questi pensieri a “cuore pieno”, scritti di getto dopo aver appreso la tragica notizia della sua scomparsa. Il nostro modo di ricordare con affetto l’uomo e l’artista, unendoci in un abbraccio simbolico al dolore della sua famiglia.

Ciao Massimiliano, ci piace pensarti leggero e felice, con la tua immancabile compagna di viaggio, la matita, a disegnare e a varcare quegli spiragli di libertà, offerti a tanti dei tuoi prediletti soggetti, dove finalmente trovare tu stesso pace e serenità.

Massimiliano Galliani, disegno E matita, autoritratto, 2017, matita su carta, cm 30×42 #7

La tua voce ama spesso il silenzio, ma dentro i tuoi occhi batte forte il frastuono dell’emozione creativa: dell’arte.
Hai compreso come l’arte non necessita di troppe parole, ciò che importa è comprendere il reale, per poi potersene appropriare e trasformarlo in quella visione apparentemente silenziosa, ma che riecheggia all’infinito, rompe il limite e accede ed eccede oltre il precostituito.
Massimiliano ti voglio dire grazie per il tuo sguardo che sa guardare realmente, hai conosciuto la paura e anche per questo hai compreso l’importanza del rispetto e della compassione; grazie per avermi dato conferma che l’arte specchio della vita è arte e come l’arte sia quella cosa che rende la vita più interessante dell’arte.
(Alberto Mattia Martini, critico e docente e curatore, nel 2016, della mostra “Destrutturazioni” allo Spazio Gerra di Reggio Emilia)

Massimiliano Galliani, Attraverso #9 (autoritratto), 2018, matita su carta Fabriano, cm 100×70

Conobbi Massimiliano Galliani nel 2014, nel suo grande studio vicino Montecchio, dove aveva allestito per mostrarmelo “Le strade del tempo”, un lavoro complesso sulla relazione tra tempo dell’Arte e della Storia, e tempo della materia. Mi mostrò anche dei video prodotti da poco; si era diplomato presso la Nuova Università del Cinema e della Televisione a Roma. Ho dentro di me il ricordo indimenticabile della personalità pacata e gentile di questo artista; aveva un modo lieve di esporre pensieri profondi e una chiarezza inusuale, che riversava nel suo lavoro con rara coerenza. In quel periodo stavo preparando una mostra dedicata a Luigi Ontani, che sarebbe stata approntata nel 2015, nella casa Museo di Giorgio Morandi e nei Fienili del Campiaro a Grizzana. Cercavo un videomaker in grado di creare un video sulla vita di Ontani. La professionalità impeccabile del lavoro di Massimiliano e il suo meraviglioso carattere resero possibile la realizzazione di quel progetto. Quando iniziarono le riprese accanto a noi si muoveva silenzioso, con preziosa discrezione, un artista esente da qualunque protagonismo, in dialogo intenso con Luciano Leonotti, che lo ammirava per la capacità di ascolto e di collaborazione. E quando lo riguardo, “Il racconto di Luigi Ontani”, creato da Massimiliano Galliani, mi appare come un video magistrale frutto di un occhio infallibile e di una spiritualità empatica verso uomini e cose. “Con lieve cuore, con lievi mani/ la vita prendere, la vita lasciare…”, ha scritto Cristina Campo.
(Eleonora Frattarolo, responsabile del Gabinetto dei Disegni dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, curatore della mostra “Luigi Ontani incontra Giorgio Morandi” allestita nel 2015 presso la Casa-Studio di Giorgio Morandi a Grizzana Morandi)

L’arte era la grande consolazione di Massimiliano Galliani. Artista fino alla fine, voleva lasciare un’impronta di sé, creare opere suggestive e delicate come la sua anima. Umile e discreto, gentile e sensibile, non ha mai sottovalutato la sua malattia, affrontandola con pazienza, profondità di pensiero e di cuore, senza mutare il suo carattere mite e rispettoso. Massimiliano era un amico, l’ho conosciuto quando purtroppo il male l’aveva già colpito, dapprima ne era uscito vincitore, con le cicatrici del dolore subito; in seguito il male si era rifatto strada in maniera subdola e sottile e poi sempre più prepotente. Avevamo lavorato spesso insieme. L’avevo invitato alla collettiva “Acqua è” presso il padiglione Aquae di Expo Venice Marghera, avevo curato le sue personali “L’altra faccia delle mie mani” presso Interno 14 a Roma, “Tra le pagine” alla Libreria Bocca di Milano e da ultimo “Attraverso” alla Salamon Fine Art di Milano, con una preview alla fiera Wopart di Lugano. Con la Prearo Editore, nel 2019, abbiamo pubblicato la sua monografia, “Attraverso l’Arte”, che appare come uno splendido e doveroso ricordo per un artista dal talento versatile, che spaziava dal video alla pittura e al disegno, l’ultima sua fatica, preciso e perfetto, di grande maestria tecnica, giocato ora sui dettagli, ora sulle velature e il chiaroscuro, al di là del foglio di carta bianco. Una sua invenzione poetica a significare il desiderio di andare oltre la malattia e il dolore. Mi ha dedicato un ritratto al nero che resta prezioso nella mia collezione e avremmo dovuto incontrarci per un nuovo ritratto a grafite, che purtroppo non vedrà mai la luce.
(Vera Agosti, critico e storico dell’arte, curatore e giornalista, curatore della mostra “Attraverso”, allestita nel 2020 presso la Galleria Salamon Fine Art di Milano)

Massimiliano Galliani, Attraverso #17, 2018, matita su carta Fabriano, cm 50×70

Se Michelangelo Galliani, scultore, sia per la disciplina scelta sia per il come affronta la figurazione, ha da tempo intrapreso una sua linea operativa sganciata da certe tematiche care a suo padre, il fratello Massimiliano Galliani, tristemente scomparso alcuni giorni fa in giovanissima età, a mio avviso era, a tutti gli effetti, l’erede artistico più diretto di Omar, considerata l’estrema raffinatezza tecnica con la quale affrontava la pittura e la somma capacità espressa nel disegno. Massimiliano aveva scelto, in particolare in ambito grafico, un realismo simbolico di grande impatto rappresentativo perché era il suo modo di evadere dall’indole bonaria, calma, riflessiva, attenta, paziente, affettiva che lo viveva, inoltre lo studio assiduo dei grandi maestri dell’arte antica lo avevano a tal punto indirizzato versa la reinterpretazione, in accezione contemporanea, della tradizione che il ponte tra passato e presente, nonché la via per il futuro, in lui era fin dagli esordi tracciata, ciò è anche dimostrato dall’aver abbandonato ben presto la video arte per sprofondarsi nel segno e nella proposizione alchemica del colore. Del resto, parlando con lui, più volte mi ha detto che entrare nell’opera dei nostri maestri originari, in particolare italiani, era fondamentale al fine di poter continuare a fare pittura o a disegnare nell’oggi, così da dimostrare conoscenza della materia e proporsi in maniera oltremodo seria… e Massimiliano era ragazzo serio, molto serio, nonché rispettosissimo dell’opera, componente che poi ha sempre caratterizzato la ricerca di suo padre Omar Galliani e, appunto, dei suoi due figli. Grande ispiratrice di questa sacralità riversata in arte è stata anche Laura Intillia, moglie di Omar e madre di Michelangelo e Massimiliano, a sua volta creatrice di splendidi gioielli, la quale, come solido perno della famiglia, ha trasmesso ai suoi uomini quella sorta di intangibilità liturgica allorquando affrontavano e affrontano tela, tavola, carta, marmo, in pieno rispetto nei confronti dell’assoluto che ci sovrasta e dal quale i Galliani continuano a prendere ispirazione.
(Gian Ruggero Manzoni, poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, performer, curatore della mostra “ARTREE”, con opere di Omar Galliani, Michelangelo Galliani e Massimiliano Galliani, allestita nel 2019 presso la Galleria delle Arti di Città di Castello, Perugia)

Massimiliano Galliani, veduta della mostra allestita nella Sinagoga di Reggio Emilia, 2015

Ho conosciuto Massimiliano Galliani nel 2015, in occasione della mostra “LSDT – Le strade del tempo”. Quel primo episodio fu un contatto superficiale; ma la capacità dell’artista di rendere il progetto così pertinente ad uno spazio tanto complesso – la Sinagoga di Reggio Emilia – mi disse molto sulla capacità di Massimiliano non solo di comprendere il rapporto tra le sue opere e lo spazio, ma anche di renderle attivatori di narrazioni complesse. La stessa cosa è accaduta in occasione di “Creazione”, mostra realizzata nell’ambito di “Millennials”, il progetto che stavo curando sulla giovane arte del territorio. Parlando della sua nuova produzione – i disegni rappresentanti soprattutto animali – ci venne in mente di creare un legame speciale col museo di Reggio; da un lato con la sua celebre collezione naturalistica, dall’altro con la presenza di Antonio Ligabue, che pare venisse a ritrarre gli animali della Sala Vallisneri. Complice di questa liaison un formichiere, che unì virtualmente le sale del museo, Galliani e il grande pittore di Gualtieri. Ma la sua proposta, la “Creazione”, era anche e soprattutto una meditazione sul fare arte, sugli scenari di produzione e sui limiti che la rappresentazione inevitabilmente pone nel voler raccontare, ad un tempo, il soggetto rappresentato, il loro autore e l’atto che li unisce. Rimane, nelle collezioni dei Musei, l’opera “Le strade del tempo”. La proposta in negativo dell’icona artistica per antonomasia – la Gioconda – diventa occasione per riflettere su cosa sia effettivamente quell’oggetto, l’opera che stiamo guardando. Credo si tratti di un’eredità molto importante.
(Alessandro Gazzotti, responsabile delle collezioni artistiche Musei Civici Reggio Emilia e curatore della mostra “Creazione”, nell’ambito del progetto “Millennials”, allestita nel 2017 presso il Palazzo dei Musei di Reggio Emilia).

Massimiliano Galliani, La grande bell’Enza, 2017, oro in foglia su tela, cm 120×80, artista riflesso nel dipinto

La perdita degli affetti genera un vuoto incolmabile e momenti carichi di tristezza. Massimiliano è corso via. Ci siamo conosciuti artisticamente nel 2016 in occasione di “Nuovi Voli”, una mostra d’arte in difesa dell’ambiente, alla quale lo avevo invitato ad esporre; in quell’occasione fu un colibrì, disegnato a matita, a suscitare l’ammirazione di numerosi visitatori. Non so dove sia ora quel colibrì, ma da quel momento Massimiliano è sempre stato presente alle collettive che ho curato. Ricordo con piacere i momenti passati insieme durante gli allestimenti delle mostre: la personale “Animæ” allo spazio Crac di Castelnuovo Rangone (MO), la collettiva “Binomi” nel palazzo il faro di Spilamberto (MO), disegnato dall’architetto Lugli, e la grande mostra “Nella mete di chi guarda”, alla chiesa di San Giovanni Battista nel centro di Modena, durante il Festival Filosofia 2019. Non sono un critico né tantomeno uno storico dell’arte, ma ho individuato da subito nelle opere di Massimiliano lo stile di un artista colto e trasversale il cui lavoro va seguito da vicino; non solo per il virtuosismo e l’abilità tecnica che dimostra nei disegni a matita, ma per le invenzioni e gli artifici che impiega di frequente per rinnovare il significato di “lavoro artistico”. Una mutevolezza che si evidenzia nel passaggio dal linguaggio video al disegno, con grande uso dello spazio bianco ed abbacinante del foglio, qui assimilabile ad un teatro fotografico, fino alla pittura su tela di figure riflesse ed indefinite, che all’interno di un limitato “Droste effect”, vengono rivelate dallo stesso “nero” che ne consente la rappresentazione pittorica. Neri e Bianchi dominanti, spesso presenti nelle opere di Massimiliano come nella serie dedicata ai fiumi, dove la comparsa dell’oro in foglia sottolinea i tortuosi percorsi nella scrittura della vita e dell’ambiente, porzione di un creato armonico e pacato, a lui così caro.
(Alessandro Mescoli, curatore della mostra “Animæ”, allestita nel 2018 presso lo spazio Crac di Castelnuovo Rangone, MO)

In pochi anni Massimiliano ha setacciato molti degli infiniti sentieri dell’arte, senza mai risparmiarsi. È stato prodigo di idee, opere, esposizioni, perché non c’erano limiti a ostacolarlo. Eccetto il tempo, che è stato fin troppo avaro nei suoi riguardi.
(Alberto Zanchetta, Direttore Artistico del Museo d’arte contemporanea di Lissone e curatore della personale “LSDT – Le Strade Del Tempo”, allestita nel 2015 presso lo Spazioborgogno di Milano e presso la Sinagoga di Reggio Emilia)

Massimiliano Galliani, Le Strade Del Tempo #2, 2013, vernice e foglie di ottone su tela, cm 140×210, particolare

Massimiliano non c’è più. Si è pronti alla malattia, certo, almeno lo si pensa, ma mai a questa frase. Ti conosco da tanto tempo, abbiamo condiviso allestimenti di mostre, chiacchiere, cene, risate e riflessioni. Sei sempre entrato nelle situazioni in punta di piedi, con attenzione a non urtare nessuno, ad ascoltare e soprattutto a riflettere ed analizzare profondamente. Come facevi per quelle crepe/rughe, ridipinte in grandi formati, delle craquelures che circondano gli occhi della Gioconda e che sono diventati percorsi per conoscere meglio l’opera e, perché no, la Vita. O come facevi per quei lunghi fiumi in foglia d’oro su tela nera che riproducevi con infinita minuzia di dettagli, fra insenature e cambi di direzione. Perché a volte la Vita cambia percorso, ma sono sicura che anche questa volta tu ti sia preparato e abbia portato con te tutta la tua Arte, un foglio e una matita per continuare a conoscere. (Nadia Stefanel, responsabile dell’Archivio Omar Galliani)

Massimiliano Galliani, Le Strade Del Tempo #2, 2013, vernice e foglie di ottone su tela, cm 140×210

Massimiliano non c’è più. Le sue creature non sfuggiranno più alla matita che le ha disegnate per bucare il foglio ed andare oltre lo specchio, in un mondo fantastico in cui tutto può accadere. Nella malattia, l’arte è stata per lui una necessità, un sollievo, una via d’uscita. Sempre sorridente, sempre gentile, sempre grato. Per la sua bella famiglia, per il dono dell’arte, per ogni sguardo rivolto al suo lavoro. Massimiliano era uno di quegli artisti che si raccontano con piacere, ma non dimenticano mai di chiedere a te come va, con sincero interesse. Ha sempre apprezzato e rispettato la professionalità dei suoi colleghi, dei critici, dei galleristi, dei giornalisti con i quali ha intrattenuto lunghe conversazioni. Figlio d’arte, ha sempre riconosciuto l’importanza dei viaggi fatti con la famiglia, dei tanti musei visitati, delle letture, dei consigli. Come onorare la sua memoria? Lavorando con gioia e passione, senza mollare mai… (Chiara Serri, titolare di CSArt, ufficio stampa per diverse esposizioni di Massimiliano Galliani)

Massimiliano Galliani in studio

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