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ROMA | GALLERIA RICHTER FINE ART | 13 APRILE – 28 MAGGIO 2021

di FRANCESCO PAOLO DEL RE

Isole, dalla pittura alla scultura e ritorno: sono il perimetro narrativo entro il quale sceglie di orientarsi la ricerca artistica di Luca Grechi, viaggiatore inesausto nelle regioni dell’arte, alla sua terza personale nello spazio romano di Tommaso Richter. Il sodalizio tra il gallerista capitolino e l’artista di Grosseto dura ormai da anni e ha permesso, al pubblico che ha seguito le mostre fatte insieme, di conoscere varie declinazioni del lavoro di Grechi. L’artista ora ha in cantiere una serie di nuove sculture di cemento e pigmenti, chiamate appunto Isole, che usciranno dallo studio nell’autunno prossimo. Qui le evochiamo, benché non siano ancora state esposte, perché nell’elaborazione della mostra Mi frulla in testa un’isola, allestita fino al 28 maggio 2021, sono in qualche modo presenti, come un’evocazione o un presentimento.

Richter Fine Art, Luca Grechi, Mi frulla in testa un'isola, photo credits Giorgio Benni

Luca Grechi, Mi frulla in testa un’isola, veduta della mostra da Richter Fine Art, photo Giorgio Benni

L’attitudine pittorico-scultorea di Luca Grechi o, per meglio dire, la sua capacità di esplorare forme plastiche oltre i territori specifici della pittura era già stata saggiata in modo eloquente nel 2017 in occasione di C’è una volta, la prima personale dell’artista alla Galleria Richter. La scelta fatta successivamente con il gallerista è stata quella di privilegiare singoli aspetti della ricerca di Grechi (in particolare il disegno, presentato in modo installativo nel 2019, con la personale Apparire e l’installazione ambientale del 2020, proposta nella collettiva Due quadri e un tavolo), fino a tornare alla manifestazione piena di una pittura non solo bastante a se stessa, ma anche capace di abitare il luogo che la ospita con la consapevolezza di averlo esplorato con diversi approcci e in diversi aspetti. Ecco allora che la protagonista, stavolta, nello spazio di vicolo del Curato è la pittura, soltanto la pittura: quattro tele di grandi dimensioni realizzate dal 2019 al 2021.

Richter Fine Art, Luca Grechi, Mi frulla in testa un'isola, photo credits Giorgio Benni

Richter Fine Art, Luca Grechi, Mi frulla in testa un’isola, photo credits Giorgio Benni

La pittura di Luca Grechi ambisce a configurarsi come un territorio autonomo, slegato dalla realtà e tanto più dall’umano, in cui l’accadere del fatto pittorico risponde a regole peculiari e proprie, prescindendo persino dal ruolo dell’artista, che si fa medium più che autore, lasciando parlare il dipinto più che la sua soggettività. Autonoma come un’isola, consapevole dei suoi confini e capace di trovare in questo limite l’opportunità della scoperta di sé: così è questa pittura, nel suo essere esperienza di un limite. “L’isola – racconta Grechi – è un raccoglimento, anche umano, intellettuale, il luogo dove c’è un confine, dove ognuno capisce i propri limiti e dove scopre se stesso”. L’atto del dipingere, dunque, assomiglia a un viaggio avventuroso verso questo territorio dell’immaginazione e, allo stesso tempo, rimanda al tentativo di tenere un diario del transito, una mappa della scoperta, un trattenere attraversando che è quasi un farsi setaccio da parte del pittore, un alambicco di tracce sottili e preziose, che sono il premio per chi sa cercare. “L’idea di fondo – prosegue l’artista – è legata alla quiete, alla pace, in questo tentativo di vedere al di là del confine e dell’orizzonte”.

Richter Fine Art, Luca Grechi, Mi frulla in testa un'isola, photo credits Giorgio Benni

Luca Grechi, Mi frulla in testa un’isola, veduta della mostra da Richter Fine Art, photo Giorgio Benni

Da molti anni Luca Grechi fa un lavoro sulla sottrazione, che riguarda il segno, la stratificazione e l’aspirazione a un’essenzialità, condotto per mezzo di velature e campiture della superficie, cercando di dominare nel profondo l’alchimia della materia pittorica. Il percorso di avvicinamento a un ideale altrove insulare è un processo di rarefazione dunque e, nella mostra, sembra condurci a ritroso. Incipit, il primo dipinto che si incontra nel percorso espositivo, è infatti l’ultimo realizzato, nel 2021. In esso, sovrapposti su livelli successivi via via parzialmente cancellati e inglobati con un’attitudine simile a quella che trasformava in palinsesti gli antichi manoscritti, si danno, in un equilibrio complesso e variegato di cromie e gesti, segni di un dipingere disegnando.

Stesso respiro, stesso cimento gestuale in Non ti nascondere (2019), dove sono più affioranti gli abissi e si fa meno presente la superficie. Nel suo oceano galleggiano linee e segni pittorici che restano visibili nella loro gestualità, nonostante come onde le cancellature si siano abbattute su di essi, rendendone il tracciato più incerto e a tratti evanescente.

Richter Fine Art, Luca Grechi, Mi frulla in testa un'isola, photo credits Giorgio Benni

Luca Grechi, Mi frulla in testa un’isola, veduta della mostra da Richter Fine Art, photo  Giorgio Benni

Affiorano in entrambi i casi memorie di fiori, forse, o di piante, osservazioni ventose nell’estensione del paesaggio, ma nella pittura di Grechi non importa la nomenclatura né l’etichetta, non c’è posto per la definizione né per la rappresentazione; come per effetto di una dimenticanza progressiva e inesorabile, le cose del mondo si fanno lontane, risacca o eco ormai ridotta a un sussurro. Il segno e il colore sono sostanza di una trasformazione; vengono annullati, si modificano e a volte riemergono, ma con un sapore nuovo.

Si va verso l’essenzialità e nel respiro lungo trattenuto del dipinto Fare mentre succede (2020) si dispiega in maniera programmatica tutto il cimento dell’artista. Su una superficie rosa marmorizzata che tende alla monocromia dà esibizione di sé una pittura ancorata profondamente al processo del suo farsi, al suo stupore imprevedibile, “alla trasformazione di quello che succede mentre lo stai facendo”, spiega Grechi.

Succede così che, a partire da uno stimolo iniziale che si smemora, il lavoro si trovi a procedere assecondando e accogliendo intuizioni e segnali propri del fare pittura, che si manifestano strada facendo. “Mentre fai – prosegue l’artista – accadono cose che tu segui con tempi precisi, per arrivare a quella essenzialità, a quella idea quasi di non fare pittura, come se nessuno ci avesse messo le mani”.

Annullare la pittura facendo pittura, il pittore-medium, l’accadere del visivo che ci abita come un’isola. Non potrebbe – azzardiamo – non essere monocroma questa sintesi. Aerea, liquida o magmatica, è comunque sintonizzata verso una condizione di fluidità nella quale distinguere segno da segno sarebbe ozioso, perché la materia è tutta unita in un equilibrio faticosissimo e necessario, unitamente fluente, in una qualità immersiva e totalizzante.

Richter Fine Art, Luca Grechi, Un blu sopra le cose, mixed media on canvas, 190x150cm, 2019

Richter Fine Art, Luca Grechi, Un blu sopra le cose, mixed media on canvas, 190x150cm, 2019

Non si potrebbe togliere nulla, nell’offerta di Un blu sopra le cose (2019); persino il superfluo è necessario e necessariamente dilavato, eroso, sottoposto alle intemperie, lenito come cicatrice vecchia. Ogni elemento è portante nella “sintesi totale” che Luca Grechi cerca di ottenere attraverso la stesura accogliente di gradi campiture, sospese tra reminiscenza e presagio. Siamo finalmente nel luogo in cui “cerchi di tirare fuori tutto quello che c’è stato ma con un silenzio nuovo”, per dirla con le parole dell’artista.

 

Luca Grechi. Mi frulla in testa un’isola

Fino al 28 maggio 2021

Galleria Richter Fine Art
Vicolo del Curato 3, Roma

Info: info@galleriarichter.com

www.galleriarichter.com

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