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VERMIGLIO (TN) | Forte Strino | 2 luglio – 12 settembre 2021

Intervista a ANDREA SANVITTORE di Alice Vangelisti

Fino al 12 settembre 2021 presso il Forte Strino a Vermiglio (TN) è possibile visitare la mostra personale dell’artista Andrea Sanvittore (1973) dal titolo La certezza dell’incertezza a cura di Serena Filippini.
L’incertezza, come suggerisce il titolo della mostra, è il tema attorno al quale nasce questo progetto espositivo, ispirato al presente e, in particolar modo, al cambiamento che la vita di ciascuno di noi ha inevitabilmente conosciuto in quest’ultimo anno.
Mediante dodici opere, di cui nove realizzate appositamente per lo spazio espositivo, Andrea Sanvittore riflette sulle similitudini esistenti tra l’uomo di oggi, assalito da dubbi e domande senza risposta, e l’uomo di ieri, testimone, nel caso specifico di chi ha vissuto al Forte Strino, di una guerra che ha spazzato via vite e che ha totalmente rivoluzionato i progetti di chi è rimasto.
Il ritratto che ne deriva, oggi come allora, è quello di un popolo intero che vaga senza una direzione precisa, che vive alla giornata pensando che “l’importante è l’oggi” e che “domani si vedrà”, che non può programmare nulla perché da un momento all’altro potrebbe accadere qualcosa che stravolge tutto ciò per cui si ha duramente lavorato.

La certezza dell’incertezza, installation view (In my shoes, 2021, argilla refrattaria, legno e ferro, 202x60x30 cm), Forte Strino, Vermiglio (TN) Photo Credits Pietro Siniscalchi

Andrea Sanvittore riesce a tradurre in immagine la paura, l’incertezza e la necessità di reinventarsi attraverso sculture che hanno sempre come soggetto l’uomo e la sua umana essenza; uomini realizzati in argilla, legno e ferro, mostrati nella loro interezza o solo in alcune parti, con uno stile essenziale che identifica il lavoro dell’artista, al quale non interessa rappresentare realisticamente le figure umane ma, piuttosto, focalizzare l’attenzione sulla loro presenza in quanto individui.
La precarietà dell’uomo, delle sue decisioni, che poi non dipendono solo da lui ma soprattutto dalle circostanze, e il suo vagare senza una meta, ben si fondono all’interno del Forte Strino, un luogo ricco di presenze passate evanescenti e di presenze concrete di visitatori reali, tutte accomunate, a maggior ragione in questo preciso momento storico, dalla stessa precarietà delle sculture di Andrea Sanvittore.
Abbiamo posto all’artista alcune domande per approfondire i contenuti di questa sua personale:

Cosa rappresenta per te questa mostra? So che costituisce una tappa fondamentale nel tuo percorso artistico…
Questa mostra è arrivata in modo davvero inaspettato in un periodo particolare della mia vita. Un periodo di grandi cambiamenti, di profonde incertezze e rappresenta un punto di partenza o di ri-partenza.

Come è nato questo progetto? Come hai deciso di entrare con la tua ricerca in un luogo che è custodie di memorie così dolorose, lontane nel tempo eppure ancora tanto attuali?
Il nostro Paese è davvero ricco di luoghi, testimoni di storia e di storie. Forte Strino l’ho conosciuto grazie a Serena Filippini, la curatrice di questa mostra. L’ho visitato con lei, me ne ha raccontato la storia e le vicende storiche. Poi ho voluto visitarlo da solo cercando di raccogliere tutte le emozioni che da questo spazio emergono.

Serena Filippini e Andrea Sanvittore Photo Credits Pietro Siniscalchi

Cosa ti ha colpito maggiormente?
Ciò che mi ha colpito di più è stato il silenzio. Un silenzio assordante. Nella mia testa ho cominciato a sentire voci, pianti, risate, canti; ho cominciato ad immaginarmi scene e situazioni.

Quali lavori hai realizzato e come li hai legati ai singoli spazi del Forte? Hai pensato, nel rispetto della tua espressività, a tutti interventi site-specific: come ti sei regolato nel non tradire tanto lo spunto progettuale, quanto la logica intima di ogni tua scultura?
Nove dei dodici lavori esposti li ho realizzati appositamente per questa mostra e per questi spazi. La realizzazione è avvenuta in modo del tutto spontaneo e naturale, senza costrizioni o modifiche sui miei progetti. Il Forte si presta in ogni angolo a raccontare qualcosa e i materiali che utilizzo argilla bianca refrattaria, legno e ferro dialogano in modo del tutto naturale con lo spazio.

Quali sono le opere presenti? Ci racconti brevemente le loro specificità? Cosa intendi tu per “incertezza”?
In my shoes è il lavoro che rappresenta di più l’emozione che mi ha dato Forte Strino: ho cercato  di mettermi nei panni di quei ragazzi che uniti, vicini, in situazioni estreme di disagio e freddo guardavano la montagna con occhi pieni di  paura, sgomento e incertezza. Oblivion nasce dal senso di abbandono da parte dei pensieri, dei sentimenti, degli affetti che era necessario, forse, per superare determinati momenti, tanto necessario quanto restare uniti, concentrati con la stessa visione e forza che, invece, esprimo in Sguardi paralleli.
Con Alone ho voluto rappresentare lo stato di incertezza. La confusione che ti circonda e che ti fa chiudere in uno stato di torpore dal quale, a volte, non si crede di poter uscire. I pensieri fissi ricorrenti che come un tratto di matita si ripetono in modo compulsivo fino a oscurare una visione chiara e lucida. Abacus è il grande gioco dei potenti. In tanti episodi della storia, ma anche oggi quando assistiamo al gioco dei poteri forti che decidono di muovere teste senza considerare che, nell’aggiungere o sottrarre, sono coinvolti esseri umani e non numeri.
La madre raffigura, invece, l’importanza delle nostre radici: è la storia, noi stessi, i valori dai quali dovremmo trarre le linee guida per il futuro senza ripercorrere errori già commessi.

La certezza dell’incertezza, installation view (Abacus. Il gioco, 2021, argilla refrattaria, legno e ferro, 132x93x60 cm), Forte Strino, Vermiglio (TN) Photo Credits Pietro Siniscalchi

Cosa vuoi che raccontino tutti i tuoi “uomini”? Che cosa lasciano nella memoria del visitatore?
I miei uomini sono delle sentinelle, spettatori di questo tempo. Il loro compito è quello di far riflettere, anche solamente fermarsi per un attimo e porsi poi delle domande.

Dopo questa mostra quali progetti vorresti realizzare?
Dopo questa mostra mi piacerebbe approfondire le diverse emozioni che sono nate dalla realizzazione di questi lavori. Vorrei svilupparli maggiormente, per dare ulteriore voce a quel silenzio che ha accompagnato questa esperienza a Forte Strino e, magari, approfondire le storie umane e lasciarmi ispirare.

Andrea Sanvittore. La certezza dell’incertezza
a cura di Serena Filippini
testi di Serena Filippini, Matteo Galbiati, Felice Longhi, Valentina Mariotti
con il patrocinio e il sostegno del Comune di Vermiglio
catalogo vanillaedizioni

2 luglio – 12 settembre 2021

Forte Strino
Vermiglio (TN)

Orari: dal 4 luglio al 5 settembre tutti i giorni 10.00-12.30 e 14.00-18.30 ; dal 14 luglio al 25 agosto apertura serale con visita guidata tutti i mercoledì 21.00-22.30 ; dal 6 al 12 settembre tutti i giorni 14.00-18.00 

Info: Ufficio informazioni di Vermiglio
+39 0463 758200
info@vermigliovacanze.it
www.vermigliovacanze.it

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