Non sei registrato? Registrati.
MILANO | Dep Art Gallery | 8 settembre – 22 dicembre 2020

di MATTEO GALBIATI

Tre anni dopo la presentazione del catalogo ragionato (1960-2016, Skira) dell’artista e a cinque anni dall’ultima personale, la Dep Art Gallery di Milano torna a ospitare una grande mostra che ha per protagonista Turi Simeti (1929), in un’antologica di notevole interesse perché non solo ribadisce l’affinità progettuale e l’intesa che legano da lungo tempo Simeti al gallerista Antonio Addamiano, ma anche riassume – come preannunciato dal titolo Turi Simeti. Opere 1960-2020 – tutto l’arco temporale della sua lunga carriera ad oggi ininterrotta.

Turi Simeti. Opere 1960-2020, veduta della mostra, Dep Art Gallery, Milano Courtesy Dep Art, Milano Foto Bruno Bani

Come abitudine ormai consolidata dalla galleria, ogni mostra diventa, quindi, occasione per avviare una riflessione intensa e profonda sull’artista esposto, cercando in ogni momento di riscoprirne il valore e l’esperienza estetica con una selezione di opere importanti e di assoluto significato, riverbero queste dell’esclusività di una poetica che ha fatto storia e vere e proprie pietre miliari all’interno della sua vicenda artistica. Anche in questo caso il fortunato visitatore ha la possibilità di immergere lo sguardo nel profondo del pensiero di Simeti grazie ad un’accurata selezione di capolavori che, in un allestimento puntuale e mirato, ripropongono la storia di un protagonista acclarato dell’arte contemporanea italiana, la cui avventura, iniziata negli anni Sessanta ad oggi resta ancora lucidamente attiva.
Fu nel 1965 che Simeti iniziò a proporre le prime estroflessioni connotate dall’ovale – il segno iconico per tutto il suo percorso successivo su cui lavorava già da qualche anno – e non è un caso che il luogo che l’accolse fu lo studio di Lucio Fontana: nell’ambiente milanese, dove già operavano anche Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e Paolo Scheggi, egli si inserisce nell’ambito di quel comune e condiviso interesse che andava approfondendo la visione intrapresa dal grande maestro che, con i suoi celeberrimi buchi e tagli, aveva avviato una riflessione che non avrebbe più fatto considerare la tela, e conseguentemente il quadro, nelle stesso modo. Lo spazialismo, la pittura aniconica e volumetrica sono i referenti incrollabili per la forza espressiva di Simeti che, adottato il monocromo totale, ha permesso all’ovale di diventare, a volte ordinata a volte ribelle, presenza organica libera di agire sopra, dentro e sotto la superficie pittorica per metterne in luce le possibilità di rappresentazione tangibile desunta dal limite tra la bidimensionalità, carica di ipotesi propria della pittura, e la tridimensionalità oggettivamente concreta della scultura.

Turi Simeti, 8 ovali bianchi, 2020, acrilico su tela sagomata, 180×90 cm Courtesy Dep Art, Milano Foto Bruno Bani

Da sessant’anni il lavoro di Simeti ripete un esercizio pittorico che, in una moltiplicata alterazione dell’infinita e proliferante possibilità espressiva definita dal modulo-cellula dell’ovale, ha avuto la capacità di manifestarsi nella piena unicità del suo valore iconico e rappresentante. Come hanno modo di raccontare le opere – oltre che dalla galleria ci sono prestiti da importanti collezioni private e dall’Archivio dell’artista, come si conviene ad una vera e propria mostra museale – questa incrollabile fiducia ha reso radicale il suo pronunciamento e, oltre un’immediata riconoscibilità che ne definiscono l’apparenza, la dinamica del suo agire resta di raffinata complessità.
Il quadro – ma pure le carte e in taluni casi le sculture vere e proprie – accentuano l’autonomia e l’essenza della pittura nella sua interpretazione esclusiva che ha modo di acquisire un certo grado di inafferrabilità pronunciando l’autosufficienza rappresentativa del suo contenuto. Simeti lascia vibrare una coreografica pulsazione di un elemento che, singolo o moltiplicato, spinge al limite le capacità fisiche della materia stessa con cui dipinge lasciando che il quadro divenga un oggetto totalmente indipendente senza che debba più illustrare o rappresentare, bastando in esso i minimi rilievi e le sottili emersioni di luce e ombra.
Il rinnovato percorso espositivo, riallestito e con nuove opere rispetto a quelle presenti il giorno della sua apertura, prolunga il dibattito offerto dai grandi lavori esposti (non solo per dimensioni, ma anche per la notevole qualità intrinseca il fare dell’artista) che affermano un equilibrio formale e visivo che in Simeti ha smussato ogni spigolosità per ammorbidirsi in un’evidenza che pare viva e realmente attiva, sapiente nel ridefinire, nel suo muoversi ed affiorare da sotto il colore, anche lo spazio e il tempo dello sguardo.

Turi Simeti. Opere 1960-2020, veduta della mostra, Dep Art Gallery, Milano Courtesy Dep Art, Milano Foto Bruno Bani

Da sessant’anni quell’azzeramento totale è diventato per Simeti sorgente inesauribile di un flusso armonico di prove che si rendono esperienza: ogni tela, ogni carta, qualsiasi suo lavoro registra la costanza di un modulo che, anche in inclinazioni, spessori, diametri e dimensioni differenti, spinge per rompere ogni codice espressivo consueto. Anche oggi, quando ormai la sua ricerca è definitivamente acquisita nel novero della storia, Simeti nel suo studio osserva, studia, tocca, sposta un elemento che per lui è imprescindibile.
È un amore lontano che continua a sedurlo senza mai appagarlo del tutto. Ed ecco la necessità di un altro, nuovo dipinto che accarezza quell’equilibrio totale che forse, dopo sessant’anni, ancora non si è stancato di cercare.

Turi Simeti. Opere 1960-2020
catalogo bilingue italiano-inglese con saggio critico di Demetrio Paparoni

8 settembre – 22 dicembre 2020

Dep Art Gallery
Via Comelico 40, Milano

Orari: da martedì a sabato 10.30-19.00
Ingresso libero
In base alla nuova Ordinanza del Ministro della Salute, Dep Art Gallery riapre al pubblico, da martedì 1 dicembre sarà di nuovo possibile visitare la mostra. Rimane gradito l’appuntamento.

Info: +39 02 36535620
art@depart.it
www.depart.it

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •