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MILANO | NEMO Lighting

Intervista a FEDERICO PALAZZARI di Matteo Galbiati

Nell’headquarter di NEMO, azienda italiana tra le leader nel settore dell’illuminazione, da quella tecnica, professionale fino alla contract, abbiamo avuto una lunga, amichevole e appassiona – non sarebbe potuta essere diversamente per due amanti dell’arte e del design – conversazione con Federico Palazzari, CEO dell’azienda, che ci ha introdotti non solo alle diverse tipologie di prodotti e caratteristiche tecnico-funzionali, prototipi e progetti futuri, ma ci ha testimoniato anche la sua passione per l’arte.
Nelle stanze di un palazzo storico nel cuore del quartiere di Brera che accoglie la sede aziendale, del resto, fanno bella mostra di sé un ragguardevole numero di capolavori che riassumono ecletticamente un percorso storico che va dal Rinascimento fino al contemporaneo. Alle pareti, quindi, coabitano, in un dialogo stretto e piacevolmente variegato, insieme differente di immagini frutto di scelte guidate unicamente dalla passione e dall’istintivo: l’arte qui è di casa e vive un rapporto necessitante, dichiarativo con i prodotti di NEMO.
La sua presenza è anche dimostrazione diretta “sul campo” della qualità e della versatilità degli “strumenti di illuminazione” che NEMO ha nel suo catalogo. Le “luci” sono parte integrante di un processo estetico di raffinata bellezza che fonda e sposa opera e prodotto di design che, di fatto, ha il compito di esaltarne le virtù illuminandola nel migliore dei modi possibili. I prodotti sono “accesi” e si “vedono” mentre svolgono il difficile compito di illuminare un’opera d’arte, compito davvero arduo perché sia efficace, e concedono all’acquirente la verifica diretta della loro qualità.
Nomi eccellenti e talenti emergenti traducono le loro idee nelle forme di prodotti che scrivono la storia del brand, sono esempio dell’eccellenza dell’attualità della sua ricerca tecnologica e ne consolidano il valore nel tempo senza tradirne mai il prestigio. NEMO è un’azienda solida, attiva e propositiva che guarda sempre avanti conscia di un passato ormai consolidato e capace, in tempi difficili come i nostri, di investire sul proprio futuro e di ampliare il suo spettro d’azione.
Conosciamo Federico Palazzari e seguiamolo nella scoperta di questa eccellenza del Made in Italy:

Federico Palazzari

Ci riassumi brevemente la storia di NEMO, iniziata con Franco Cassina nel 1993?
NEMO viene fondata in un periodo di boom per il design italiano, nel 1993, da un’idea di Franco Cassina, allora proprietario della Cassina s.p.a.. Nemo assorbe subito il DNA di Cassina e diventa un attore di riferimento nel campo dell’illuminazione, proponendo un design innovativo e d’avanguardia. Nel 1997 NEMO acquisisce la Italiana Luce (PAF Studio) ereditando così la produzione di diversi classici come la lampada Dove, di Mario Barbaglia e Marco Colombo. Continuando il suo percorso di crescita, nel 1999, tramite l’acquisizione della Meltemi, si affaccia al contract con lampade semplici e lineari in vetro soffiato per il settore alberghiero. Nel 2006, insieme a Cassina, NEMO viene acquisita da Poltrona Frau, di proprietà del Gruppo Charme di Luca Cordero di Montezemolo. Per l’azienda inizia una fase di ulteriore espansione nei mercati internazionali, grazie a significativi investimenti nella sperimentazione di nuovi materiali e tecnologie innovative. È del 2012 l’acquisizione da parte della Omikron Design di Federico Palazzari, che si fonderà successivamente con la NEMO, dando origine ad un gruppo che oggi conta quasi 100 collaboratori, inclusa la filiale francese e quella americana.

Nel 2012, quindi, l’azienda passa nelle tue mani, che orientamento hai deciso di delineare? Che collaborazioni erano già avviate, che patrimonio hai trovato?
Oggi più che mai NEMO vuole essere fonte di ispirazione per chi, nel settore dell’illuminazione, è alla ricerca di forme pure in continuità con una tradizione che viene da lontano. Siamo partiti da questo concetto scegliendo di editare per la prima volta in serie alcuni pezzi straordinari del XX secolo realizzati sino a quel momento esclusivamente per i progetti per i quali erano stati concepiti. Un percorso ricco di stimoli che continua ancora oggi grazie alle collaborazioni con la Fondazione Le Corbusier, gli archivi Charlotte Perriand e le Fondazioni di Franco Albini e Vico Magistretti.

‘Un Percorso di Luce nell’Arte’, NEMO Lighting, Showroom BORGONUOVO19, Milano Foto Marcello Perego – Milkit Film (SHARP FRAME e SHARP ZOOM by NEMO Studio)

In produzione avete grandi maestri storici e giovani designer emergenti. Come nasce la collaborazione con ciascuno di loro? Come vengono scelti, cosa propongono?
La nostra collezione di Grandi Maestri nasce attraverso una serie di relazioni consolidate nel tempo, di grande fiducia e attenzione allo spirito delle collezioni, lavorando a stretto contatto con le Fondazioni e gli Archivi. La regola per le nuove collaborazioni è che, francamente, non esiste nessuna regola. Metaforicamente, forse, è tutto molto più simile a una storia d’amore che può nascere per coincidenza, per ricerca e che speri sempre possa durare a lungo. Ogni progetto e ogni relazione hanno un loro percorso che, a volte, può diventare un’amicizia, alte volte l’opposto. Ci sono anche fasi dolorose e conflittuali, come in tutte le storie d’amore che si rispettino.

Quali sono i passaggi che definiscono l’ideazione progettuale, lo sviluppo e la messa in produzione di un nuovo prodotto? Come si rispettano esigenze creative, aspetti tecnici e lo stile lineare che caratterizza la produzione di NEMO?
Lavoriamo per progetti che, normalmente, rimangono in catalogo anni. L’obiettivo di NEMO è un confronto costante con una ricerca contemporanea che esplori una parte non ancora conosciuta del mondo dell’illuminazione.
Il nostro mestiere, nella creazione di un prodotto, è molto simile a quello dell’agricoltore. È un percorso lungo, diluito nel tempo, dove, tra la semina e la raccolta, può accadere l’imponderabile: pioggia, siccità… che nel nostro mestiere equivale a cambiamenti tecnologici, reazioni inaspettate di materiali e di finiture, perdita di entusiasmo. Si tratta di un percorso lungo, dove l’intuizione e la creatività rappresentano solo l’inizio del percorso. Il resto è un quotidiano eccitante ma, soprattutto, organizzato e diligente.
Oggi NEMO – secondo una recente definizione di Le Monde – rappresenta il vero outsider dell’illuminazione di design di tradizione italiana. Accanto ad un successo indiscusso di molte collezioni ed all’aver scoperto dei veri fuoriclasse dell’illuminotecnica come Bernard Osann e Arhiro Miyake, si aggiunge anche la capacità di esprimere numeri e tassi di crescita solidi. Crediamo e perseguiamo anche una certa estetica del conto economico. Siamo aziende che investono molto nella creazione delle collezioni, nella formazione delle persone e nella comunicazione. Questo impegno deve trovare riscontro nei risultati. 

ZIRKOL – O by NEMO Studio

NEMO è uno dei marchi di maggior prestigio nel campo dell’illuminazione, rispetto alla concorrenza, in cosa si distingue la vostra azienda?
All’inizio della sua storia, NEMO è stata un punto di riferimento nel design della luce italiana. Una di quelle belle, piccole e dinamiche aziende che brillano anche un po’ di luce riflessa dalle stelle degli anni ’90 (Artemide, Flos, FontanaArte, Luceplan).
La rivoluzione LED, i cambiamenti generazionali e societari, il percorso progettuale e di crescita di NEMO, insieme all’evoluzione di nuovi mercati, oggi hanno un po’ modificato la disposizione delle stelle nel firmamento.
L’azienda, negli ultimi quindici anni, diventando indipendente e non più legata al mondo del mobile, ha preso coscienza del grande valore, soprattutto di risorse umane e ha iniziato a lavorare a dei percorsi di innovazione da un lato ma ha anche sicuramente introdotto paradigmi gestionali e commerciali innovativi.
Rapidi, ma senza fretta, ed orientati alla ricerca seguendo sempre l’inossidabile binomio di forma e funzione. Oltre ad una cultura umanistica di base che comunque mette sempre la persona, sia esso collaboratore o cliente come centro di interesse primario.

Parlando di aspetti tecnici, l’introduzione del LED nell’illuminazione su larga scala ha costituito una rivoluzione decisiva: come ha influito questa innovazione (che poi sappiamo non essere una novità recente) rispetto alla possibilità progettuali? Ci sono state delle “rivoluzioni”?
L’ingresso prepotente e inaspettato del LED nel mondo dell’illuminazione ha rapidamente modificato la cultura del progetto che, di fatto, era rimasta immutata dagli anni ’40, lavorando sulle sorgenti che siamo stati abituati a conoscere nei decenni.
Il LED ha permesso una libertà progettuale praticamente infinita, consentendo di interpretare tutti gli elementi del nostro spazio: terra, parete, soffitto, angolo, incasso, soprattutto contribuendo a un enorme sviluppo della progettazione illuminotecnica.

Lighting project, Sala dell’Alcova, Palazzo Chiablese, Torino (FLEX CEILING by NEMO Studio)

Momento importante è stata l’acquisizione, lo scorso anno, di Ilti Luce, storica azienda di Torino impegnata sul fronte dell’illuminotecnica, questa diventa NEMO Studio con il quale portate avanti i grandi progetti pubblici, museale, retail e outdoor all’insegna della continuità operativa. Cito l’importante appalto per il Rijksmuseum di Amsterdam, per il quale state provvedendo a ridefinire l’intero impianto luce del museo. Cosa rappresenta inglobare nel vostro marchio la conoscenza acquisita da questa azienda?
Ilti Luce è sempre stata un importante laboratorio italiano per lo sviluppo di soluzioni innovative su progetti di grande prestigio. Basti ricordare il grande progetto di fibra ottica per il Museo Egizio di Torino.
Per NEMO vuole dire entrare in contatto con una “squadra corse” testata da Philips, da cui è stata controllata per oltre dieci anni, abituata a lavorare su progetti di grandissima visibilità, con committenze sofisticate.
Il patrimonio di risorse umane di Ilti è il vero asset di quest’azienda attraverso la quale, siamo sicuri, potranno ulteriormente essere di supporto alla nostra rete commerciale e alla nostra progettazione.

Abbiamo parlato di musei, arte e cultura, tu sei un grande appassionato d’arte e un collezionista di tutto rispetto. Da dove viene questa tua passione? Che importanza ha avuto il contesto familiare nella tua formazione e nel tuo “gusto”?
Vengo da una famiglia anche di antiquari. I valori di armonia e proporzione sono sempre stati presenti in casa. E mi è stata insegnata la capacità di attribuire un valore economico agli oggetti, soprattutto quando erano delle scoperte, piccole o grandi che fossero. E negli anni ho capito che l’arte la puoi osservare, la puoi intuire, te la possono spiegare, ma per comprenderla davvero la devi studiare, altrimenti fai del bricolage, che può anche essere di livello, ma sempre bricolage rimane.  

Lighting project, mostra “Gianfranco Ferrè. Gioielli e Ornamenti”, Palazzo Madama, Torino (MINIFLUX TRANSPARENT e SHARP ZOOM by NEMO Studio)

Il tuo amore per l’arte antica, moderna e contemporanea come ha influito, invece, rispetto al tuo lavoro all’interno di NEMO?
Mi auguro che non abbia influito tanto, perché a volte acquisto degli oggetti o dei quadri e dopo un mese mi accorgo di quanto siano terribili ed inutili… Valuto molto la qualità del disegno a mano dei designer e degli architetti. Disegnare bene per un designer è come scrivere bene per uno scrittore e, soprattutto con le moderne tecnologie di renderizzazione, troppo spesso lo dimentichiamo.

Nel tuo ufficio e nella sede di rappresentanza milanese l’arte è protagonista e si lega ai vostri prodotti: tutto qui ha una dimensione quasi “domestica”, cosa che rende immediatamente apprezzabile il valore (e il cuore) dei vostri prodotti…
È un esercizio per metterci subito alla prova con dei casi concreti. Dei bei lavori da illuminare sono sempre una sfida e troppo spesso ci accorgiamo che belle ed importanti opere sono davvero mal illuminate. Che peccato, anche quello è un tema di cultura.

Trovo interessante la tua idea di offrire la stessa luce di qualità museale in un formato adatto al privato (che magari è collezionista) il quale può apprezzare le opere al meglio del potenziale luminoso. Quali prodotti specifici avete e state sviluppando?
PLINT di Massimo Colagrande. Lo abbiamo inteso come un oggetto puro e solido che, rimanendo citazione effettiva di un elemento chiave dell’architettura contemporanea, si inserisce nello spazio con la sua fisicità concreta. Come oggetto, poi, ha una posizionabilità veramente versatile e libera.

‘Un Percorso di Luce nell’Arte’, NEMO Lighting, Showroom BORGONUOVO19, Milano Foto Marcello Perego – Milkit Film (PLINT by Massimo Colagrande)

Mi colpisce molto quando mi dici che voi, come gli artisti, lavorate per gli occhi delle persone (la vista è al centro di tutto)…
Sì, l’occhio è il nostro primo vero cliente. E ci sono tanti occhi. Quelli attenti, quelli abituati e quelli anche un po’ superficiali e devi cercare di gestire il tuo messaggio in modo che – in maniera differente – colpisca tutti facendo in modo che il messaggio stesso passi al cervello che alla fine dice “che bello!” 

Che collaborazioni state aprendo? Quali sono le prossime novità?
Per quanto riguarda la Collezione Master stiamo lavorando al nuovo prodotto di Charlotte Perriand, che lanceremo in autunno insieme a una collezione di Charles Kalpakian e Bernhard Osann.
Nell’ultimo anno abbiamo fatto un grande lavoro di diligenza interna per cercare di presentare ogni mese un nuovo prodotto, in mancanza dei vari appuntamenti fisici come le fiere, che rappresentano sempre una sorta di fischio di inizio del campionato è stato necessario dare un ritmo al nostro lavoro.
Siamo in un momento di grande apertura verso i nuovi progettisti.
Così come per le collezioni, anche per i nostri partner siamo costantemente alla ricerca di talenti che, spesso, non si sono ancora espressi.
Il nostro mestiere è quello di interpretare e intravedere le capacità delle persone.
Ci stiamo muovendo molto nel mondo francese e tedesco, con grandi progettisti pieni di talento, come Guillaume Bloget e altri che sveleremo durante il 2021-2022. 

Progetti per l’imminente futuro?
Vediamo davanti a noi sempre molti futuri e spesso mi trovo a riflettere su cosa sarà il nostro Gruppo tra dieci anni. Cominciare a pensarci per tempo ti dà la possibilità di accompagnare anche le persone di NEMO verso dei percorsi più precisi e mirati.
Nell’immediato, abbiamo presentato il primo catalogo NEMO Studio by Ilti Luce, che rappresenta la prima sintesi del lavoro che andremo a fare nei prossimi anni, mentre in autunno è prevista l’apertura del nuovo flagship store di Roma.
Lo sviluppo dei prodotti sarà poi il vento che gonfierà le nostre vele.

Info: www.nemolighting.com

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