BOLOGNA | Galleria Stefano Forni | Fino al 15 febbraio 2018
di TOMMASO EVANGELISTA
Il termine diapason in musica comunemente indica lo strumento acustico per generare una nota standard sulla quale si accordano gli strumenti musicali. Diapason, per traslato, implica quindi l’idea di accordarsi, entrare in sintonia ed empatia, ed è proprio quello che si è sperimentato presso la Galleria Stefano Forni a Bologna con la mostra Diapason. Vincenzo Merola e Alighiero Boetti a cura di Valerio Dehò. Una mostra personale del giovane artista molisano Vincenzo Merola, reduce da molti riconoscimenti in campo nazionale (Premio Farbez, Prima Pagina Art Prize, Premio Dispensa – SetUp Contemporary Art Fair, Premio Combat, Premio Ora, Arteam Cup Satellite Focus Monza), in dialogo, per la prima volta, con alcune opere su carta del maestro Boetti.
«Il lavoro di Merola – scrive Valerio Dehò nel testo in catalogo – si articola lungo due direttrici ben delineate: il rapporto parola e immagine e una ricerca che porta l’arte a relazionarsi con l’universo delle regole atematiche e delle permutazioni, con l’aleatorietà e la ricerca di quella “casualità intelligente” che ha operato lungo tutto il corso del secolo scorso». Da una parte quindi Merola sperimenta dinamiche derivanti dalla poesia concreta, con attenzione ai significati minimi dei testi e agli elementi costitutivi delle frasi (parole, sillabe, fonemi, lettere) giocati su una dimensione tipografica espansa, decostruita e riformulata in gabbie sintattiche, non prive dell’ironia tipica dei giochi linguistici di Boetti (si veda la serie Scripta). Dall’altra, invece, seguendo le istanze dell’Eventualismo, in particolare la misurazione dell’evento, l’astinenza espressiva e la strutturalità, l’artista gestisce accadimenti casuali o monitorati comunicandoli sui supporti attraverso una rigida e minimale regolarità. In questo caso l’atto segnico, nato da logiche stocastiche, genera sistemi formali non programmati seguendo i concetti intuitivi della dimostrazione e della computazione (si veda la serie legata ai timbri inchiostrati o al lancio dei dadi: Dice Rolls).
Merola, in tutti i casi, lavora sulla forma delle argomentazioni, ovvero unisce la fase di studio combinatorio al contenuto formale. Questa modus operandi lega sia gli aspetti sintattici (l’individuazione di una stringa logica o di specifici comandi/idiosincrasie da sezionare), sia le configurazioni semantiche (la costruzione di specifici modelli di stringhe). Emerge una personale estetica dell’informazione non priva di elementi personali e poetici, e di una bellezza, sinesteticamente musicale, ovvero legata al ritmo, segnalata anche da Dehò «Vedere e guardare coincidono, ma le sue opere sono anche ritmi visivi che possono essere ascoltati con gli occhi. Sia nella manipolazione del linguaggio che nelle verticalizzazioni permutative, la sua arte ha la forza di una poetica aperta ma direzionata».
Come scriveva Agnetti “Il discorso si apre tra chiusura e chiusura” e queste ibridazioni tra immagini, trame di parole e segni grafici sprigionano energie e processi creativi coinvolgenti, sprazzi di nuova bellezza che la parola, giocata tra supporto e caso, ha la capacità di innescare ed aprire come fosse un nuovo discorso in fase di accordatura.
Diapason. Vincenzo Merola e Alighiero Boetti
a cura di Valerio Dehò
17 dicembre 2017 – 15 febbraio 2018
Galleria Stefano Forni
Piazza Cavour 2, Bologna
Orari: dal martedì al sabato 10.00-12.30 e 16.00-19.30
Info:+39 051 225679
arte@galleriastefanoforni.com
www.galleriastefanoforni.com
www.vincenzomerola.it