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#SPECIALEGALLERIE #GALLERYATTHEFIRSTSIGHT

Mentre il 2022 si è aperto nell’atmosfera del “posticipo” (vedi Fiere ed opening rimandati in questa primavera in corso) per le gallerie italiane, e non solo per loro, si tratta di affrontare ancora un anno all’insegna dell’adattamento.
I temi su cui riflettere sono sempre tanti e abbracciano aspetti differenti che partono dalla programmazione di galleria, in presenza e online, agli strumenti e alle modalità di comunicazione, al ruolo del digitale e alle relazioni al di là di uno schermo. Non ultime le nuove sfide, prospettive e progetti da sviluppare cui una galleria non può mai prescindere pur nell’incertezza del momento.
Iniziamo una serie di appunti settimanali con la selezione di 26 gallerie scelte per introdurci nel 2022 con uno slancio verso il futuro. Approfondimenti online di cui trovate una sintesi sul primo numero di Espoarte dell’anno: il #116.

(a cura di Francesca Di Giorgio)

 


MILANO | Gilda Contemporary Art

Cristina Gilda Artese


 

Il periodo storico che stiamo attraversando si sta rivelando un’occasione per riflettere sul ruolo delle gallerie come luoghi di vendita, di scambio, di progettazione ma anche spazi di sperimentazione artistica di scoperta o riscoperta di artisti.
Che cos’è oggi una galleria d’arte? Le gallerie d’arte possono essere ritenute ancora luoghi di sperimentazione? Potete raccontarci alcuni aneddoti, episodi ed esperienze personali (del passato o del presente) che facciano comprendere al pubblico cosa accade in galleria oltre ai classici momenti espositivi?
Il periodo storico che stiamo vivendo sta rivoluzionando tutti i settori, alcuni stanno addirittura scomparendo e ne stanno nascendo anche di nuovi.
Il tema non è il ruolo delle gallerie, ma l’importanza della cultura per una società. Sino a quando la cultura sarà fatta di televisione, social media e festival degli unicorni è tutto semplice e divertente, ma quando si tratta di entrare nel profondo delle cose e non restare in superficie, spesso le persone si spaventano. Le gallerie sono il giusto luogo per avvicinare il pubblico, rendere tutto più quotidiano e meno astruso ed appassionarlo a qualcosa che non abbia una data di scadenza inferiore all’anno. L’arte e la cultura non scadono e non sono da comprare e cambiare come l’ultimo modello di un iPhone. Un giorno in galleria ho discusso animatamente con un signore abbastanza âgé che ce l’aveva tremendamente con i “giovani artisti” che, a detta sua, copiano e non sanno fare nulla di nuovo rispetto ai colossi del passato. Alla fine l’ho convinto del fatto che se avesse continuato ad essere così critico, avrebbe aumentato solo la quantità delle rughe sulla sua faccia per tanto che si arrabbiava e che essere un po’ più curioso lo avrebbe fatto automaticamente ringiovanire. Ha smesso di essere polemico, mi ha ascoltato e alla fine mi ha detto che avrebbe detto a suo genero di venire a scegliere un’opera da noi per la nuova casa.

Mostra personale di Silvia Serenari, “Transmutatio”. Courtesy Gilda Contemporary Art. Photo Credits: Kristina Bychkova

L’esperienza della pandemia e il nuovo rapporto che si è venuto ad instaurare con la tecnologia e il digitale. Come avete continuato a portare avanti la vostra comunicazione, con quali strumenti e modalità? Questi strumenti, sviluppati a partire dalla necessità del momento, continuano ad essere parte integrante della vostra attività?
Per certi versi abbiamo compreso che la tecnologia digitale (per fare un esempio i tour in 3D) può essere uno strumento di captazione di un nuovo pubblico e vista la dipendenza patologica che si sta sviluppando verso il web, è impensabile starne fuori. Tuttavia, la nostra esperienza concreta dimostra che il coinvolgimento in loco del pubblico è fondamentale.
In buona sostanza, i tour virtuali sono comodi, materializzano la nostra proposta su uno schermo a distanza ma con una modalità “mordi e fuggi” che non è quella che ci interessa.
Preferiamo coinvolgere il pubblico in presenza ed incontrarlo da noi. Poi per ricordargli che esistiamo e cosa facciamo, ben venga mantenere un po’ di digitale ma senza contarci più di tanto.
Si può telefonare al fidanzato tutti i giorni e mandargli mille messaggi, ma senza vederlo e incontrarlo, presto o tardi ce ne dimenticheremmo. L’arte è così: va incontrata dal vivo.

Il 2021 ha segnato la ripresa degli appuntamenti in presenza. Tra mostre in galleria e la vostra presenza nelle fiere di settore, che tipo di feedback avete avuto dal pubblico e dal collezionismo?
Alla ripartenza, il desiderio di ritorno ad una normalità in tutti gli ambiti della vita quotidiana, ha fatto sì che l’afflusso di pubblico in galleria fosse quasi superiore al previsto. Per scelta abbiamo regolamentato il numero massimo dei presenti e previsto sempre la prenotazione della partecipazione agli opening ed agli eventi collaterali che organizziamo nell’ambito di una specifica mostra. Ma questa è una filosofia che ci contraddistingue da sempre, a prescindere dall’epoca Covid. Il nostro pubblico è partecipe, affettuoso, presente e ci ama. Credo sia un successo per i miei artisti, perché ricevere attenzione, rispetto e amore per quello che fanno e che facciamo insieme a loro, non è cosa da poco e lo dimostra la fidelizzazione alle nostre iniziative e con feedback positivi.
Ad oggi, da dopo il 2020, abbiamo partecipato ad una sola fiera, quella di Milano Scultura, ma voglio sottolineare che il nostro modello di business non si basa sulla presenza a fiere di settore ma sulla fidelizzazione geolocalizzata. Siamo a Milano, in pieno centro storico, per noi la fiera si svolge tutti i giorni. Vi aspettiamo per due chiacchiere, per un saluto ma anche per negoziare un acquisto.

Mostra personale di Silvia Serenari, “Transmutatio”. Courtesy Gilda Contemporary Art. Photo Credits: Kristina Bychkova

Qual è il vostro pubblico di riferimento e come lo avete visto cambiare nel tempo?
Il nostro pubblico è da sempre eterogeneo perché non vendiamo oggetti che rappresentano uno status, ma proponiamo una filosofia esistenziale: quella del vivere di bellezza e verità. Questa filosofia non ha età, non ha partiti, non ha credi. Il nostro pubblico è fatto di innamorati dell’arte e l’amore può essere fuggitivo o “per sempre”, l’importante è accoglierlo!
Abbiamo collezionisti che da tutta una vita approfondiscono le arti, giovani che si avvicinano al collezionismo perché finalmente possono permettersi una casa propria e manifestano la propria indipendenza, ma anche esteti e curiosi. I più simpatici sono quelli che comprano arte per regalarla: loro sono dei veri seduttori.

Qual è, invece, il vostro personale rapporto con gli altri attori privati (le altre gallerie del vostro territorio) e le istituzioni come Musei e Fondazioni?
Personalmente conosco diverse gallerie sia italiane sia estere perché sono stata e continuo ad essere anche collezionista. Non potrei dire però di aver sviluppato rapporti di business con altre gallerie. Ognuno, soprattutto in Italia, bada al proprio orticello. In Gilda, non lo viviamo come un limite o un problema, perché mi rendo conto che il “modello Gilda” è un po’ fuori dai canoni e non è facile trovare dei punti di incontro. Ma, mai dire mai.
Con le istituzioni il rapporto è costruttivo, poiché ne ho sperimentate le modalità anche attraverso la realtà di Arsprima Associazione per la promozione delle arti contemporanee, della quale sono Presidente sin dalla costituzione (2007).
Con la galleria abbiamo realizzato diversi progetti in spazi espositivi pubblici, con il ruolo di coordinatore e coproduttore.
Da ultimo, alcuni dei curatori con i quali collaboriamo, sono molto stimati ed introdotti nel settore pubblico poiché da anni curano progetti o dirigono personalmente delle realtà museali.
Diciamo che importante è avere responsabilità nel proporre i progetti agli enti, perché se si va in un luogo pubblico, per definizione, si fa un’operazione culturale a vasto raggio, che non può essere una mera attività di attività in trasferta. Ho molto rispetto per i mercanti, ma come diceva qualcuno “i mercanti fuori dal tempio”.

Mostra personale di Roberto Ghezzi “Della Terrra”. Courtesy Gilda Contemporary Art. Photo Credits: Kristina Bychkova

Le Gallerie continuano ad essere tra i pilastri del Sistema e sono considerate come un punto di riferimento per artisti, collezionisti e non solo ma oggi più che mai dobbiamo chiederci: di che cosa avete bisogno in questo momento?
Sarò melensa se dico che abbiamo bisogno di amore e rispetto? Si tratta di riconoscere il nostro ruolo. Qualche aiuto in ambito fiscale certo non nuocerebbe. A quando un abbassamento dell’aliquota iva per lo meno per rientrare negli standard europei? Forse lo dico per deformazione professionale (Cristina Gilda Artese è commercialista a Milano, ndr), ma ritengo che sarebbe un bel segnale ed un’operazione semplice tecnicamente e che riporterebbe tra l’altro molto sommerso in evidenza con sommo gaudio di tutti.

Spesso si parla di mancanza di coraggio da parte del sistema dell’arte ma oggi nel mercato dell’arte contemporanea è ancora possibile assumersi margini di rischio? Da quando è direttrice di Galleria a quali cambiamenti sostanziali ha assistito nel mercato dell’arte?
Ma sa che personalmente credo che il problema vero sia stata la troppa temerarietà? Il fatto è che nel settore dell’arte molti hanno operato presi dall’impulso della passione per l’arte o anche presi dall’idea di un settore ad alta redditività. La verità sembrerebbe essere che come in tutti i settori economici bisogna avere entusiasmo ma anche una buona dose di senso di realtà e di preparazione tecnica. Il coraggio di per sé aiuta sino ad un certo punto, soprattutto se toglie spazio ad una sana pianificazione.
La mia impressione è che ora chi decide di lavorare nel settore dell’arte, che sia artista, curatore o imprenditore, lo fa con molta più preparazione tecnica e maggiore professionalità. Come in tutti i settori economici, non siamo più nell’epoca dell’improvvisazione e dei colpi di fortuna.
Ora la fortuna non basta se non si hanno gli strumenti per riconoscerla, coglierla e mantenerne i benefici nel tempo. E poi la fortuna siamo noi.

Mostra personale di Roberto Ghezzi “Della Terrra”. Courtesy Gilda Contemporary Art. Photo Credits: Kristina Bychkova

Nuove sfide e prospettive. Progetti da sviluppare o in cantiere?
Proseguire nella strada intrapresa con un approccio adattivo agli eventi. Chi va piano, va sano e va lontano. E noi vogliamo andare molto lontano…

 

APPUNTAMENTO:

L’amore è un albero
Performance di Giovanna Lacedra

Martedì 29 marzo 2022 ore 19.30
Solo su invito, prenotazione e dietro avvenuta conferma da parte della galleria

Giovanna Lacedra Ph: Anna Pierottini

MOSTRA IN CORSO:

Silvia Serenari, Transmutatio
a cura di Cristina Gilda Artese

Fino al 9 aprile 2022

Gilda Contemporary Art
via San Maurilio 14 Milano

Info: info@gildacontemporaryart.it
https://gildacontemporaryart.it/

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