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PALERMO | Museo RISO | 18 marzo – 22 maggio 2016

di GIUSEPPE ALLETTO

Al Museo Riso di Palermo è in corso la mostra personale dal titolo Manifesto dell’artista Paolo Troilo, curata da Bruno Corà. Il progetto espositivo, appositamente pensato per gli spazi recentemente rinnovati del primo piano di Palazzo Belmonte Riso, comprende venti opere di grandi dimensioni, alcune delle quali dedicate alla Sicilia. L’isola al centro del Mediterraneo è divenuta terra di adozione dell’artista pugliese che dal 2015 fa parte dell’Archivio S.A.C.S., lo Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia.

Paolo Troilo, palazzo Belmonte Riso, Palermo, allestimento facciata. Foto: Fabio Sgroi

Paolo Troilo, palazzo Belmonte Riso, Palermo, allestimento facciata. Foto: Fabio Sgroi

Nella mostra sono rappresentate tutte le principali direttrici di sviluppo del lavoro di Troilo dalla serie degli “sbandieratori” a quella dei “Pugni”, dalle figure “rannicchiate” alla serie dei “Luoghi”.
Prima di prendere in mano i pennelli, o meglio, prima di affondare le sue mani nel colore e immergersi nella materia pittorica come in un abluzione purificatrice, Troilo aveva lavorato nel campo della pubblicità. Il suo passato da pubblicitario (costellato da premi e riconoscimenti) è ancora oggi riscontrabile nella capacità innata di creare immagini secche, crude, caratterizzate da pochi elementi, capaci altresì di evocare un ampio ventaglio di associazioni significanti.

Paolo Troilo, res publica estate 2014, entrambi acrilici su tela dipinti con le dita da collezioni private. Foto: Fabio Sgroi

Paolo Troilo, res publica estate 2014, entrambi acrilici su tela dipinti con le dita da collezioni private. Foto: Fabio Sgroi

Se dovessimo trovare un riferimento per la pittura di Paolo Troilo cercando tra i maestri antichi non sarebbe affatto giusto citare per primo Michelangelo come si è sempre tentati di fare. Il processo del “levare”, proprio dello scultore del marmo, viene sostituito da Troilo con un “mettere”, con un vero e proprio “appiccicare” il colore sulla superficie del supporto. Così ad un’azione sottrattiva Troilo risponde con un’operazione eminentemente “additiva”.

La forza, sempre “contenuta” nel raggiungimento di un equilibrio “sublime” che costituisce l’acme dell’espressione inarrivabile di Michelangelo, sembra declinarsi in Troilo in un’energia ormai esplosa, sul punto di dissolvere la forma; un’energia che appare ormai interna ed esterna allo stesso tempo. Così la scrittura pittorica dell’artista pugliese fa pensare più all’energia espansa delle opere di un Rubens che alla tensione insostenibile ma trattenuta che anima dal profondo le candide membra degli eroi michelangioleschi. Come nel gigante fiammingo in Troilo il dinamismo delle figure sembra spandersi e animarsi talora in contrasto talaltra all’unisono con l’elettricità dell’atmosfera che le circonda e che esse stesse contribuiscono a determinare.

Palo Troilo, allestimento Museo Riso, Foto: Fabio Sgroi

Palo Troilo, allestimento Museo Riso. Foto: Fabio Sgroi

Non ci si lasci ingannare dal bianco e nero dei dipinti, il quale costituisce una palette molto più “coloristica” e pittorica che scultorea. I protagonisti delle tele di Troilo non sono mai isolati dallo spazio o dal fondo come nella pittura di Michelangelo ma vibrano, vivono e sembrano perdere peso e materia nell’incontro/scontro con lo spazio. Volendo fare un ultimo, ardito paragone con il passato, la visione “atmosferica” di Troilo è più vicina ai modi pittorici veneti e giorgioneschi piuttosto che all’austera opzione disegnativa dei “fiorentini”.

Troilo, come in una narrazione magica, sembra insufflare l’anima alle sue “creature” servendosi della punta delle proprie dita. L’atto del dipingere con le dita non è di certo una novità, nè tantomeno è detto che una novità presa di per sé costituisca sempre e comunque un fattore positivo. Già antichi maestri, su tutti Leonardo Da Vinci, impiegavano i polpastrelli per stendere il colore quasi fosse una crema. Ciò che rende interessante l’uso delle dita da parte di Troilo non è dunque quello di costituire una pseudo-novità bensì il valore “concettuale” intrinseco che questo atto può assumere essendo compiuto oggi, all’inizio del XXI secolo. Troilo vive, come tutti noi, nell’epoca degli smartphone, degli Iphone e del “touch screen”. Questo periodo storico, nonostante l’appello al “touching” e al consumo bruciante delle sensazioni nasconde la vocazione a una sempre crescente virtualizzazione di ogni aspetto della quotidianità e dell’esistenza.. Troilo sembra così rispondere con le sue dita che mutano in pennelli, con le sue braccia che si fanno vettori di senso, con le sue mani che diventano “creatrici”, alla smaterializzazione sempre più imperante nel nostro tempo. Egli oppone alla freddezza degli schermi una corporalità fremente.

Paolo Troilo, senza titolo e opera 54, entrambi acrilici su tela dipinti con le dita, da collezioni private, Foto: Fabio Sgroi

Paolo Troilo, senza titolo e opera 54, entrambi acrilici su tela dipinti con le dita, da collezioni private. Foto: Fabio Sgroi

I corpi dipinti da Troilo diventano sinopia degli effetti devastanti del proprio mondo interiore nonché della realtà che ci circonda e che spesso ci opprime. Il corpo diventa nella sua poetica strumento, soggetto e perfino obiettivo della ricerca artistica. Egli sembra indicare allo spettatore che non nella mente bensì nel corpo risiede il nostro sapere più profondo.

Paolo Troilo. Manifesto
a cura di Bruno Corà

18 marzo – 22 maggio 2016

RISO museo d’arte contemporanea della Sicilia
Palazzo Belmonte Riso
Corso Vittorio Emanuele 365, Palermo

Info: +39 091 587717 – +39 091 320532
museo.riso.bci.uo2@regione.sicilia.it
www.palazzoriso.it

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