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VENEZIA | A PLUS A Gallery | Fino al 26 marzo 2023

di FRANCESCO FABRIS

L’esordio stagionale della veneziana A Plus A è una raffinata collettiva concepita, ragionata e stesa e a quattro mani con Edoardo Monti, che cura l’esposizione.
Phantom Brush, titolo di una delle opere esposte da Alyssa Klauer (1995, Usa), è il filo attorno al quale si dipana la vivida immagine che lega i lavori in mostra. La fallace sensazione della permanenza di un arto dopo la sua perdita, quella mantenuta percezione della sua sagoma e del volume, quasi del solletico che ne deriva, è una cifra indovinata e volutamente provocante che abbandona l’osservatore alla ricerca della traccia che è stata lasciata dalla mano dell’artista, che si limita ad aleggiare dopo il gesto sul supporto.
L’indagine, tutta di senso e significato, non può che compiersi abbandonandosi ai territori dell’intimo e del psicologico, quasi dell’ancestrale.
Le contenute dimensioni delle opere – salvo qualche eccezione – inducono a coltivare una perdita di ragione, un abbandono alla forza centripeta dei lavori che richiamano lo spettatore ad una vicinanza anche fisica per cogliere, delle effimere forme, i tratti celati dalle epifanie di senso.

Veduta della mostra Phantom Brush, Alyssa Klauer, Hannah Tilson e Danilo Stojanović, courtesy A plus A Gallery. Ph. Clelia Cadamuro

Tre gli artisti in mostra, diversi per estrazione, provenienza geografica, intuizione e poetica. Hannah Tilson (1995, UK), Alyssa Klauer (1995, Usa) e Danilo Stojanović (1986, Croazia) appartengono ad un mondo comune che ha come tratto distintivo quello di essere “altro” da quello che ci circonda, purtroppo stretto nella sua mediocre immediatezza, concentrato sulla traccia visibile, sordo ai percorsi di senso ed agli smarrimenti raggiunti con l’intuito.
L’orchestra di senso e sensibilità che i tre conducono ha, in realtà, origine nella lucida intuizione di una delle gallerie più vivaci del panorama contemporaneo veneziano che si è lasciata guidare dall’estro di Edoardo Monti, collezionista e curatore di prim’ordine, vero deus ex machina di Palazzo Monti, un contenitore suggestivo nel centro di Brescia ove si alternano residenze d’artista, confronti e dialoghi tra artisti, artigiani ed istituzioni, ed in cui prendono vita quelle traiettorie di senso, di assonanze o rudi opposizioni che, da sempre, rendono le mostre collettive qualcosa di decisamente superiore alla mera somma algebrica delle opere esposte.

Hannah Tilson, Vivacity, 2022 pigment in binder on watercolour paper 76×107 cm

Con generosa disponibilità Monti ci ha raccontato come l’esposizione presso gallerie di livello, come in questo caso, chiuda un cerchio ideale che nasce con l’individuazione dell’artista, il sostegno alla sua creatività, la ricerca post residenza di una sua collocazione di senso che, come nel caso di Phantom Brush, gli artisti sembrano indovinare da soli, con il semplice aiuto di rabdomanti del gusto e del significato come galleristi e curatori di livello.
L’universo “altro” e sommerso che continua a manifestarsi pur dopo il gesto artistico è declinato con forte e distinta personalità dagli artisti coinvolti.
L’indagine sulla persistenza dell’essere, stretto dentro trame visive e di significato, è raggiunta da Tilson attraverso una serie di autoritratti di diverso formato, pattern e colore, in cui l’elemento centrale è la possibilità di cogliere l’espressione dell’artista e, al più, la capigliatura sulla quale richiama l’attenzione. Gli stati dell’essere ritratti, però, spaziano tra le emozioni e le suggestioni più varie, e rimangono volutamente intrappolati entro “schemi visivi” che oltre a richiamare l’origine britannica di Hannah, creano volutamente reticoli di segni, tinte e saturazioni entro le quali perdersi per indagare l’intimità di chi si è ritratto.

Hannah Tilson, Cowmouflage, watercolour ink on watercolour paper, 97×67 cm

Altro, decisamente, l’universo di intimità biografica in cui ci conduce Alyssa Klauer. Lontano da immagini riconoscibili, il racconto personalissimo è qui frammentato in soluzioni materiche con tinte sature ma trasparenti, a narrare stratificazioni impalpabili e non compiute di vita, di materia, di carne. Klauer, in Phantom Brush (come detto, sua l’opera che reca il titolo) ci parla dell’insondabile, di dimensioni della memoria e dell’intimità, dell’essenza e dell’individualità. L’artista americana elabora, in questo ciclo di lavori, il frutto dell’esperienza autobiografica legata al concetto di “Queer Time”. Uno stato onirico, sfuggente e subconscio ove le esperienze incompiute di individui queer condotte prima del loro coming out hanno lasciato sospesi ed incompiuti brandelli di fanciullezza, adolescenza e non raggiunta maturità che letteralmente stratificano il supporto, inducendo chi osserva a calarsi nello sforzo di riconoscere ciò che ancora è celato.

Alyssa Klauer, Phantom Brush, 2022, oil on canvas, 30.48×22.86 cm

In Stoianovic, conosciuto a Venezia per la sua frequentazione accademica e di vita, l’universo alieno si manifesta in tratti solo apparentemente antropomorfi, realistici anche se mostruosi. La scelta della luce come del colore, di una liquidità lagunare e crepuscolare in cui ambientare evocazioni surrealiste, gotiche e fantastiche ci spinge ad una perdita di “lucidità” che giova al ritrovamento del senso. Lo straniamento di ambientazione ci parla di una “sopravvivenza” del Phantom Brush nel nostro macilento quotidiano, che se osservato da vicino, proprio come le piccole opere dell’artista croato, perde certezza, subisce il fascino perturbante dell’ignoto, ci racconta – con un personalissimo alfabeto – le persistenze magiche che siamo soliti nascondere con l’illusione di perderle.

Danilo Stojanović, Loose Grip, 2023, oil on canvas, 21×27 cm

 

Phantom Brush. Hannah Tilson, Alyssa Klauer e Danilo Stojanović
a cura di Edoardo Monti

A plus A Gallery
Calle Malipiero, San Marco 3073 Venezia

Info: +39 041 2770466
info@aplusa.it
https://aplusa.it/

 

 

 

 

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