Non sei registrato? Registrati.

di GEA CASOLARO

I principali fili conduttori del mio lavoro sono la molteplicità dei punti di vista e la necessità di prendere coscienza di come i grandi avvenimenti della storia colpiscano la vita delle persone. Il primo esempio, in questo senso, è sicuramente Maybe in Sarajevo (1998): sessanta foto in cui la città bosniaca distrutta dalla guerra appare, nonostante tutto, ancora con la sua ricchezza di città multiculturale. Altri lavori, in cui il dialogo tra diversi sguardi e temi di politica, storia e attualità sono raccontati con poesia anche nella loro drammaticità, sono ad esempio Volver atrás para ir adelante (2003) sulle relazioni tra dittatura e crisi economica in Argentina, Ai caduti di oggi (2004-2008) video-installazione dedicata ai morti sul lavoro, esposta alla XV Quadriennale di Roma o Il Vivaio Eternot (2016) monumento vegetale alla lotta all’amianto per il Parco Eternot di Casale Monferrato.

Gea Casolaro, Maybe in Sarajevo, 1998-99, 60 foto stampate su alluminio, Collezione MAXXI, veduta dell’installazione al MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo Roma, 2017

Non potevo, quindi, non occuparmi dell’enorme tragedia che va avanti da decenni nel Mediterraneo e che ha trasformato il nostro mare in un’enorme fossa comune liquida per migliaia di donne, uomini e bambini che scappano dalla guerra, dalla miseria oppure, semplicemente, si imbarcano per inseguire il sogno di un futuro migliore. Già con la mia esposizione personale del 2019, presso The Gallery Apart di Roma, avevo affrontato le tematiche di razzismo, integrazione, accoglienza: la mostra Molto visibile, troppo invisibile, oltre alla videoinstallazione dall’omonimo titolo, realizzata in collaborazione con il filosofo Enrico Castelli Gattinara, presentava una serie di installazioni e i risultati di un laboratorio, intitolato Cosa è invisibile, che ho organizzato presso l’Associazione Matemù di Roma, con un gruppo di giovani immigrate/i che lì studiavano italiano.

Gea Casolaro, Il Vivaio Eternot restaurato e fiorito, aprile 2019

Un altro dei lavori presentati in quell’esposizione è Il cielo stellato e la legge morale: un telescopio, chiuso col suo tappo, puntato sul planisfero della Terra, per rappresentare la nostra incapacità di vedere cosa stiamo facendo al pianeta che ci ospita, e a tutti i suoi abitanti.

Il cielo stellato e la legge morale, 2019, mappa fisica del mondo, telescopio, ph. Giorgio Benni

È stata quindi una naturale continuazione mettere il Mediterraneo al centro del mio nuovo lavoro. Ho scritto il progetto di Mare Magnum Nostrum dopo un grande naufragio alla fine del 2013 e oggi il lavoro è in fase di realizzazione grazie al sostegno dell’ottava edizione dell’Italian Council, della Direzione regionale dei Musei dell’Emilia Romagna e del Museo nazionale di Ravenna nella cui collezione entrerà il prossimo settembre.

Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, sito web

L’opera, a cura di Leonardo Regano, è composta da un sito internet e da un’installazione tridimensionale ambientale, il cui intento è mostrare simultaneamente la grande varietà di esistenze, passate e presenti, che si affacciano sul Mediterraneo: vacanze, guerre, pesca, industrie, sport, pulizia delle spiagge e salvataggi in mare. Mare Magnum Nostrum è un grande archivio fotografico collettivo della vita sul nostro mare in comune, a cui chiunque può partecipare caricando le proprie foto sul sito www.maremagnumnostrum.art.

Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, 2020-2021, realizzato grazie al sostegno di Italian Council, 2020, Immagine © Žaklina Antonijević Vis 2020

L’installazione ambientale, realizzata una prima volta a Spalato nella torre sud-est del Palazzo di Diocleziano in collaborazione con l’associazione culturale HULU Split e il contributo fotografico del Fotoklub Split, sarà ricostruita il prossimo settembre al Museo nazionale di Ravenna: si tratta di una stanza sulle cui pareti è dipinto a 360 gradi il bacino del Mediterraneo: il pavimento in blu e le terre emerse in bianco, senza linee di confine. Chi verrà a visitare la mostra potrà creare di volta in volta una propria visione del Mediterraneo, applicando sulle pareti dell’installazione le foto stampate dal sito internet, presenti in delle scatole all’interno della stessa.

Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, 2020-2021, Realizzato grazie al sostegno di Italian Council 2020. Immagine © Terasia Panagrosso, Istanbul porto, 2012

L’idea è quella di mostrare la grande varietà di punti di vista e di realtà che abitano il nostro mare, e di come il Mediterraneo debba avere l’attenzione e il rispetto che si dedicano a un patrimonio comune, anziché essere una frontiera in cui ogni giorno decine di persone in fuga si inabissano con i loro sogni.

Gea Casolaro, foto di Massimo Piersanti

Gea Casolaro è nata a Roma nel 1965, vive e lavora tra Parigi e Roma.
Da oltre venticinque anni Gea Casolaro indaga, attraverso la fotografia, il video, l’installazione e la scrittura, il nostro rapporto con le immagini, l’attualità, la società, la storia, per ampliare la nostra capacità di analisi e di conoscenza della realtà attraverso i punti di vista altrui. Dal 2009 dopo la residenza presso la Cité Internationale des Arts di Parigi dove ha lavorato al suo progetto
Still here sul rapporto tra fotografia, cinema e vita quotidiana, vive tra Roma e Parigi. Nel 2016 è stata l’artista vincitrice del bando del Comune di Casale Monferrato per la realizzazione di un monumento di arte pubblica per il “Parco Eternot”. Nel 2020 ha vinto il bando Italian Council del Mibact (ora Mic, ndr) per il suo progetto Mare Magnum Nostrum destinato al Museo nazionale di Ravenna. Il suo lavoro è rappresentato da The Gallery Apart di Roma.

 

Leggi qui i contributi delle artiste invitate in Open Dialogue: www.espoarte.net/tag/open-dialogue/

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •