MILANO | Officine dell’Immagine | Fino al 19 aprile 2015
di MATTEO GALBIATI
Abbiamo ritrovato Alessandro Cannistrà (1975) impegnato, presso Officine dell’Immagine a Milano, in un nuovo progetto espositivo che lo ha visto proporre alcuni interventi site-specific che ci introducono ad un inedito registro linguistico dell’artista, con una nuova mostra che ci conferma tanto le attese quanto il giudizio a lui riservato. Una mostra che appassiona, accalora, incanta e stupisce.
In questa personale, l’artista ha proposto alcuni lavori che, uscendo dalla consueta dimensione pittorica, orientano ad altre sensibilità e visioni lo sguardo. Senza mai perdere, nonostante una certa distanza dal suo fare caratteristico che qui comunque troviamo in certe opere, di coerenza e logicità.
Infatti, se accanto alla consueta pittura agita con il nero fumo, con il fuoco, che, annerendo le superfici, crea un’immagine evanescente e fuggevole, atmosferica e piena di tensioni evolutive e di energie invisibili, negli spazi della galleria milanese ammiriamo subito, appena entrati, una grande installazione piramidale composta da cavi e casse acustiche che, in modo “tecnologico”, intercetta le onde elettromagnetiche per trasformale in suono. Nel piano seminterrato poi, dentro una wunderkammer asettica (quasi una camera sterile di un laboratorio scientifico) si scopre una piccola piramide bianca che, sospesa da forze misteriose, fluttua leggera a mezz’aria.
Sono questi due interventi – delle quattro installazioni realizzate – che meglio sottolineano il passaggio dell’artista, e la sua conseguente apertura, a registri formali che lo portano a toccare e palesare quella dimensione di pensiero che, tra misteri ancestrali e ipotesi futuristiche, sonda i nuovi gradi della sperimentazione di Cannistrà.
La seconda personale dell’artista nella galleria milanese non delude, anzi, conferma quella sua capacità di sensibilizzare l’attenzione di chi osserva ponendolo all’incrocio di elementi contrastanti, se non opposti che, in lui, si vivificano in una traduzione sinergica e contaminante. Distruzione-creazione, luce-oscurità, concettualità-fisicità sono solo alcuni dei binomi ravvisabili nei suoi interventi che ci inducono e animano ad un silenzio pieno di suggestioni che persuade e convince.
Tra pittura “tradizionale” (ancora fortemente presente nella sua accezione personale e individuale) e nuovi traguardi espressivi, segni volutamente simbolici come il fuoco generatore o la ricorrente figura della piramide-triangolo, atavico segno carico di mistero, Cannistrà, con A.LTA C.UOTA, conduce e indirizza a ignote progettualità, tutte ancora da sondare nelle inattese potenzialità, la sua indagine artistica.
Forte di un rigore estetico e di un’intelligenza lirica, l’artista promuove la sua ricerca che, in costante movimento, matura ulteriormente e si sposta ad un coerente profilarsi di orizzonti ancora da vagliare che, dalle certezze della sua trascinante poesia, assunti non alienabili, e passando tra nuove discipline, fanno sollevare lo sguardo e lo espandono a nuove realtà.
Alessandro Cannistrà. A.LTA C.UOTA
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Officine dell’Immagine
Via Atto Vannucci 13, Milano
Orari: da martedì a venerdì 15.00-19.00; sabato 11.00-19.00; altri orari, lunedì e giorni festivi su appuntamento
Info:
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