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MILANO | GLENDA CINQUEGRANA ART CONSULTING | Fino al 10 gennaio 2022

Intervista a MAZACCIO&DROWILAL di Rebecca Delmenico

Per la prima volta in Italia, a Milano da Glenda Cinquegrana Art Consulting, ecco a voi il duo Mazaccio&Drowilal, formato da Elise Mazac aka Mazaccio (1988) e Robert Drowilal (1986), due artisti francesi caratterizzati da un linguaggio divertente, colorato, dal piglio ironico e sarcastico. Sul loro lavoro affermano “Estraiamo le immagini dal loro contesto per inserirle in altri contesti anche quando le fotografie uniscono elementi che si scontrano”. Attenzione quindi a etichettarli come fotografi, è pur vero che molto del loro lavoro si rivolge alla fotografia o al collage ma la questione è più complessa e in essa ha un peso decisivo il modo in cui il duo lavora sull’immagine, infatti gli artisti si definiscono più riutilizzatori e creatori di immagini. Basta vedere il logo che il duo ha ideato per contraddistinguersi e che ha l’intento di evidenziare l’idea di riciclaggio, o l’uso di immagini (e materiali) già pronti come punto di partenza per le opere. Al contempo gli artisti fanno proprie le strategie dei brand per sfumare i confini tra la firma d’artista e il branding.
In mostra lavori di tre diverse serie, dagli spassosi nudisti di Nunuche ai collage di Paparazzi fino a Wilde Style in cui protagonista è il mondo animale e il culto degli animali sui social.
Quale occasione migliore se non intervistare e ascoltare le dirette parole dei due artisti, che si raccontano in questa intervista:

Mazaccio & Drowilal, L’automne, dalla serie “Nunuche”, 2014, Ink jet print on canvas Bache Expolit 530g, 282×270 cm, Esemplare unico.

In più di una occasione avete sottolineato come non vi sentiate esclusivamente fotografi, definizione riduttiva per il vostro lavoro, proprio per il modo in cui vi accostate all’immagine. Volete raccontare come si è sviluppata la vostra poetica?
Siamo figli degli Anni ’80, nati e cresciuti in una zona rurale della Francia dove era assente qualsiasi forma di cultura alta e la nostra cultura visiva si è plasmata attraverso le immagini delle confezioni di prodotti, abiti sportivi, cartoline, tv, riviste di gossip e così via. Intorno al 1996-97 è arrivato internet nelle nostre case, abbiamo potuto scaricare film, videogiochi e fumetti… tutto quello che avremmo voluto vedere era a nostra disposizione… Ed è stato un lavaggio del cervello incredibile, intriso di soft power e ideologia americana. Ma oggi, se ripenso al passato, credo che questa sia (purtroppo) una cultura visiva globale e condivisa, soprattutto in Europa. Eppure, questa è anche la base della nostra arte, che può essere descritta come una sorta di vasta impresa di decostruzione di quelle influenze. L’idea alla base del nostro duo era quella di combinare e modificare le nostre fotografie, negando il concetto di autorialità dell’immagine che è tradizionalmente legato al mezzo fotografico. Poi abbiamo iniziato a usare immagini scattate da altre persone. In questo senso, il nostro mezzo non è tanto la fotografia quanto l’immagine stessa. Oggi preferiamo usare il termine ‘para-fotografia‘ per descrivere il nostro approccio.

Veduta di allestimento della mostra “Mazacciology” presso Glenda Cinquegrana Art Consulting. Photo Credits: Alessandro Nassiri Tabibzadeh / Courtesy Glenda Cinquegrana Art Consulting.

Come si sviluppano le tre serie in mostra, Wild style, Paparazzi e Nunuche?
Wild Style è una grande indagine fotografica centrata sulla rappresentazione degli animali che enfatizza l’aspetto antropocentrico. È una specie di safari, ma con un’assoluta equivalenza tra elementi finti e reali, poiché la fotografia fonde tutto in una superficie piatta. Eravamo ovviamente interessati alla dialettica tra elemento naturale/artificiale, in un’epoca caratterizzata da forti preoccupazioni ambientali. Abbiamo scelto di farlo attraverso la lente delle immagini stampate sui beni di consumo, come scatole di cereali, tazze o t-shirt, o nei centri commerciali. Il fine era quello di mettere in discussione l’utilizzo di queste immagini legate a valori come libertà, natura, o divertimento, per vendere dei prodotti… Altro che reali preoccupazioni ecologiche!

Mazaccio & Drowilal, Taking Selfies, dalla serie “Paparazzi”, 2019, Giclée print on Baryta paper 315 gr., 50×70 cm, 2/3

Paparazzi consiste in una serie di collage di celebrità ritagliate ed esposte su delle lastre mentre fanno attività identiche tra loro. È stata una sorta di reazione creativa ai comportamenti stereotipati che si possono trovare nelle riviste di gossip. Ci siamo resi conto di come le celebrità venivano fotografate mentre compivano gli stessi gesti, e di come queste immagini fossero un modo per promuovere stili di vita e modelli… La loro influenza è semplicemente enorme, ed è proprio per questo che ci proponiamo di analizzarle e modificarle. Attraverso l’accumulo di immagini, l’eccezionale diventa banale. Creando una tipologia e riunendo queste immagini nella stessa foto riusciamo a neutralizzare il loro lato sensazionale. Troviamo che il passaggio dallo ‘scoop’ della celebrità all’anonimato di una folla sia al contempo giocoso e significativo.
Nunuche è stato un lungo processo. Elise colleziona asciugamani di carta da cucina da quando aveva 10 anni perché le piacevano le illustrazioni riportate e abbiamo pensato che potessero essere un punto di partenza interessante per un collage, soprattutto perché i fogli di carta assorbente sono normalmente usa e getta. Invece a noi piaceva l’idea di presentarli come reliquie, estrarli dal loro breve ciclo di vita di produzione e distruzione, salvandoli dalla loro obsolescenza. Alla fine abbiamo aggiunto a questi collage delle immagini di nudisti, che si adattavano perfettamente ai paesaggi color pastello che si erano creati. Nonostante il contrasto tra queste iconografie, le piccole figure di nudisti sembrano sentirsi a casa…

Mazaccio & Drowilal, Palm Beach, dalla serie “Nunuche”, 2013, collage su carta assorbente da cucina, 20,5×24 cm, esemplare unico

Come scegliete i titoli delle opere, così allusivi e ironici?
Consideriamo i titoli allo stesso modo delle fotografie, come immagini, ma immagini mentali. In un lavoro di collage li usiamo come un nuovo livello che sia stimolo per l’immaginazione.

Questa mostra è stata concepita come una grande installazione, le immagini sono suddivise per associazione e per gruppi dove l’associazione di forme e colori è stata studiata come se fosse un algoritmo di Instagram. Anche la galleria è stata modulata per essere parte di questo algoritmo.
Mi piace la tua riflessione sugli algoritmi e l’automatizzazione del processo di abbinamento delle fotografie… Probabilmente deriva dal fatto che il nostro interesse per la fotografia è iniziato dai libri, ma in realtà, in fondo non abbiamo mai creduto nell’autonomia di una singola immagine. Siamo sempre stati interessati all’editing e al contesto di ricezione. Che sia su una rivista, su una pubblicità per strada, in un museo o sullo schermo di uno smartphone, l’immagine ha sempre un supporto materiale e un contesto che richiede attenzione e una sorta di ‘lettura’ delle immagini. L’idea su cui si basa l’allestimento che abbiamo progettato per la sala Wild Style alla Glenda Cinquegrana era proprio quella di sposare questa riflessione, creando un ambiente con delle rappresentazioni di vita animale e colori che evocano i gusti di gelato artificiale a buon mercato: cioccolato, fragola e menta artica.
Ci piacciono le mostre che richiedono un atteggiamento attivo da parte del visitatore. Così cerchiamo sempre di trovare delle corrispondenze, delle connessioni poetiche, a volte con le narrazioni, a volte con i soggetti delle immagini, a volte con i colori, che permettono di fare delle letture trasversali.

Ad un’ultima domanda su come si svolga il loro lavoro in relazione all’immagine dicono “Oggi non sappiamo se l’immagine che stiamo guardando sia stata elaborata o modificata prima di essere condivisa. È sempre più difficile separare la realtà dei fatti dalla finzione, e a volte anche capire che cosa stiamo guardando… Così questo processo di de-gerarchizzazione, di fusione di tutte le immagini, ci ha portato a ripensare necessariamente anche l’autorialità, il copyright e il concetto di creazione. Questa oggi rimane la nostra principale fonte di ispirazione”.

Veduta di allestimento della mostra “Mazacciology” presso Glenda Cinquegrana Art Consulting. Photo Credits: Alessandro Nassiri Tabibzadeh / Courtesy Glenda Cinquegrana Art Consulting

Mazaccio & Drowilal. Mazacciology   

Fino al 10 gennaio 2022

Glenda Cinquegrana Art Consulting
via Settembrini 17, Milano


Orari: dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00

Info: +39 02 4942 9104
www.glendacinquegrana.com

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