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di Livia Savorelli

Nascere non basta.
È per rinascere che siamo nati.
Ogni giorno.”

Pablo Neruda

 

9 agosto 2020. Maria Rebecca non è più tra noi.
Ho atteso a lungo prima di riuscire a scrivere il mio personale ricordo di Maria Rebecca Ballestra, affrontando il dolore della sua perdita, come amica e come stimata artista di cui, soprattutto negli ultimi anni, ho condiviso molto del percorso, del sentire e della progettualità. Ho riflettuto molto su quali parole fossero più appropriate per ricordarla ad un mese dalla sua scomparsa, ad un mese da quel tristissimo giorno.
Ho deciso, in prima battuta, di rimandare ad altri tempi e modalità il ripercorrere le innumerevoli strade che, nella sua intensa carriera, ha imboccato, lasciando spazio e tempo a riflessioni che necessitano di sedimentazione e di uno sguardo altro, ora che la sua voce e il suo pensiero non sono più una guida per tutti noi.
Vi parlerò quindi dell’ultimo anno di vita di Maria Rebecca ma, seguendo il suo grandissimo esempio, non vi parlerò di malattia ma di nuova dimensione di vita, non vi parlerò di morte ma solo di rinascita. E qui mi ricollego alla frase del grande poeta cileno che apre questo testo.
Una malattia accettata e ben presto rielaborata da Rebecca e trasformata in esperienza, possibilità, nuova occasione di esplorazione introspettiva – con grande sensibilità, innato ottimismo e ironia ma anche la grande lungimiranza di chi è sempre un passo oltre – come lei stessa spiega, in un post del 31 dicembre scorso di saluto al nuovo anno, in cui ripercorreva i tantissimi progetti portati a termine nel 2019, tra cui «l’esperienza di un tumore, accompagnata da una discesa nel dolore e un dialogo intimo con la morte. Un’esperienza radicale e rivoluzionaria che potrei dire ha causato “un upgrade del mio hardware interiore”. La passione si è trasformata in compassione, la determinazione in resilienza, l’ambizione in condivisione, il superfluo in essenzialità».
L’arte, in questo terribile momento della sua vita, diviene evasione, medicina, cura. Nel corso del 2020 – in cui alla già difficile situazione si aggiunge anche l’isolamento per la pandemia in corso – sviluppa ogni forma creativa, dalla più manuale – l’uncinetto insegnatole da bambina dalla nonna e mai più usato che torna alla sua mente con inspiegabile facilità – alla più intima e spirituale, la lettura e la meditazione. Nei momenti più debilitanti della cura, inoltre, Rebecca trasforma e trasfigura la sofferenza fisica, la perdita di lucidità, in esercizio di pensiero e scrive, a mano libera, racconti.
È un momento di grande creatività in cui, nonostante tutto, si parla sempre di futuro. Partecipa a diversi progetti online e non, in pieno lockdown, come il nostro #acasatuttibene (qui il link all’intervista parte del progetto: https://www.espoarte.net/arte/acasatuttibene-maria-rebecca-ballestra-ripensare-totalmente-i-nostri-modelli-di-vita/) in cui Maria Rebecca racconta «utilizzo questo periodo per fare un bilancio del lavoro fatto fino ad ora e riorientare la mia pratica artistica futura. Il senso di fragilità, le tragedie delle morti, la sospensione spazio-temporale implicite in questa esperienza collettiva, mi hanno spinto a una maggior presa di responsabilità. Nonostante il mio lavoro sia già impegnato socialmente e attento alle tematiche ambientali, in futuro sarà più fortemente etico, coerente con la sostenibilità ambientale, e rivolto alla trasformazione sociale»; al progetto, a cura di Virginia Monteverde, Il Respiro dell’Arte (la mostra con le opere realizzate dagli artisti durante il lockdown è in corso, fino al 13 settembre, a Palazzo Ducale, Sala Liguria), realizzando una mascherina dal titolo Respiro.

Intanto porta avanti, il suo ultimo grande progetto, laGuaritrice, volto ad investigare il binomio sofferenza-cura, come “esperienza trasformativa radicale”, un lavoro omaggio a Florence Nightingale (Firenze, 12 maggio 1820 – Londra, 13 agosto 1910), considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna e nota come “la signora con la lanterna”.

Maria Amalia Cangiano, Abbi cura di te, performance per laGuaritrice, Villa Bombrini
Genova Cornigliano. Foto gCguru Agenzia di Comunicazione.

Riduttivo considerarlo solamente un video, per la sua portata parlerei più di un film, che Rebecca ha voluto realizzare in modo corale, chiamando a sé un gruppo di artisti a lei vicini, legati da quelle affinità elettive che la sua grande sensibilità sapeva facilmente individuare: Julien Friedler, artista che sul concetto di sofferenza e cura ha fondato la sua ricerca e che ha contribuito al progetto con un’intervista, Maria Amalia Cangiano e Loredana Galante che hanno realizzato due performance sul concetto del “prendersi cura”. A questi interventi si aggiungono una selezione di testi sul tema raccolti da Rebecca, a seguito della sua chiamata sui social, scelti e adattati dal drammaturgo Marco Romei e recitati dall’attrice Franca Fioravanti. L’opera sarà divisa in capitoli, seguendo idealmente un simbolico percorso di trasformazione interiore accompagnato dalle note di un brano inedito del pianista Emiliano Toso.
Di questo lavoro che non esito a considerare come un grande testamento spirituale, vi regaliamo in anteprima alcune immagini attinte dai backstage delle due performance realizzate da Maria Amalia Cangiano (Abbi cura di te) e Loredana Galante (In buone mani. Atto II: La promessa), in attesa della presentazione ufficiale de laGuaritrice nel prossimo mese di ottobre.

Loredana Galante, In buone mani. Atto II: La promessa, performance per laGuaritrice, Villa Bombrini, Genova Cornigliano. Foto Annamaria Pretelli

Chiudo questo ricordo, con le parole di Maria Rebecca, «non entrerò troppo nei dettagli di un’esperienza dolorosa e frustrante, a parte augurarmi che venga presto superata da nuove terapie meno invasive. Eppure c’è sempre qualcosa di mistico e rivoluzionario in ogni esperienza radicale, se si riesce a guardare oltre la malattia e il dolore, improvvisamente queste due cose mostrano un loro senso e si trasformano in opportunità di profonda trasformazione. La Natura soffre, gli animali si estinguono, lo spirito della terra si piega alla violenza dell’uomo, come si può pensare che l’uomo stesso non ne sia toccato? Se per un attimo si riesce ad allargare la visione oltre la propria individualità e i propri affetti ci si accorge che il tumore è la malattia corrispondente al nostro secolo, una persona su quattro in Europa muore di questa patologia mentre, in un solo giorno, 150 specie si estinguono per colpa dell’uomo, non è forse il tumore solo lo specchio interno di ciò che l’uomo fa all’esterno? Una distruzione silenziosa e irreversibile delle cose viventi. Uomini che estinguono altri essere viventi come cellule impazzite, i cui corpi vengono consumati da cellule malate che distruggono le cellule sane.
Improvvisamente la propria vita o la propria morte diventano una questione davvero di poco conto, se non nella presa di coscienza di dover dedicare ogni singolo attimo rimanente alla crescita spirituale di se stessi e del mondo».


Artista visiva, Maria Rebecca Ballestra (1974-2020), si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze e studia presso la Facultad de Bellas Artes di Granada (Spagna). Dal 1994 le sue opere sono state esposte in sedi internazionali, mostre collettive e personali, musei, gallerie e fiere d’arte e fanno parte di collezioni pubbliche e private, sia in Italia che all’estero. Ha frequentato seminari e workshop in diversi paesi europei ed extraeuropei tra cui il Museo Archeologico di Rethymno (Grecia), la Fondazione Picasso di Malaga (Spagna), il Museo della Ceramica di Barcellona (Spagna). Nel 2003 viene selezionata per partecipare alla Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo in Grecia e nello stesso anno vince la sua prima residenza per artisti presso il Museo d’Arte Contemporanea Europos Parkas di Vilnius in Lituania, a cui sono susseguite numerose altre residenze che hanno permesso all’artista di realizzare progetti interdisciplinari in varie parti del mondo, tra cui: Signal Fire (USA), Cambridge Sustainable Residency e Rhod (UK), Transnational Culture (Brasile), Sunhoo Industrial Design Innovation Park e CEAC (Chinese European Art Center (Cina), Sowing Seed e Global Art Village (India), Taipei Artist Village (Taiwan), Gozo Contemporary (Malta), Abetenim Village in Ghana (2012), solo per citarne alcune.
Maria Rebecca Ballestra ha sempre vissuto e lavorato in condizione nomadiche (ha visitato circa 65 paesi) facendo del viaggio il suo principale strumento di indagine. Accanto alla fotografia e alle installazione, agli interventi site-specific, le performances e i video, ha realizzato progetti transdisciplinari che enfatizzano aspetti ambientali e sociali, come nel progetto biennale Journey into Fragility (2012-14), orientato alla percezione del futuro in relazione ai cambiamenti climatici e ai molteplici interventi dell’uomo nell’ambiente naturale.
È l’ideatrice e curatrice del
Festival for the Earth (Festival per la Terra), che si alterna tra Venezia e il Principato di Monaco: un progetto artistico per la trasformazione sociale che mette a confronto le visioni sostenibili nell’arte e nella scienza attraverso un festival, della durata di due giorni, che mira a proporre al grande pubblico nuove possibilità di trasformazione, riflessione e modalità alternative per riformulare le problematiche ambientali.
Negli ultimi tre anni Maria Rebecca Ballestra è stata impegnata in un nuovo progetto artistico a lungo termine, Echoes of the Void, con cui ha investigato il significato geologico, culturale, spirituale e ambientale dei più grandi deserti del mondo.
Sta per essere presentato il suo ultimo progetto,
laGuaritrice, volto ad investigare il binomio sofferenza-cura, come “esperienza trasformativa radicale”.
www.rebeccaballestra.com

www.festivalfortheearth.com
https://laguaritrice.com/

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