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Milano | Officine dell’Immagine | 23 aprile – 21 giugno 2015

Il ruolo della donna nella società iraniana, lo scontro fra modernità e tradizione, i fantasmi dei sanguinosi conflitti passati (guerra Iran-Iraq), sono tutti temi di stretta attualità, trattati con raffinatezza ma senza retorica, con forza ma fuori dai più facili cliché, da una delle più grandi fotografe mediorientali del nostro tempo. Dal 23 aprile al 21 giugno 2015, Officine dell’Immagine di Milano ospita la più ampia personale mai realizzata in Italia di Shadi Ghadirian (Teheran, 1974). Curata da Silvia Cirelli, la mostra rappresenta un’inedita occasione per esplorare il percorso artistico di questa celebre interprete – che sarà tra i protagonisti della prossima Biennale di Venezia –, dai primi lavori di fine anni ’90 ai suoi ultimissimi progetti.

Shadi Ghadirian, Qajar #19

La personale milanese, dal titolo The Others Me, ripercorre i tratti distintivi della poetica di Shadi Ghadirian, offrendo il suo personale sguardo sulle contraddizioni dell’Iran odierno, con una particolare attenzione verso la condizione femminile nella società contemporanea. Ghadirian sorprende per un’impronta espressiva al contempo delicata e tagliente, capace di testimoniare le complessità e le ambivalenze di un contesto sociale articolato come quello iraniano.

Aprono la mostra le fotografie della serie Miss Butterfly (2011), evocativi scatti in bianco e nero che riprendono donne intente a tessere insolite ragnatele nell’intimità delle proprie mura domestiche. Ad un’impronta poetica di suggestivo lirismo, Shadi Ghadirian accosta un’infusa percezione di dolente silenzio, accentuata a sua volta dal contrasto fra il buio delle stanze e quell’unico fascio di luce su cui la ragnatela trova rinforzo. La serie s’ispira a un’antica favola iraniana, Miss Butterfly appunto, che racconta di una farfalla che desiderosa di incontrare il sole cade purtroppo prigioniera nella tela di un ragno.

Shadi Ghadirian, Miss Butterfly #1

La figura femminile è baricentrica anche in Like Everyday (2002) – una delle serie più conosciute di Ghadirian – dove donne coperte da chador floreali mostrano, al posto del viso, moderni utensili da cucina. Per una sottile critica che l’artista muove nei confronti del proprio paese, evidenziando le incoerenze di una società dove le urgenze della modernità e della globalizzazione si scontrano, sul piano sociale, con i retaggi di una cultura dalle forti contraddizioni.

Shadi Ghadirian, Like Everyday #7

L’esposizione prosegue poi con le famose fotografie del progetto Qajar (1998), in cui l’artista ricostruisce le ambientazioni tipiche della Dinastia Qajar, regnante in Iran per circa 150 anni (1794-1925). Agli scenari d’epoca, Shadi Ghadirian aggiunge però alcuni “oggetti proibiti” della modernità – una macchina fotografica, un telefono, cosmetici femminili o degli occhiali da sole – creando una netta collisione scenica, allegoria di una congenita ambivalenza di fondo.

Shadi Ghadirian, Nil, Nil #9

L’equilibrio fra paradossi torna infine nella serie Nil, Nil (2008), dove Ghadirian affianca semplici e innocui oggetti domestici ad articoli simbolo di aggressività e dolore, introducendo la guerra come elemento del quotidiano. Una sottile riflessione su quanto il popolo iraniano continui purtroppo a fare i conti con le atrocità e le sofferenze dei conflitti passati: non è infatti troppo lontana nel tempo la sanguinosa guerra contro l’Iraq (1980-1988).

Shadi Ghadirian. The Others Me
a cura di Silvia Cirelli

23 aprile – 21 giugno 2015
Inaugurazione: giovedì 23 aprile, ore 19

Officine dell’Immagine
via Atto Vannucci 13, Milano

Ingresso libero

Orari: martedì – sabato: 11 – 19; lunedì e giorni festivi su appuntamento

Catalogo: Vanillaedizioni

Info: tel. +39 02 91638758
www.officinedellimmagine.it
info@officinedellimmagine.it

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