MILANO | Palazzo Reale | 7 febbraio – 27 settembre 2020
di MATTEO GALBIATI
Non è un caso che l’appellativo di “Caravaggio francese” contraddistingue, nella storia dell’arte, come se fosse un codice identificativo o di appartenenza (in realtà quasi un torto che ne comprime l’ampia originalità e la singolare autonomia), la vicenda umana e artistica di Georges de La Tour (1593-1652), il quale ha fatto della luce l’elemento protagonista evocativo e costituente delle sue opere. La luce, a differenza di quella del maestro italiano, che resta esterna l’immagine, lontana, quasi soprannaturale nella sua lettura, sublime e potente nell’elevare la semplicità del vero, in La Tour è concreta, dichiarata nella sua sorgente. Potremmo dire appartenga, senza teatralità e senza enfasi, all’umana realtà. La spettacolare suggestione che creano le sue opere deriva, ai nostri occhi, proprio da quelle flebili candele, le cui fiamme pronunciano la grandiosità della verità che si manifesta, spesso, fin dal più profondo della densità oscura del buio.
Non senza ricercati e voluti virtuosismi (come il celare la sorgente luminosa, negandone la visione, perché lasciata nascosta pur presente nel campo pittorico) con cui enfatizza ulteriormente i riflessi delle parti illuminate, La Tour ci porta dentro ad una realtà capace di sottolineare, secondo una logica appartenenza reciproca, il mistero trascendente che suscita e la concretezza effettiva di quel vero che è dell’uomo, risolvendoli nella sua narrazione dipinta.
La potenza della complessa semplicità dell’artista francese è restituita dalla grandiosa mostra – attributo che volentieri utilizziamo senza rischiare di essere enfatici – che è ospitata nelle sale di Palazzo Reale a Milano e che, grazie alla produzione congiunta del Comune e di MondoMostre Skira, permette un ritorno esaustivo e completo di La Tour nel capoluogo lombardo dopo il successo della mostra “natalizia” proposta da Palazzo Marino nel 2011.
Georges de La Tour. L’Europa della luce è, di fatto, una mostra di eccezionale portata perché consente ai suoi visitatori di poter leggere la peculiarità distintiva del maestro francese in un percorso che, vantando la presenza di ventotto capolavori a fronte di 40 di opere considerate come autografe, rendono il progetto milanese una tra le monografiche di maggior rilievo a livello internazionale. Una mostra che, dopo diversi anni di gestazione, preparazione e organizzazione, delizia il pubblico, ma che diventa anche punto fermo per gli studi su questo artista, la cui vicenda biografica e artistica deve ancora essere definita con esattezza, condividendo con Caravaggio, per una coincidenza di destini, un lungo oblio e una riscoperta “recente” avvenuta solo nel XX secolo.
I cospicui prestiti internazionali – ricordiamo che nessun museo italiano vanta il possesso di un’opera del maestro francese – portano allo sguardo del visitatore tanto i celeberrimi notturni, quanto le, forse meno conosciute ai più, opere diurne in cui la verità stessa vista nel buio e nell’oscurità qui divampa in tutta la sua spietata schiettezza.
Quello che traspare, dalla complessa articolazione delle sue immagini, è un’eccezionale sensibilità nei confronti di un naturalismo – evidente nella sua matrice seicentesca – che ha acquisito la forza di una personalissima declinazione di temi e modi del suo tempo e, uscendo da una certa “maniera” diffusa, senza trasgredire dalla “norma” della novità della pittura a lui contemporanea, ha conseguito quella singolarità che diventa unicità. E, quindi, eccellenza.
Accanto alle opere di La Tour (evidenziate da pannelli rossi) si possono leggere, per confronto, anche una serie di dipinti (evidenziati da pannelli grigi) di maestri del suo tempo che amplificano il contesto culturale europeo di quel tempo. La lista di nomi vanta la presenza di autori fondamentali come Trophime Bigot, Paulus Bor, Adam de Coster, Frans Hals, Jan Lievens, Carlo Saraceni, Jan van Bijlert e il noto Gerrit van Honthorts (il Gerardo delle Notti detto all’italiana).
Una menzione particolare va riservata al catalogo edito per l’occasione, che diventa, per la qualità e la completezza degli apporti scientifici e l’aggiornamento sugli studi su La Tour, la più aggiornata monografia a lui dedicata, quasi un vero e proprio catalogo generale.
La mostra, eccezionalmente prorogata al 27 settembre, per le disposizioni legate al Covid-19 è visibile solo su prenotazione, un piccolo sforzo in più, ma che vale la bellezza e la meraviglia che suscitata la visita nel riscoprire in modo così ricco ed esaustivo la testimonianza di questo eccezionale, grande artista.
Georges de La Tour. L’Europa della luce
a cura di Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon
comitato scientifico composto da Pierre Rosenberg (già direttore del Louvre); Gail Feigenbaum (direttrice del Getty Research Institute), Annick Lemoine (direttore del Musée Cognacq-Jay)
promossa e prodotta da Comune di Milano; Palazzo Reale; MondoMostre Skira
catalogo Skira
7 febbraio – 27 settembre 2020
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12, Milano
Orari: nuovi orari dal 28 maggio giovedì 11.00-22.30; venerdì, sabato e domenica 11.00-19.30; festivo 15 agosto 11.00-19.30; audioguida inclusa nel biglietto in forma di App scaricabarile dal 30 maggio negli store Apple e Google inserendo il titolo della mostra; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Per accedere a Palazzo Reale è necessaria la prenotazione, anche per le mostre gratuite, e il preacquisto. Consultare sempre la sezione Biglietti e Prenotazioni
Info: www.palazzorealemilano.it
www.georgesdelatourmilano.it