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a cura di Sponge Arte Contemporanea

Sguardo Contemporaneo intervista Novella Guerra

Scelti tra gli INDEPENDENTS di ArtVerona 2014, Sponge ArteContemporanea per l’ottavo appuntamento de L’occhio di Sponge chiama all’appello Sguardo Contemporaneo e Novella Guerra.
Annalisa Cattani racconta come è riuscita a trasformare la sua casa, in una residenza d’arte. Uno spazio di ricerca, profonda ed impegnata nelle campagne di Imola. Un’altra testimonianza che vede la provincia sfruttare la cultura come forza detonatrice e trasformare un luogo delocalizzato in centro nevralgico.

Novella Guerra, veduta
Partiamo dall’inizio. Quando nasce Novella Guerra e come mai questo nome? Chi sono i fondatori e quale la vostra formazione?
Novella Guerra nasce ufficialmente l’11 giugno 2011 con una collettiva. L’idea è partita da me. Da tempo cercavo una casa che diventasse sia l’abitazione della mia famiglia che uno studio condiviso, fino a divenire un vero e proprio luogo di incontro. Da anni lavoravo, e lavoro, in collaborazione con l’associazione di artisti e curatori Darth ed è con loro che è stato organizzato il primo evento che si presentava così: Il sentiero davanti alla scuola. Una collettiva di artisti italiani per inaugurare un luogo dedicato alla ricerca artistica all’insegna dell’informalità. Il progetto parte da un sogno, il sogno di trovare un “locus amoenus” dove poter riscoprire il piacere dell’incontro, dello scambio e della residenza. Il nome è quello di mia madre, Novella Guerra, scomparsa il 21 gennaio del 2000, è a lei che questo luogo è dedicato, alla sua memoria e a tutta l’energia che mi ha trasmesso. Nessun compianto però, anzi piuttosto un “rituale” per mettersi in gioco, per non dimenticare, per non cadere nella rimozione, creando piuttosto un “talismano” con il quale affrontare chi sei stato e chi vuoi essere. Il dolore è strano, quando lo vivi muove poco, quando è grande produce poche lacrime, anzi a volte le blocca per anni, crea un’eco, amplifica e diffonde i rumori di fondo rendendoli vibrazioni e non più testi. Se tuttavia lo si “abita” smette di essere “spazio” di smarrimento e diventa un luogo familiare, dal quale si può attingere “sognando sapendo di sognare”, come sosteneva Nietzsche. Nel mio caso il dolore è stato abitato e rivestito, trasformato in un progetto che ha portato alla creazione del centro residenze Novella Guerra. Questa casa ha gettato le basi per un sogno, il sogno di trovare uno spazio di pausa, di incontro, ma soprattutto un luogo di RESISTENZA culturale al fine di promuovere forme di arte e di sostenibilità indipendenti.

Elisa Vladilo, La casa che respira, site specific permanente
Per quanto riguarda la mia formazione, sono un’artista che si è formata all’Accademia di Belle Arti di Bologna, con il corso di Pittura di Concetto Pozzati e, contemporaneamente, mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere specializzandomi in Germanistica e linguistica sempre a Bologna. In seguito ho vinto un dottorato in Retorica e Teoria dell’Argomentazione all’Università di Torino e poi un Postdottorato in Arti Visive al Dams di Bologna terminato con un periodo alla Columbia University di New York frequentando un corso di Gender Culture and Communication. Dal 1997 ho esposto in diversi spazi pubblici nazionali e internazionali e ho collaborato con diverse gallerie tra le quali la Fabia Calvasina di Milano e in particolare, per svariati anni, con la Luigi Franco Arte Contemporanea di Torino, diretta da Giorgina Bertolino di A.Titolo. Da diverso tempo, tuttavia, la tipologia di lavori intrapresi mi ha portato a collaborare maggiormente con spazi pubblici e pubbliche amministrazioni, per potere realizzare progetti di arte partecipata. La mia ricerca si è poi sviluppata anche grazie al dialogo e alla condivisione dei miei progetti con molti critici e curatori, così come artisti e artisti curatori. Una delle esperienze più incisive all’interno del mio percorso è senza dubbio l’aver preso parte al progetto Oreste subito dopo aver finito l’Accademia. Questa esperienza, e la filosofia portata avanti dal gruppo, è stata caratterizzante ed è diventata un percorso vocazionale che continua con Novella Guerra e cerco di portarne avanti la filosofia. Da diversi anni collaboro anche con undo.net e con Radio Città del Capo di Bologna.

Petri Paselli, COmpianto, Installazione site specific, Novella Guerra permanente, 2013
Perché creare un luogo di condivisione dell’arte in un casolare a Imola? Quali gli obiettivi?
Il luogo è venuto a coincidere con Imola perché è la mia città e qui volevo trovare una casa in campagna per la mia famiglia. Questa scelta poi si è allargata ad un bisogno di vivere e condividere in modo più profondo la mia ricerca. Fondamentalmente era a mio parere necessario creare un luogo non solo espositivo, ma soprattutto di sosta, di familiarizzazione, un luogo che desse spazio alla ricostruzione di un linguaggio condiviso e non solo a ripetitivi rituali e formalismi, che facesse ,si, tesoro degli incontri fatti con addetti ai lavori, ma soprattutto con amici di provenienza ampia, sulla precedente falsa riga di Oreste.

Cosa vi differenzia dalle altre pratiche di residenza in Italia? Come viene gestita la programmazione delle residenze e come avviene la scelta degli artisti da coinvolgere?
Non credo di riuscire a tessere le differenze tra Novella Guerra e le altre residenze che in questi anni sono proliferate in Italia. Sicuramente l’intento non era quello di creare semplicemente un luogo espositivo decentrato, bensì un luogo che trasformasse il concetto di “spazio” e “posto” in una pratica impegnata, ma anche familiare della ricerca. Aristotele annovera tra i tre elementi fondamentali per l’Ars retorica Ethos, Logos e Pathos, intendendo con ethos la credibilità, con logos il processo concettuale e con pathos la mozione dei sentimenti. Se prendiamo questi stessi ingredienti, anche per valutare per sommi capi la ricerca artistica, si può affermare che in questi anni sia prevalso un Ethos molto superficiale fatto di mordi e fuggi e passaparola, più o meno istituzionalizzati. Per quanto riguarda il Pathos, in genere si ha un certo timore a mostrare sia nell’opera che nei rapporti un’aperta mozione dei sentimenti. Per quanto concerne il Logos infine prevale, a mio parere, una pratica formale dell’idea, della concettualità che la trasforma in esercizio di stile. Per poter rimettere insieme questi elementi tuttavia non basta farne teoria, ma occorre ricreare una pratica del dialogo, della condivisione, del confronto, che può partire solo da cenacoli osmotici che ricreino la “necessità” del creare dei percorsi di senso, che facciano dell’arte una fucina di valori immateriali nuovi.

Fabrizio Rivola, installazione site specific permanente, -Well-
Per quanto riguarda la programmazione, o meglio l’impostazione, trattandosi di un luogo non profit di resistenza culturale, la programmazione pur cercando di mantenere una sua regolarità scandita da un evento ogni mese e mezzo-due mesi, si fonda sulla necessità nelle sue varie sfaccettature. Gli artisti vengono a volte invitati, altre si possono proporre. Si cerca di negoziare con loro il periodo ed eventuali variazioni nella massima elasticità. A volte alcuni eventi precedono altri perché più “necessari” come messaggio, come è accaduto allo “stand up” in favore del CRAC Cremona, improvvisamente chiuso in modo incomprensibile: si rendeva necessario un immediato messaggio da parte di un’ampia fetta della comunità artistica. Necessità può essere anche la durata più o meno dilatata di un workshop che altera la programmazione, come è successo quest’estate in cui i due laboratori che dovevano concludersi a settembre sono ancora in atto.

Altro criterio la “familiarità” fin dalla mostra di apertura in cui ogni artista invitato dai membri di Darth allargava il cerchio delle relazioni invitando a sua volta un amico artista, le relazioni personali sono alla base delle scelte. Lo scopo è creare percorsi che si arricchiscano vicendevolmente proprio per il fatto di dare forma tangibile a un invito amichevole che vuole essere l’inizio di nuovi dialoghi artistici e intellettuali. La base “familistica” e non familiare in Italia ha spesso portato a scelte molto discutibili, ma ciò che le rende ancora più discutibili e’ dichiarare tali scelte oggettive e come tali meritocratiche. Nel nostro caso riteniamo che nell’implosione e nell’entropia postmoderna non ci sia troppo spazio per l’oggettività e non abbiamo la pretesa di fornirne uno spaccato artistico, piuttosto dichiariamo l’intento di mettere insieme persone con un percorso credibile, che si stimano, allargando il cerchio a poco a poco creando altre relazioni di stima e confronto, in cui mettersi in gioco all’insegna della familiarità.

Elisa Vladilo, La casa che respira, site specific permanente 1
Novella Guerra nasce come luogo di “resistenza” volto alla promozione di nuove forme d’arte, in che modo si attiva questo processo e come dialogano le opere realizzate site specific con il contesto in cui vi trovate?
In parte ho già risposto a questa domanda attraverso il concetto di necessità, ma può essere interessante ampliarlo. Novella Guerra non promuove tanto nuove forme di arte, piuttosto cerca di recuperare un modo di fare arte che crei continuità e percorsi tracciabili nel corso degli anni, creando dialogo e dialettica. La resistenza si articola dunque ad ampio raggio nei confronti di una mancanza di strutture, fondi, partecipazione, linguaggio condiviso, etc e il fronte coinvolge tutti nessuno escluso. Da un lato, è vero che i fondi per la cultura sono insufficienti, che le istituzioni mancano, che il pubblico non è formato, ma è altrettanto vero che la ricerca artistica accademica è spesso completamente avulsa dalla ricerca militante, tanto da perdere completamente i termini della definizione di critico, curatore, artista, artista curatore, display curatoriali, display artistici, spazi deputati e non… Per il momento la resistenza di Novella Guerra ha fatto breccia nelle maglie della ricerca di molti artisti che con disponibilità hanno sostenuto e legittimato il luogo Al contempo si è creato grazie alla ricerca svolta un rapporto collaborativo e proficuo con i musei cittadini con i quali è stato avviato un grande progetto per l’anno in corso, in occasione della celebrazione del Settantesimo della Resistenza Partigiana, in occasione del quale sono stati attivati 30 laboratori in numerose scuole del territorio al fine di ridare voce ai monumenti e alla toponomastica cittadina, alla luce di una rivisitazione emotiva e cognitiva della memoria. Per quel che riguarda infine gli interventi site specific al momento abbiamo, in ordine sparso, quello di Stefania Galegati, quello di Chiara Mu, di Fabrizio Rivola, di Elisa Vladilo, di Amanda McGregor, di Petar Stanovic, di Petri Paselli e del Museo Micro Collection. Lavori ancora in progress come quello di Elena Cologni, Sabrina Muzi e Francesca Bertazzoni. Diciamo che tutti hanno creato un intervento sviluppato dialetticamente in accordo con il luogo e con l’esperienza vissuta durante la residenza. Inaspettatamente però una caratteristica li unisce tutti, si tratta fino ad ora di lavori che non sono restati come tracce, ma come presenze vive che creano la necessità della cura, del “prendersi cura” di essi, perché fatti con piante, sezioni di prato, legno da trattare, rammentandomi nella pratica quotidiana, il passare le tempo, la necessità del riprendere i contatti… In breve sono diventati dei termometri di relazioni, chiaro segno programmatico che il luogo si è dato, al di là della nostra singola volontà.

Chiara Mu, infinity watching (osservatorio per l'infinito), installazione site specific, Novella Guerra, 2014
Spesso si rileva la mancanza di un pubblico che non sia solo di “addetti ai lavori”. Chi sono i fruitori dei progetti organizzati da Novella Guerra e in che modo cercate di interagire con loro?
Io in realtà non rilevo tanto la mancanza di pubblico, ma la mancanza di argomenti tra gli addetti ai lavori, o meglio la mancanza di occasioni per argomentare, quindi vedo davvero di buon grado il fatto che addetti ai lavori si incontrino e parlino tra loro a lungo. Comunque per quanto riguarda la fruizione: sicuramente addetti ai lavori, ma anche tanti amici e amici di amici e amici di amici di amici, così come studenti e tanti bambini figli di amici e di amici di amici, e anche sconosciuti, in un primo tempo i vicini di casa, che però anche attraverso Novella Guerra, sono diventati amici con la A maiuscola, con cui condividiamo molte cose in più di prima. Ci si prende cura del pubblico sia con giornate di studio che con un’interazione stretta, ma piacevole e divertente, avendo cura di presentare i progetti rendendoli condivisibili. Ogni evento si conclude poi con cene conviviali che si chiudono tirando tardi insieme.

Chiara Mu, infinity watching (osservatorio per l'infinito), installazione site specific, Novella Guerra, 2014
Quali sono le a spettative per i prossimi progetti?
Abbiamo in corso il progetto io vedo io guardo inaugurato all’interno di Rebirth in collaborazione con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e l’intenzione è quella di portarlo avanti e di articolarlo. Il progetto Quando un posto diventa un luogo per il 70mo anniversario della Resistenza vedrà Novella Guerra promotrice e creatrice di uno sguardo sulla storia partecipato e diffuso. Ci saranno poi nuove residenze e grazie alla collaborazione con i Musei e ad alcuni assistenti, si sta lavorando per allargare la fruizione del luogo, così come alla strutturazione di stage per studenti e si sta pianificando una pubblicazione.

Info: novellaguerra.blogspot.com

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