Arte italiana del terzo millennio | MIMESIS EDIZIONI
Intervista a FULVIO CHIMENTO di Matteo Galbiati
Il volume realizzato dal curatore e critico Fulvio Chimento si presenta come una raccolta di dialoghi, in totale 37, tra l’autore e diversi protagonisti del mondo dell’arte italiana di oggi: artisti, curatori, critici, docenti universitari, galleristi, direttori di museo e di riviste d’arte. Il libro fornisce uno spaccato sul presente e il futuro della nostra nazione: uno “spazio culturale aperto”, che accoglie personalità, stili e spunti differenti, talvolta contrastanti, sul modo di “vivere” e “pensare” i primi anni del nuovo secolo. Tra gli intervistati, oltre a quelli segnalati nell’intervista, troviamo: Renato Barilli, Beatrice Merz, Cristiana Collu, Filippo Maggia, Fabrizio D’Amico, Gillo Dorfles, Marco Pierini, Enzo Cannaviello, Francesca Fabiani, Alessandra Borgogelli, Franco Guerzoni, Nico Vascellari, Davide Tranchina, Umberto Chiodi, Ettore Tripodi, Simone Fazio, Massimiliano Tonelli, Rosanna Gangemi, Luca Panaro, Stefano Ferrari, Tommaso Tuppini, Giovanni Monti e Paola Capata.
Abbiamo incontrato l’autore durante l’edizione 2014 di Arte Fiera a Bologna:
Come è nato il progetto di questo volume?
Ho cercato di “giocare con le regole”, tentando di disattivarle dall’interno dei loro stessi meccanismi, come suggerisce nel libro anche Cesare Pietroiusti. Disponevo di un insieme di materiale pubblicato con alcune riviste d’arte, e questa documentazione rischiava di disperdersi, ho quindi deciso di allestire una raccolta unitaria, aggiungendo altri 30 lavori, rispetto al nucleo originario, tra il 2012 e il 2013.
Hai deciso intenzionalmente di soffermarti sul contesto italiano… Perché?
La scelta di limitare il campo d’interesse al territorio nazionale – anche se non mancano riferimenti a una contestualizzazione più ampia – è funzionale alla creazione di un piano di confronto comune: analizzare la condizione dell’arte nel nostro paese oggi significa anche comprendere il momento storico, economico e politico che stiamo attraversando.
Come hai selezionato gli intervistati?
Ho svolto una specie di indagine a campione, uno dei pochi metodi possibili per tentare di far emergere il reale.
Lo scopo di un libro che fa riferimento all’arte dei primi anni 2000: vuole essere un seme, una traccia?
Una bussola, un documento, per chi tenta di indagare l’arte italiana contemporanea. Il volume offre al lettore numerosi spunti e link sul presente, ho cercato di innescare una specie di cortocircuito che è il frutto di differenti opinioni. Il lettore ha quindi la sensazione di “tuffarsi” nel lavoro quotidiano dei personaggi coinvolti avvicinandosi, o dissentendo, rispetto al loro modo di sentire o vedere.
Buona parte dello spazio viene comunque riservato agli artisti…
È un modo per restituire le luci del palcoscenico ai suoi attori principali, ma allo stesso tempo vuole essere un tentativo di porre gli artisti di fronte alla responsabilità del proprio ruolo. Nelle interviste ho cercato di far emergere il loro modus operandi, per avvicinare il lettore all’aspetto più appassionante del fare artistico, la genesi dell’opera, e, contestualmente, ho voluto sottolineare la condizione umana di chi fa arte all’interno della società.
Accanto a nomi di artisti affermati – come Emilio Isgrò, Wainer Vaccari, Eva Marisaldi o Walter Niedermayr – hai voluto lasciare spazio anche ai giovani. I motivi di questa scelta?
La presenza nel volume di artisti famosi e di altri che in questi anni stanno compiendo il definitivo salto, come Paola De Pietri, Andrea Chiesi, Zimmerfrei, Cuoghi Corsello, Davide La Rocca – l’artista di copertina (vedi anche intervista su ESPOARTE #83 n.d.r.) – o altri ancora più giovani, destinati probabilmente a ricalcare questo percorso, è, a mio parere, uno dei punti di forza del libro. Ciò che mi premeva era individuare un piano di confronto attraverso il valore letterario dell’intervista, non effettuare una selezione o stilare una classifica. Lo stesso principio è stato applicato a tutti i piani del libro, credo, infatti, che l’arte non sia una gara che esprima un vincitore, ma un insieme di voci che contribuiscono a creare un terreno fertile per la fioritura di nuove idee.
Nel volume infatti porti alla ribalta anche alcune realtà molto particolari…
Esatto, è il caso del Musée de l’OHM di Chiara Pergola, ospitato all’interno del Museo Medioevale di Bologna, un vero e proprio museo all’interno di un mobile dell’Ottocento, con tanto di direttore, statuto, calendario annuale di mostre e collezione permanente; oppure i 240 metri quadrati di superficie musiva decorati in ceramica (il lavoro è durato 4 anni) da Orodè Deoro a Guagnano (LE) all’interno della casa d’artista di Vincent Brunetti, che ogni anno accoglie 15000 visitatori.
Pensi che ci possano essere delle critiche rispetto le scelte che hai compiuto?
Credo sia naturale, non bisogna avere paura delle posizione discordanti.
Anche nelle mostre che curi segui principii simili a quelli che ti hanno spinto a realizzare questo volume?
Voglio lasciare delle tracce precise, una mostra è uno straordinario strumento di ricerca e di indagine, che certamente non si esaurisce con la data di chiusura di un momento espositivo. Mi stimola far interagire l’arte anche con luoghi non necessariamente deputati ad accoglierla.
Come hai strutturato le interviste?
Ho cercato di evitare risposte criptiche, ogni intervista, pur partendo da un’impostazione comune, si è sviluppata conformandosi all’intervistato. Tante visioni parziali alla fine restituiscono un universo ampio e articolato.
Per quanto riguarda, invece, la struttura complessiva?
La narrazione interna al libro è affidata al mio sguardo critico, ma soprattutto agli intervistati stessi, che, a loro insaputa, comunicano all’interno del volume, ho infatti utilizzato le risposte che via via ricevevo anche come input per elaborarne di nuove. In questo modo emerge che personalità all’apparenza distanti, che non gradirebbero sedersi allo stesso tavolo, hanno in realtà visioni simili e affinità inimmaginabili. Di contro, artisti o curatori che si suppone animati da un comune sentire la pensano in un modo diametralmente opposto sull’arte e sul suo futuro.
In generale, rispetto all’oggi, che quadro si delinea attraverso questo insieme vario di voci?
Dalle interviste emergono molteplici aspetti che possono meritare ulteriori approfondimenti, in questa sede mi preme evidenziarne tre: il rapporto tra realtà e conoscenza (sul quale si sofferma Guido Bartorelli nella prefazione); il tema della memoria, che coinvolge da vicino le opere di quasi tutti gli artisti intervistati; il legame sempre più stretto tra arte e scienza, molti artisti, infatti, hanno una formazione scientifica o orientano la propria ricerca in questa direzione. Mentre dal punto di vista critico emerge uno scollamento tra le esperienze artistiche d’avanguardia, sempre più indirizzate verso il contesto urbano (penso per esempio al Writing e alla Street Art), e figure di critici in grado di codificare questi linguaggi senza ricorrere a categorie precostituite.
Biografia: Fulvio Chimento nasce a Roma nel 1979, si laurea in Lettere Moderne presso l’Università di Pisa. Affianca all’attività di curatela artistica varie collaborazioni editoriali. Nel 2010 cura la VII edizione di Gemine:Muse per il Comune di Modena e il Premio Starting Point (Museo Carlo Zauli, Faenza) per l’Accademia di Belle Arti di Ravenna.
Nel 2012 è ideatore di Spazio Arte, progetto mirato a creare un archivio filmico degli artisti contemporanei. Dal 2013 collabora con la Fondazione Fotografia Cassa di Risparmio di Modena.
IL VOLUME
Titolo: Arte italiana del terzo millennio. I protagonisti raccontano la scena artistica in Italia dei primi anni 2000
Autore: Fulvio Chimento
Collana: Eterotopie
Anno: 2014
Pagine: 256
Pagine a colori: 19
ISBN: 9788857519487
Prezzo: Euro 20,00
Editore: Mimesis Edizioni
Info: www.mimesisedizioni.it