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MILANO | Galleria Nina Due | 18 aprile – 24 maggio 2013

di FRANCESCA CAPUTO

La narrazione di un’idea di spazio, in cui le rifrazioni individuali prendono forma entro una catena di azioni e reazioni collettive – nel più ampio contesto globalizzato come in quello più specifico, locale – sembra essere il filo conduttore della prima esposizione in Italia di Roman Mokrov e Semen Motolyanets in corso alla galleria Nina Due di Miano.

Come rilevato sin dal titolo, Superficie aggiunta, i lavori dei due giovani artisti russi, con modalità differenti, si configurano come una considerazione, non priva di umorismo, sulla cultura nazionale, l’identità, l’individuo e le icone che popolano tanto l’immaginario collettivo massificato quanto quello prodotto dalle culture locali. Formulando una sfida provocatoria ai cliché.

Mokrov presenta una sequenza di fotografie (dalla serie Not Moscow) che, senza alcuna mediazione, mostrano momenti spontanei, di gioco condiviso e improvvisato, di ritualità e relazioni sociali, della vita dei giovani abitanti di una periferia sterminata che, appunto, non è ancora Mosca, ma lo è quasi.
All’interno di desolanti palazzoni popolari, tra oggetti kitsch, superfici brillanti e tappeti orientali si consumano gli ideali di bellezza e felicità di giovani coppie, una proclamazione d’esistenza.
D’altronde, il tappeto, è da sempre portatore di significati potenti, circoscrive una superficie che perciò diventa speciale, la soglia di un mondo altro, magico, sacro. Un invito al viaggio. La sua trama di fili, che disegnano arabeschi, paesaggi, astrazioni vegetali o geometriche, funziona come un dispositivo che mette in moto le superfici, le espande.

Allo stesso modo, i personaggi ritratti rappresentano in un certo senso una storia senza fine del movimento umano. Per quanto fortemente connotati, sono specchio riflesso anche della memoria di ciascuno, inerente qualsiasi hinterland. Quel continuum urbano che ingloba larghe porzioni di ciò che sta intorno, coagulandovi le ricadute e le derive della modernizzazione. Una visione diretta, pungente, di semplici episodi con cui crea metafore della realtà contemporanea, dove predomina un senso di perdita, di nostalgia struggente e, nonostante tutto, di penetrante vitalità.
Il contesto suburbano – con il suo skyline di cemento, natura desolata e il passante ferroviario di collegamento a Mosca – è l’elemento che regola anche il ritmo del video The Endless Story, con scatti continui in loop per suggerire movimento e immobilità allo stesso tempo. Tracciando un vero e proprio paesaggio psicologico. La relativa vicinanza alla metropoli, lungi dall’accorciare le distanze, diventa barriera invalicabile, trasformando la periferia in un satellite, una pallida ombra.

Anche Motolyanets porta a Milano, una serie di lavori, che trasformano, in senso fisico e psichico, gli spazi. Delicati e graffianti, i suoi oggetti-scultura e i dipinti pieghevoli, indagano gli spazi liminali dell’agire, in un ambiente che muta imprevedibilmente, costringendo a una costante ricerca di orientamento e ridefinizione identitaria, comunque transitoria. Emerge un senso di precarietà, inadeguatezza, di una struttura sociale in bilico tra segregazione e integrazione, spinte progressiste e conservatrici, vissuta nel consumo di miti contemporanei, semplificazioni ideologiche e stereotipi nazionali, ricordi personali.
Nel continuo oscillare tra mise-en-scène e realtà, l’ambivalenza di un esistenza in transizione, si palesa nella natura stessa di questi oggetti, insieme schermo protettivo dai pericoli esterni e angoli di rifugio e unione. Come negli oggetti-paravento (Lago dei Cigni) o quelli installati a parete ma lasciati liberi nello spazio (come la scritte scusate), dove è proprio l’ombra, il doppio della silhouette, a rivelare lo spazio mentale, le tracce di un vissuto esistenziale, interiore, della vita ai margini.

Le opere di Mokrov e Motolyanets, mostrano un comune sentire verso gli spazi di confine. Luoghi interstiziali, caratterizzati da forti contraddizioni e aggressività latente. Ma anche, territori aperti, fluidi, potenziali, continuamente pronti a una ri-semantizzaizione. Zone d’incontro, di un’esperienza sensibile, vitale, dove sperimentare un nuovo sentire comunitario.

Roman Mokrov e Semen Motolyanets. Superficie aggiunta
a cura di Evgenija Kikodze
in collaborazione con la Fondazione per l’arte contemporanea Vladimir Smirnov and Konstantine Sorokin
in occasione di Photofestival 2013

18 aprile – 24 maggio 2013

Galleria Nina Due
Via Carlo Botta 8, Milano

Orari: mercoledì – venerdì dalle 16.00 alle 20.00; sabato dalle 15.00 alle 19.00

Info: +39 02 87285916, +39 349 2268427
info@ninadue.it
www.ninadue.it

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