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MILANO | Officine dell’Immagine | Dal 26 ottobre 2017

Intervista a MARCO MASSARO di Matteo Galbiati

Con l’apertura della mostra mounir fatmi. Transition State la galleria Officine dell’Immagine ha inaugurato, lo scorso ottobre, anche la sua nuova sede che, poco distante dalla precedente di via Vannucci, accoglie il suo vasto pubblico negli ampi e versatili spazi di via Vittadini.
In occasione di questo importante traguardo, che permette a Officine dell’Immagine di ampliare e potenziare la propria intensa, colta e coerente attività espositiva e culturale, abbiamo posto a Marco Massaro, direttore della galleria, alcune domande sul cambio di location e sullo sviluppo della futura programmazione:

Mounir Fatmi. Transition State, veduta dell'opening, Officine dell'Immagine, Milano Foto Elena Radice

Mounir Fatmi. Transition State, veduta dell’opening, Officine dell’Immagine, Milano Foto Elena Radice

Finalmente entrate a “regime” nella nuova sede: cosa rappresenta per voi questo nuovo traguardo?
Più che un traguardo, il trasferimento in via Carlo Vittadini è un punto di svolta per puntare ad una maggiore internazionalizzazione della galleria e dei nostri artisti. Inaugurare la nuova sede con una personale di mounir fatmi, una delle figure più importanti della scena artistica africana, è un motivo di orgoglio e stimolo ad affinare sempre di più la qualità della nostra proposta.

Perché avete scelto di lasciare un luogo in cui avete saputo trovare e dare identità al vostro lavoro, attraverso progetti forti e con autori importanti, sfruttando la specificità di un luogo e dei suoi due ambienti (l’ampio piano terra e il suggestivo seminterrato)?
In 7 anni abbiamo avuto modo di affezionarci alle pareti di via Vannucci che, tuttavia, offrivano diversi “disturbi architettonici” (archi, colonne). Inoltre, il seminterrato era senz’altro suggestivo ed originale, con il suo soffitto con mattoni a vista, ma la sua altezza impediva di sfruttare appieno le pareti.

Mounir Fatmi. Transition State, veduta della mostra, Officine dell'Immagine, Milano Foto Elena Radice

Mounir Fatmi. Transition State, veduta della mostra, Officine dell’Immagine, Milano Foto Elena Radice

Come si rafforza in questa nuova sede l’originalità della vostra esperienza espositiva?
Abbiamo cercato di plasmare lo spazio nuovo secondo le nostre esigenze e di conseguenza non dobbiamo più “adattare” la mostra alla galleria, ma viceversa.
Inoltre, paradossalmente, il fatto di aver perso le vetrine sulla strada ci impone di puntare maggiormente sull’aspetto allestitivo delle nostre proposte, che negli anni sono diventate sempre più essenziali e pulite. Ne è riprova il fatto che per la mostra di mounir fatmi abbiamo deciso di esporre meno di una decina di lavori.

Che caratteristiche ha questo luogo, cosa di meglio offre rispetto al precedente?
Il nuovo spazio è strutturato con un ampio open-space più un altro locale, una saletta video, un ufficio ed un magazzino (che non avevamo in precedenza). Inoltre, aspetto fondamentale, la situazione esterna dei parcheggi è decisamente migliorata rispetto a prima.

Mounir Fatmi. Transition State, performance, Officine dell'Immagine, Milano Foto Elena Radice

Mounir Fatmi. Transition State, performance, Officine dell’Immagine, Milano Foto Elena Radice

Come pensate di sfruttarle per i vostri progetti? Come può influire la nuova sede sulle scelte espositive degli artisti, stimolati a sperimentare interventi site-specific che son sempre stati il tratto ulteriormente significativo delle vostre proposte?
Letteralmente diamo in mano le chiavi della Galleria agli artisti, che quindi possono gestire come meglio credono gli spazi (come, ad esempio, hanno fatto in passato Tamara Ferioli o Elisa Bertaglia).
I nuovi spazi sono più neutri, quindi sarà una sfida maggiore personalizzarli.
La cosa importante è che le installazioni, le performance, etc… siano sempre funzionali al progetto della mostra e non fini a se stesse.

Che riscontri avete avuto dai vostri artisti, dai collezionisti e dal pubblico che vi segue con tanta passione e ammirazione?
Abbiamo ricevuto parecchi complimenti da artisti e visitatori e soprattutto visto molte facce nuove, probabilmente incuriosite dalla nuova location.

Nostalgie? Rimpianti? Cambiereste o migliorereste qualcosa con il senno del poi?
In tutta sincerità non credo cambieremmo nulla. Abbiamo senz’altro commesso svariati errori che, tuttavia, ci hanno permesso di crescere nella speranza di non commetterli nuovamente.
Nel mondo dell’arte l’esperienza, affiancata da una sana dose di follia (che fortunatamente non ci manca), è fondamentale.

Mounir Fatmi. Transition State, veduta della mostra, Officine dell'Immagine, Milano Foto Elena Radice

Mounir Fatmi. Transition State, veduta della mostra, Officine dell’Immagine, Milano Foto Elena Radice

Quali saranno i programmi per il nuovo anno che sta per cominciare? Puoi farci qualche anticipazione? Che impegni vi attendono?
Per il 2018 abbiamo in programma 5 mostre in galleria, partendo a febbraio con la nuova personale dell’iraniana Gohar Dashti, che presenterà i suoi nuovi lavori. Infine, come sempre, avremo un intenso calendario fieristico che ci porterà in giro per il mondo (Cape Town, Marrakech, Dubai, New York, Londra…).

Mostra in corso:

Mounir Fatmi. Transition State
a cura di Silvia Cirelli
catalogo Vanillaedizioni

26 ottobre 2017 – 7 gennaio 2018

Officine dell’Immagine
Via Carlo Vittadini 11, Milano

Orari: da martedì a sabato 11.00-19.00; altri orari, lunedì e giorni festivi su appuntamento

Info: +39 02 91638758
www.officinedellimmagine.com

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