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VENEZIA | MARIGNANA ARTE | FINO AL 6 MARZO 2021

Una riflessione a più voci a cura di Livia Savorelli

Oltrenatura è un progetto a cura di Davide Sarchioni, in corso fino al 6 marzo da Marignana Arte a Venezia, che riunisce quattro artisti – Giuseppe Adamo, Yojiro Imasaka, Silvia Infranco e Quayola – per una riflessione ad ampio spettro che, a partire dalla natura, da sempre fonte ispirativa per artisti e letterati di ogni epoca, ne indaga la dimensione mutevole e trasformativa, la stessa declinata in molteplici forme e con differenti media dagli artisti in mostra.
Avviamo con il curatore e i protagonisti di questo progetto, un dialogo volto ad entrare nel merito delle rispettive ricerche in relazione a questa quanto mai attuale riflessione.

Oltrenatura, installation view, room 2-3. Courtesy: Marignana Arte e gli artisti. PH: Silvia Longhi

Stiamo assistendo ad una trasformazione costante della realtà come l’abbiamo sempre conosciuta, percezione ulteriormente amplificata da tutte le incombenti urgenze che la nostra contemporaneità ci impone di affrontare. Che tipo di riflessioni hai voluto stimolare a partire da Oltrenatura?
Davide Sarchioni: Oltrenatura, puntualizza già dal titolo i termini attorno ai quali è stato concepito il progetto espostivo: “natura”, come soggetto o immagine a cui sono legate le opere, e “oltre”, riferito al fatto che la natura non costituisce di per sé l’oggetto dell’indagine artistica, piuttosto il prestesto o il punto di partenza per approdare a qualcos’altro e da cui scaturiscono nuove riflessioni e significati. Per questo, i lavori dei quattro artisti esposti instillano lo stimolo all’interpretazione e alla ricerca ulteriore, invitando l’osservatore alla percezione di ciò che va al di là della natura evocata, immaginata o ripensata, ma che tuttavia si esprime proprio attraverso la natura stessa e il suo continuo divenire, diventando il paradigma della nuova dimensione culturale che si è delineata in seguito alla rivoluzione digitale e alla velocità delle trasformazioni e dei cambiamenti economici e sociali, alle emergenze climatiche e ambientali e, in ultimo, alla pandemia ancora in corso. Con la consapevolezza della qualità, dell’esemplarità e del rigore delle singole ricerche condotte in diversi ambiti dagli artisti coinvolti, da cui emerge l’idea di una natura cristallizzata, trasformata, manipolata o appositamente ricreata, questa mostra vuole anche indagare le dinamiche e i peculiari processi creativi da cui ogni lavoro è stato originato e che risultano connaturati al senso profondo di ogni opera.

Oltrenatura, installation view room 1. Courtesy: Marignana Arte e gli artisti. PH: Silvia Longhi

Come dialogano i vostri lavori con la riflessione posta in essere dal curatore Davide Sarchioni e come declinate, nella vostra ricerca, le istanze implicitamente contenute nel concept di Oltrenatura?
Giuseppe Adamo: Uno degli aspetti principali del mio lavoro sta nella ricerca delle relazioni tra fenomeni naturali e processo pittorico. Ho iniziato a focalizzare la mia attenzione su questo tipo di ricerca sperimentando metodi e soluzioni tecniche che potessero aiutarmi a risolvere le varie parti di una serie di piccoli dipinti incentrati sul tema del paesaggio. Lavorando a quei dipinti, ho capito che in realtà ciò che mi interessava era osservare come la materia pittorica si comportasse in relazione al supporto, alle condizioni atmosferiche, alla forza di gravità e ai vari fenomeni che governano la materia e come l’azione di tali fenomeni potesse dirottare il mio immaginario su territori situati al di fuori delle mie dirette intenzioni, rendendomi allo stesso tempo artefice e spettatore dell’atto pittorico. Ricerco un certo tipo di ambiguità dell’immagine, un’incertezza nella percezione, raffigurando spazi indefiniti che possono rimandare alle rappresentazioni topografiche delle superfici di un pianeta, a frammenti architettonici consumati dagli agenti atmosferici o alle elaborazioni digitali generate da un algoritmo. Tutto ciò ha comunque una radice profondamente personale. Vedo infatti questi lavori quasi come una serie di impronte dei miei stati psichici.

Giuseppe Adamo, Senza Titolo, 2020, detail, acrylic on canvas, 137×100 cm

Yojiro Imasaka: Per prima cosa, sto fotografando la natura/il paesaggio come un paesaggio post-umano. Questa idea è profondamente collegata alla mia esperienza d’infanzia. Sono nato e cresciuto a Hiroshima, in Giappone. Ho vissuto con uno dei simboli più storici della follia umana, l’Atomic Bomb Dome. Dopo la seconda guerra mondiale, la gente ha deciso di preservare l’edificio come simbolo di pace, per ricordare a tutte le persone quanto sia terribile la guerra, quanto sia degna la pace. Tuttavia, non sembra affatto un simbolo o un memoriale della pace. Piuttosto, mi ricorda solo le visioni future di una sorta di paesaggio post-umano. Mi fa venire la paura della morte e l’unico modo in cui posso convivere con questa paura è visualizzare e capire come potrebbe essere il futuro scattando fotografie. Quindi, per capire/sapere come potrebbe essere il futuro, ho deciso di fotografare paesaggi naturali, in particolare le aree dove le cosiddette “old-growth forests” (foreste vergini) hanno raggiunto un’età molto avanzata senza essere disturbate in modo significativo dagli esseri umani. Perché? Perché la storia si ripete. L’umanità e la nostra esistenza rappresentano un momento così breve nella storia naturale: era qui molto prima di noi e sarà qui molto dopo di noi. Quindi, spero che le persone vedano i miei lavori e si chiedano se queste fotografie che stanno guardando ora appartengano al passato, al presente o al futuro.

Silvia Infranco, Melia, 2020, pigments, oxides bitumen, wax, clay, iron, diam 20 cm

Silvia Infranco: Tengo molto a questo progetto perché può offrire uno sguardo, una riflessione su dei concetti che sento particolarmente interessanti rispetto alla mia ricerca. Ad esempio la riflessione sul concetto di “alterità”, intesa come frutto di un processo metamorfico e di manipolazione su una determinata natura, su un determinato stato che però continua a restituire la sua “matrice” sotto prospettive diverse e che ha costituito l’incipit di questo mutamento. Si tratta di andare oltre rispetto ad una natura o a uno stato iniziale delle cose, seguendo un movimento, un affioramento continuo, un brulichio che riscontro nelle mie opere come un flusso energetico e vitale. Altra cosa su cui desidero soffermarmi è il concetto di “particolare” che spesso costituisce un punto di partenza per avviare un processo di trasformazione e che mira a destrutturare il particolare, spanandolo, perdendone la definizione, diventando l’inizio di una mutazione che porta alla creazione di una nuova impronta visiva. Infine, in questa mostra, tutti i lavori richiamano o si collegano al concetto di “vegetale” o di “vegetazione”. Nel mio caso, oltre alle immagini, il riferimento sta anche negli elementi o nei materiali naturali che impiego, ma la cosa che trovo interessante è la derivazione etimologica della parola vegetazione, dove “vegetatio” significa movimento e testimonia l’idea del dinamismo e della trasformazione percepita in maniera differente tra i vari lavori degli artisti presentati.

Quayola, Jardin #O1-2__A(10132), detail, 2020, inkjet on cotton paper, 75x 124,5 cm. Courtesy: Marignana Arte e Quayola

Quayola: Sono interessato a indagare la tradizione estetica e visiva per scoprire nuovi linguaggi. Se penso alle Avanguardie Storiche, lo studio della natura o del paesaggio è stato utile a scoprire qualcos’altro: Kandinsky e Mondrian approdarono all’astrazione formulando una sintesi della natura, così come fu per Monet con le Ninfee, ad esempio. Nel mio lavoro sono tornato al passato, ad osservare il paesaggio naturale, ma con gli strumenti di oggi. Rendo manifesta una modalità di osservazione che si distacca dalla percezione umana, attraverso sistemi e metodologie completamente diversi che generano dati e nuove analisi, evidenziando un aspetto collaborativo con la macchina. La mia ricerca si muove su una linea di confine che sollecita riflessioni basate sulle possibili relazioni tra uomo e tecnologia e su come questa simbiosi ormai inevitabile, che ha cambiato il nostro modo di essere e di osservare le cose, ponga nuovi interrogativi. I Jardins d’Été sono un riferimento a Monet, a livello tematico. In Francia, nei giardini del castello di Chaumont-sur-loire, ho studiato le modalità di lavoro di un impressionista, ma non ho rifatto Monet. Ho creato un set cinematografico per filmare le piante e catturare le immagini attraverso un software che, sviluppando delle analisi, ha restituito l’idea della pittura. Così, parlando delle opere in mostra, non è corretto dire che si tratta della stampa dei frames di un video. Per me sono dipinti, anzi, “dipinti computazionali”, potrei chiamarli così.

Oltrenatura, installation view room 3. Courtesy: Marignana Arte e gli artisti. PH: Silvia Longhi

OLTRENATURA
Giuseppe Adamo, Yojiro Imasaka, Silvia Infranco, Quayola

a cura di Davide Sarchioni

Fino al 6 marzo 2021

Marignana Arte
Dorsoduro 141, Venezia

Info: +39 0415227360
info@marignanaarte.it
www.marignanaarte.it

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