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VERONA | Studio la Città | 17 aprile – 20 maggio 2021

di MATTEO GALBIATI

Ci sono motivazioni diverse che si sottintendono alla genesi e alla realizzazione di progetti espositivi implicando scelte definite da intenzioni che possono essere storiche, culturali, artistiche, estetiche, ma, in taluni casi, la spinta etica e umana è quella che prende il sopravvento e, avvalorandone ulteriormente l’anima, si fa ragione ultima di ogni presupposto possibile. La necessità di trovare un senso profondo, spontaneamente urgente, sa rendere esclusivi e peculiari i motivi di una mostra che potrebbe inizialmente apparire “semplice”, quasi retorica e scontata nel proprio “tema”, ma che in realtà tocca il nostro immaginario nel profondo risultando immediatamente deducibile alla nostra sensibilità e capace di imprimere riflessioni potenti con la delicatezza della sua stessa semplicità. In questi casi l’efficacia della narrazione unisce elementi diversi, ricerche differenti, espressività lontane che, proprio nella concordanza di intenti, si legano in un flusso di consapevolezza che distilla esperienze e avvicina, in questo modo, lo sguardo dell’altro, rendendo partecipato il tutto e coinvolta ogni sua componente.

Today I would like to be a Tree, veduta della mostra (Hashimoto, Kaoru, Reiner, Severi, Brand, Pugliese, Woodward), Studio la Città, Verona Credits Michele Alberto Sereni – Courtesy Studio la Città

Studio la Città di Verona ha voluto ripartire con Today I would like to be a Tree una collettiva che, avendo come tema e soggetto portante l’albero, nasce da una convergenza di eventi negativi e funesti che, però, grazie all’arte e alla sua potenza redentiva, si provano a trasformare in un’occasione di cambiamento, di speranza, di nuova e fiduciosa ripartenza e rinascita. Sopperendo a queste iniziali sfortunate circostanze, motivate da premesse tutt’altro che favorevoli, le opere presenti, raccolte e riunite con attenta selezione rispetto ai contenuti dichiarati, riportano, con la determinazione dei loro messaggi, ad una nuova condizione di fiducia nel domani e, evocando tutte la metafora dell’albero, ristabiliscono un inatteso equilibrio tra noi e quanto ci circonda: le storie e le vicissitudini si intrecciano e legano, si generano spazi in cui ritrovarsi, in cui abbandonare lo sguardo alla poesia di un immaginario che sa accogliere e ridestare la nostra essenza più resiliente. Bisogna guardare e ascoltare quanto le opere si impegnano, insieme, a raccontare, oltre la dimensione temporale della loro realizzazione.
Del resto l’albero è da sempre, da tempi immemori, simbolo di vita, di rinascita, di creazione, di legami, di una collettività che è micro e macro sistema, ed è in forza di queste antiche attribuzioni simboliche, provenienti da un passato lontano e persistenti nella storia umana, che si riabilitano contenuti anche nella contemporaneità, tanto da rimanere ancora soggetto capace di innumerevoli esperienze estetiche e di ricerca negli artisti del presente.

Abed Al Kadiri, Today I would like to be a tree
Mural #1 Disegno #35, 2020, carboncino e acrilico su cartone privo di acidi, 70×100 cm

Tutto inizia con Abed Al Kadiri che lo scorso anno ha definito un progetto dedicato alla situazione economico-sociale del Libano, al senso di costrizione, soffocamento e limitazione esistenziale vissuto da tutti durante il periodo pandemico tradotto poi in Remains of the Last Red Rose, la sua mostra personale che è riuscito ad aprire nel mese di luglio dell’anno passato presso la galleria Tanit di Beirut. Passa solo una settimana e il 4 agosto una spaventosa e terrificante esplosione al porto cittadino cancella e distrugge tutto. Si perde la galleria, la mostra, le opere, oltre a vite e un’ampia area della capitale libanese, ma Al Kadiri non cede alla devastazione e decide di reagire, di aiutare, di cercare una possibile strada per ricominciare: realizza allora un grande murales composto da 80 fogli che vengono venduti separatamente per ricavare i fondi per la ricostruzione non solo della galleria, ma anche per aiutare la città ferita. Today I would like to be a Tree è nutrimento per qualcosa di nuovo che deve crescere e deve ritrovarsi. Come nel bosco dove un albero morto non è qualcosa che si perde, ma torna nel ciclo delle trasformazioni ad alimentare nuova vita, altri alberi, una nuova comunità che dovrà vivere il suo domani.
A molti chilometri di distanza, naturalmente con implicazioni collettive e sociali diverse, Verona è stata flagellata, sempre l’agosto dello scorso anno, da un violento temporale estivo che con la sua forza distruttrice ha devastato oltre 500 alberi di grandi dimensioni, un patrimonio arboreo perduto che per la città è diventato un grave vulnus. C’è, poi, anche la storia di due alberi, due monumentali cedri del Libano che si trovavano nel complesso in cui è situata la galleria Studio la Città, due imponenti e rassicuranti presenze che sono state abbattute per guadagnare spazio per un parcheggio. Due creature sacrificate per una necessità pratica, immotivata rispetto alla perdita che questi due alberi comportano. Un rapporto danno-beneficio forse non del tutto ben ponderato.

Mario Schifano, Quattro Alberi, 1981, smalto su carta, 100×70 cm

Tre vicende, certo assai differenti per gravità e contesto, eppure simili, che hanno spinto Hélène de Franchis a sostenere non solo l’impegno di Abed Al Kadiri rispetto la sua città e la sua galleria – legata alla galleria veronese da una lunga collaborazione e una grande amicizia – ma anche a definire i contorni di questo progetto in cui l’albero è diventato il soggetto, in prima istanza, capace di incarnare il giusto spirito per reagire. Una mostra che deve dare, colorare e alimentare la speranza.
Sono nove gli altri artisti (oltre allo stesso Al Kadiri) chiamati in causa attraverso lavori che condividono la volontà e si intrecciano agli intenti dell’artista libanese e ritrovano un affine spazio di azione, ciascuno con la propria peculiarità e particolarità, in questa collettiva che ha lo stesso titolo dell’operazione resiliente di Al Kadiri: Today I would like to be a Tree.
Un bosco, una selva di opere riempie gli spazi della galleria veronese con una mostra che è assolutamente precisa nell’intento; immediatamente coinvolgente ed empatica per il visitatore che si trova, così, avvolto e circondato da innumerevoli stimoli, frutto di idee e suggestioni differenti, ma forti nel dettare gli estremi del loro messaggio in questa ritrovata unità. Fotografia, pittura, scultura, installazione sono i linguaggi che guidano la sensibilità ad affrancarsi dal limite della visione singola per accedere a significati più stringenti quale quelli del tema eterno del confronto tra uomo e Natura, della reazione davanti agli eventi, alla necessità di raggiungere un equilibrio tra forze diverse.

Today I would like to be a Tree, veduta della mostra (Al Kadiri, Brand), Studio la Città, Verona Credits Michele Alberto Sereni – Courtesy Studio la Città

La scelta delle opere, tutte di espressività e periodi diversi, calate nel pieno della ricerca dei singoli autori, ribadisce il desiderio di dare quella possibilità di una lettura intrecciata e correlata che arricchisce l’esperienza della visita e ritrova l’attualità del loro spunto: tutto sa motivarsi nella distante vicinanza dei contenuti che, spaziando attraverso una libertà di suggerimenti, sono alla fine capaci di quella coralità convincente e persuasiva.
Il tema è trascrizione di autorevole autorialità, una regia sapiente che annulla il rischio della semplificazione da circostanza; la mostra non è per nulla pretestuosa o retorica, proprio perché si percepisce la verità dei suoi contenuti, si respira questo desiderio di unità di intenti che ci fanno parlare di una fiducia non abbattuta, non esplosa, non tagliata.  Di una speranza che sa sempre ricrescere rigogliosa come un nuovo albero destinato a vivere a lungo.

Today I would like to be a Tree

Artisti: Abed Al Kadiri, Eelco Brand, Jacob Hashimoto, Izima Kaoru, Franco Passalacqua, Roberto Pugliese, Lucas Reiner, Mario Schifano, Giorgia Severi, Andre Woodward

17 aprile – 20 maggio 2021

Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21, Verona

Orari: lunedì 14.00-18.00; da martedì a venerdì 9.00-13.00 e 14.00-18.00; sabato 9.00-13.00
Possibilità di visite guidate su prenotazione

Info: +39 045 597549
info@studiolacitta.it
www.studiolacitta.it

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