Colle Val d’Elsa (SI) | Spazio /nstabile | Fino al 31 ottobre 2020
di VALENTINA VAROLI
Le vie di Torino sono semideserte e sonnacchiose mentre le percorro per far visita a Laura Pugno che mi accoglie nel suo studio con le mani impiastricciate di colla. Sta lavorando a una nuova opera e mi incanto a guardarla maneggiare i dettagli in creta mentre i gatti gironzolano pigramente tra i lavori.
Sistemati alcuni particolari, mi prepara una tazza di caffè d’orzo fumante e inizia a raccontarmi del suo ultimo lavoro, L’Attesa, realizzato a Colle Val d’Elsa (SI) per il progetto Spazio /nstabile ideato dal collettivo Fare Mente Locale di Agathe Rosa, Giacomo Ricci e Nicola Machetti.
Com’è nata l’idea di quest’opera?
Da tempo avevo in mente di sviluppare un lavoro basato sul ghiaccio e sul suo processo di scioglimento ma, di volta in volta, dovevo abbandonare l’idea perché sarebbe stato impossibile realizzare un’opera di questo tipo negli spazi tradizionali delle gallerie e dei musei.
Quando ho ricevuto l’invito da parte del collettivo Fare Mente Locale a partecipare al progetto Spazio /nstabile e ho visto il luogo dove avrei dovuto lavorare, ho subito capito che poteva essere l’occasione per concretizzare le mie idee.
Parlami di più di Spazio /nstabile.
Si tratta di un progetto messo a punto dal collettivo Fare Mente Locale e si propone di sfruttare temporaneamente spazi dismessi della città destinandoli all’arte contemporanea. L’obiettivo è quello di servirsi di tanti luoghi, anche quelli più insoliti, per dare all’arte nuove dimensioni di sperimentazione e contenitori complessi e non connotati. All’artista viene semplicemente chiesto di utilizzare l’esistente, di aggiungere il meno possibile e di lavorare in sintonia con il luogo.
Il mio intervento non è che il primo episodio di una serie di azioni che andranno a coinvolgere territori, contesti ed artisti diversi. Il 25 settembre quindi, in concomitanza con il Festival dell’Architettura di Colle Val d’Elsa, abbiamo inaugurato il primo appuntamento del progetto con la mia opera: L’Attesa.
Si tratta di un’installazione fatta completamente di ghiaccio. Immagino ci saranno state non poche difficoltà tecniche. Come avete lavorato?
Sì, se consideri che l’opera era composta da 54 blocchi di ghiaccio di 50x 50×16 cm. Stiamo parlando di 1450 litri di acqua da congelare, trasportare e disporre. Le incognite pratiche da risolvere erano moltissime ma mi sono trovata a lavorare in un ambiente aperto e ricettivo in grado di accogliere proposte e superare i problemi in maniera propositiva. L’organizzazione in generale è stata impeccabile. Siamo riusciti ad ottenere il supporto di Sammontana che ci ha concesso una parte delle loro celle frigorifere per congelare l’acqua nei contenitori di polistirolo. Non solo, ci ha permesso di utilizzare un furgoncino refrigerato per trasportare i blocchi il giorno della posa e non ci ha neanche fatto mancare i gelati per l’inaugurazione.
L’Attesa è quindi quella del ghiaccio che si scioglie. Si pensa immediatamente alla questione ambientale e al problema della perdita dei ghiacciai.
Sì, anche la scelta della dimensioni dell’opera è un riferimento al cambiamento climatico e allo scioglimento dei ghiacciai. Infatti, le mattonelle di ghiaccio che ho creato coprono il 20% della superficie totale dello spazio in cui sono allestite e questo dato corrisponde a ciò che resta dei nostri ghiacciai alpini. Da quando è iniziato lo scioglimento glaciale infatti si è perso l’80% dei ghiacci.
Volevo, inoltre, che l’opera riflettesse la nostra percezione di questo cambiamento che è qualcosa di drammatico e irreversibile ma, allo stesso tempo, molto difficile da cogliere perché sembra sempre lento e lontano da noi. Il mio intento era portare le persone a percepire un invisibile. Di fatto, il cambiamento dell’opera era qualcosa di impercettibile, solo muovendo lo sguardo e tornando a guardare si poteva riconoscere qualcosa di diverso.
Per questa ragione non ho realizzato una time-lapse del processo: il mio intento era quello di allontanarmi il più possibile dall’atteggiamento contemporaneo che ci porta a vedere tutto nel tempo più limitato possibile.
A chi osserva l’opera non resta che l’immaginazione e una fotografia appesa al muro che mostra i blocchi di ghiaccio il giorno in cui sono stati posati.
Il lavoro in che senso segue la tua ricerca sul paesaggio?
L’Attesa per me è un paesaggio di ghiaccio e avvicinandosi ai blocchi era possibile osservare moltissimi dettagli. Per esempio, appena i blocchi sono stati posati si sono coperti di brina bianchissima per lo sbalzo termico, poi sono diventati completamente trasparenti e lucidi unendosi tra di loro e, infine, si potevano osservare moltissimi movimenti di acqua e aria sotto la superficie.
Mi interessava sviluppare una ricerca sul ghiaccio perché le narrazioni contemporanee sul cambiamento climatico rendono queste tematiche assolutamente attuali. Se non si parlasse tanto dello scioglimento dei ghiacci l’opera avrebbe tutto un altro significato. Questo meccanismo è alla base di tutta la mia ricerca artistica: mi piace cercare di capire come la nostra elaborazione culturale possa cambiare la nostra percezione del paesaggio. Uso il paesaggio per mostrare come la nostra cultura di riferimento possa condizionare il nostro modo di osservare.
Quali sono i prossimi appuntamenti per questo primo episodio di Spazio /nstabile?
Il 30 ottobre ci sarà il finissage in cui i visitatori potranno osservare le tracce che il ghiaccio ha lasciato nello spazio e la fotografia che mostra l’installazione prima dello scioglimento. Sarà anche presentata la sonorizzazione ambientale composta dal musicista Dario Firuzabadì che ha elaborato i suoni prodotti durante la sistemazione dei blocchi di ghiaccio e registrati il giorno di posa.
Inoltre, stiamo preparando una pubblicazione dedicata all’opera con un testo critico di Pietro Gaglianò che sarà presentata a dicembre sia a Firenze che a Torino.
Laura Pugno. L’Attesa
Primo episodio di Spazio /nstabile
Progetto del collettivo Fare Mente Locale di Agathe Rosa, Giacomo Ricci e Nicola Machetti
Fino al 31 ottobre 2020
Finissage venerdì 30 ottobre 2020
via di Spugna 116, Colle Val d’Elsa (SI)