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PISA | Passaggi Arte Contemporanea | Fino al 14 ottobre 2022

Intervista a PIETRO GAGLIANÒ e ILARIA MARIOTTI di Francesca De Filippi

A distanza di pochi mesi dalla prematura scomparsa di Silvana Vassallo, la Galleria Passaggi Arte Contemporanea ha inaugurato una mostra che ripercorre gli anni di attività sotto la sua direzione. Molti degli artisti che in passato avevano collaborato con la galleria, si sono riuniti per renderle omaggio seguendo il fil rouge di “Una stanza tutta per sé”, saggio di Virginia Woolf caro alla gallerista e aderente alla sua personalità vivace, tenace e appassionata. Per l’occasione abbiamo incontrato Pietro Gaglianò e Ilaria Mariotti che hanno seguito e curato l’evento.

Ciao Pietro, ciao Ilaria, in certe occasioni le sole parole possono risultare superficiali e allora la “pratica” può essere la migliore risposta emotiva, come in questo caso con la riapertura della galleria. La partecipazione alla serata inaugurale, infatti, è stata massiccia. Entrambi avevate già collaborato con la galleria e conoscevate bene Silvana, così come gli artisti che hanno partecipato alla mostra. Cosa ci volete raccontare di questa “stanza tutta per sé”?
P.G. e I.M.: L’idea di ricordare Silvana è nata di getto, in modo spontaneo e generoso da parte di alcuni artisti e artiste che negli anni hanno lavorato con la Galleria Passaggi. Il proposito è stato quello, come tu dici, di continuare nella pratica quel dialogo intimo, necessario e importante tra le persone e lo spazio espositivo.
Abbiamo pensato di consegnare a tutte le artiste e gli artisti un brano tratto da Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, un testo e un’autrice che fanno parte dei riferimenti culturali di Silvana (che si è laureata in filosofia proprio su Virginia Woolf), fondamentale per gli studi di genere ma che qui ha un riferimento molto più autobiografico. Silvana ha caparbiamente portato avanti il suo progetto di galleria che, prima che uno spazio commerciale, è stato il luogo degli incontri, un luogo dove poter sviluppare progetti in cui l’azione di “curare” è stata sempre coltivata e praticata nel senso più profondo del termine.

Una stanza tutta per sé – per Silvana, veduta dell’allestimento. Foto: Dania Gennai

Forse, non a caso, la mostra che ha aperto la Galleria, nel 2014, si intitolava Una forma di attenzione, che ha unito gli sguardi e le voci di due sensibilità affini, quelle di Antonella Anedda e Sabrina Mezzaqui.
I dialoghi hanno poi caratterizzato una parte dell’attività della galleria: pensiamo alla mostra di Beatrice Meoni e Silvia Vendramel Slittamenti e margini (2018), quasi una continuazione, in galleria, di un lungo processo dialogico che generalmente avviene negli studi delle artiste. Oppure a Impronte Scultura e fotografia nel lavoro di Nicolò Cecchella, Darren Harvey-Regan e Marco M. Zanin a cura di Angela Madesani (2019) e ancora il dialogo tra Marta dell’Angelo e Serena Fineschi rappresentato dalla mostra corpo a corpo curata da Pietro Gaglianò (2016).

Una stanza tutta per sé – per Silvana, veduta dell’allestimento (inaugurazione). Foto: Dania Gennai

Anche le mostre personali con opere prodotte appositamente costituiscono traccia di un dialogo serrato tra Silvana, gli artiste e gli artisti, i curatori e le curatrici: da Darren Harvey Regan a Marcantonio Lunardi, a Andrea Santarlasci a Tatiana Villani, Patrizia Bonanzinga, Sabrina Mirri, Sandra Binion, Luca Lupi.
Un progetto coraggioso, quello di Silvana, che ha dato poi vita a avventure visionarie. Pensiamo alla restituzione del diario di bordo (atmosferico, geografico e sensibile) del viaggio sulla nave cargo che Silvana ha condiviso con Mariagrazia Pontormo dal 28 dicembre 2017 al 31 gennaio 2018 toccando tre continenti; da Anversa, attraverso Tilbury, Amburgo, Dakar, Banjul, Freetown, l’equatore e finalmente Vitoria e Rio de Janeiro ripercorrendo il viaggio nuziale di Leopoldina d’Asburgo Lorena che andava in sposa a Don Pedro di Braganza, principe ereditario del Brasile e del Portogallo con, al seguito, naturalisti, botanici e artisti.

Una stanza tutta per sé – per Silvana, veduta dell’allestimento. Foto: Dania Gennai

L’artista, in collaborazione con le curatrici (insieme a Silvana Elena Giulia Abbiatici), prima della partenza ha invitato un “equipaggio virtuale” composto da artisti, intellettuali e scienziati a inviare contributi che hanno costituito poi l’archivio in progress di Everything I know.
Questa stanza tutta per sé è stata piuttosto una “stanza tutta per noi”, condivisa di volta in volta tra Silvana e gli artisti, i curatori, il pubblico.
Una “stanza” disponibile ad accogliere gli scambi di idee, le presentazioni di progetti, disponibile al dialogo con Enti e Istituzioni cittadine.

Una stanza tutta per sé – per Silvana, veduta dell’allestimento. Foto: Dania Gennai

Le opere in mostra appartengono in parte alla collezione personale di Silvana e in parte sono state realizzate ad hoc per l’evento e lo spazio della galleria è stato idealmente suddiviso in due ambienti, uno dedicato al corpo e l’altro al paesaggio. Qual è il trait d’union?
P.G. e I.M.: Molte delle opere presentate in occasione di questa mostra sono opere nuove o che comunque gli artisti hanno voluto dedicare a questa iniziativa particolare.
L’aver suggerito un tema, quello della “stanza tutta per sé” ha indirizzato l’omaggio sui temi del luogo, dell’intimità ma anche sul tema del corpo che questi spazi abita. Le opere rappresentano immancabilmente le ricerche degli artisti con cui Silvana ha lavorato nel corso degli anni, rappresentano tracce di riflessioni comuni, di testi letti e condivisi, di sensibilità che si sono incontrate, di momenti di forte condivisione, di episodi autobiografici intuibili ma non necessariamente identificabili.

Una stanza tutta per sé – per Silvana, veduta dell’allestimento. Foto: Dania Gennai

Come è stato lavorare a questa mostra, per voi e per gli artisti, da un punto di vista personale ed emotivo?
P.G. e I.M.: Per noi è stato un onore raccogliere l’invito di Fabio e Giuditta, marito e figlia di Silvana, di occuparci di questo omaggio che, come si diceva, è stato in primis proposto dalle artiste e dagli artisti. La risposta è stata la costruzione di un percorso pieno di emozione per tutti. Emozione generata dal ricordo personale che è confluito in un’”opera” collettiva che, crediamo, ha rappresentato le tante Silvana che ciascuno di noi ha conosciuto, con cui ha fatto esperienza e di cui, ciascuna opera, è testimonianza.

Una stanza tutta per sé – per Silvana, veduta dell’allestimento. Foto: Dania Gennai

La galleria Passaggi, attiva dal 2014, è stato una spazio espositivo importante per la città di Pisa, connotandosi per una ricerca audace, nuova, interattiva con il territorio. Qualcuno accoglierà l’eredità lasciata da Silvana?
P.G. e I.M.: La galleria è stata importante per la città di Pisa che non ha una vocazione per l’arte contemporanea. La “stanza tutta per sé” rispondeva anche a questa precisa necessità: di portare nella città sguardi e esperienze sulla nostra contemporaneità. Il temperamento inclusivo di Silvana e la sua formazione e cultura hanno fatto sì che la galleria diventasse un punto di riferimento anche cittadino: un luogo importante anche per la formazione di studenti, per l’interesse di artisti che qui vivono, di fotografi professionisti e amatoriali, di persone curiose e appassionate.
Tutti ci auguriamo che qualcuno raccolga il testimone e coltivi questo tipo di attenzione e di coraggio.

Una stanza tutta per sé – per Silvana, veduta dell’allestimento. Foto: Dania Gennai


Una Stanza tutta per sé – per Silvana
a cura di Pietro Gaglianò e Ilaria Mariotti

Galleria Passaggi Arte Contemporanea
via Garofani 14, Pisa

Fino al 14 ottobre (visita su appuntamento ore 17.00- 21.00)

Info: +39 050 86 67 468
+39 338 35 25 236
info@passaggiartecontemporanea.it
https://www.passaggiartecontemporanea.it/

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