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LIVORNO | GALLERIA GIRALDI | FINO AL 20 APRILE 2024

di ALICE BARONTINI

Forme seducenti, enigmatiche, modellate e lasciate libere nello spazio. Opere ambientali aniconiche e monocrome, che l’artista dissemina sulla parete come in un atto fecondo, che ci parla di vita e di forza creativa.

Inizia così il racconto Pino Pinelli – La Pittura, la mostra della Galleria Giraldi di Livorno che, con trenta opere suddivise in tre sale, ripercorre le fasi creative della carriera di Pinelli, artista che, senza dipingere quadri, ha continuato in quasi mezzo secolo di carriera a fare pittura. “Tu non dipingi più – scrive infatti acutamente Giovanni Maria Accame, rivolgendosi a Pinelli – ma fai pittura nel senso che la fabbrichi, nel senso che la determini”.

Una veduta della mostra di Pino Pinelli alla Galleria Giraldi di Livorno. Foto Giovanni Lugheri

Nato a Catania nel 1938, Pino Pinelli si è trasferito nel ’63 a Milano (dove ancora oggi vive e lavora) per immergersi nel fervore del dibattito artistico allora animato da Lucio Fontana, Enrico Castellani, Piero Manzoni. A Milano arriva come pittore di quadri e, in qualche modo, come abbiamo detto, pittore rimane, diventando uno dei massimi esponenti di quella corrente che Filiberto Menna ha battezzato con il termine di “pittura analitica”, in coerenza con i più importanti movimenti artistici d’Europa come il Gruppo Support/Surface in Francia, la Pittura Radicale in Germania e il Minimalismo americano. Attraverso un itinerario di ricerca stilistica incentrato sull’analisi stessa del fare pittura, Pinelli infatti ha elaborato nel tempo una sua personalissima sintassi pittorica contemporanea. Tanto che dal ’73 decide di chiamare tutta la sua produzione artistica con il nome unico e collettivo di “Pittura”, aggiungendo ad ogni singolo lavoro una sigla identificativa del colore utilizzato. Quasi sempre il rosso, il giallo, il blu. Ma anche il nero, il bianco, il grigio.

Particolare di un’opera di Pino Pinelli. Foto Giovanni Lugheri

In questi giorni Giraldi propone al visitatore un percorso che dai lavori più contemporanei – realizzati a partire dal nuovo millennio, quando cioè inizia la collaborazione tra artista e galleria – arriva, sala dopo sala, a toccare a ritroso quelli degli anni ’90 e ’80, fino a tornare indietro agli anni ’70.

Pino Pinelli, Pittura BL. 2010, cm 165 x 105, tecnica mista. Foto Giovanni Lugheri

Nella prima sala troviamo così le opere degli anni 2000-2016. In tecnica mista, appaiono incredibilmente forti, materiche, sensuali, accarezzate da ombre e luci che ne enfatizzano i volumi e ne svelano al contempo solchi e anfratti. Ricoperte da una pelle pittorica vellutata, che le rende calde alla vista e quasi carnali, sono come corpi di pittura monocroma che fluttuano e si propagano nello spazio seguendo traiettorie di energia misteriose tracciate sulla parete, agglomerandosi ritmicamente in formazioni alle volte geometriche, altre  lievemente inclinate. Una pittura viva, pulsante, che prende la luce e la riconsegna in un continuo mutare percettivo, dialogando con lo spazio e lo spettatore.

Una veduta della mostra di Pino Pinelli alla Galleria Giraldi di Livorno. Foto Giovanni Lugheri

Questo ritmo cadenzato e la musicalità sottesa contraddistinguono già le opere esposte degli anni ‘80 e ’90  (le prime realizzate in acrilico su flanella non preparata, le seconde in tecnica mista), in cui le forme plastiche pittoriche – soprattutto croci, ovali, rettangoli, quadrati… – si incontrano, si sfiorano, si interrogano, si rompono e poi ricompongono sulla parete, usata come una grande tela bianca che espande i confini dell’opera a una dimensione più ampia.

Pino Pinelli, Pittura R.BL.G. 1987, cm 30 x 120, acrilico su flanella non preparata. Foto Giovanni Lugheri

Interessante poi il corpus dedicato agli anni ’70. Da segnalare, in particolare, le prime frammentazioni di quadri di cui si fa portavoce Pittura GR. del 1976/77 dove Pinelli – con quattro elementi plastici che segnano il telaio – supera i confini del quadro rompendo il limite della classicità della tela. O Pittura GR. del 1975, in cui le tele monocrome iniziano a frammentarsi e moltiplicarsi nello spazio, trasformando il muro da elemento di appoggio passivo ad elemento capace di interagire attivamente con l’opera.

Installation view della mostra Pino Pinelli – La Pittura alla galleria Giraldi. Foto Giovanni Lugheri

Concludono la mostra due acrilici su tela del 1974 (Pittura G.) e del 1975 (Pittura R.) appartenenti al ciclo dei Monocromi, dipinti in cui l’artista fa vibrare la superficie pittorica monocroma, quasi per restituire esteticamente il respiro del quadro reso attraverso infinite sfumature chiaroscurali. A ben vedere pare proprio che sia già nascosta proprio qui – in questo inquieto nucleo estetico e concettuale pieno di tensione, in questo sobbollire sotterraneo della pittura sulla tela – quella ricerca che in seguito porterà come abbiamo visto l’artista al superamento del quadro nella sua componente bidimensionale, all’abbandono di tela e telaio e poi all’esplosione di frammenti cromatici tridimensionali di pittura nell’ambiente.

Pittura GR. 1976/77, cm 40 x 43, acrilico su flanella non preparata. Foto Giovanni Lugheri

Un’indagine intensa, che si mantiene sempre in coerente evoluzione, vedendo nel colore, nello spazio, nella luce e nelle forme i punti cardine della ricerca.

“Quest’opera – scrive a tal proposito Gianni Schiavon nel catalogo della mostra – che, nella sua incredibilmente singolare unicità, è poi semplicemente sé stessa; che è, davvero, pittura come forma e materia, come luce e spazio; che è realisticamente e pienamente La Pittura”.

 

Pino Pinelli – La Pittura

20 gennaio – 20 aprile 2024

Galleria Giraldi
Piazza della Repubblica 59, Livorno

Orari: dal lunedì al sabato ore 10-13 e 17.30-20. Chiuso la domenica.

Info: 0586 883022;  info@galleriagiraldi.it
www.galleriagiraldi.it

Catalogo edizioni Musketeers con testo critico a cura di Gianni Schiavon.20

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