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È rimasta chiusa, durante il lockdown, nelle stanze del Museo MUSMA di Matera la personale di Jasmine Pignatelli Heimat Sharing the Land ma ha continuato a far parlare di sé attraverso i tanti collegamenti e i tanti rimandi a luoghi, date, personaggi che hanno contribuito, in un modo o nell’altro, a creare questa narrazione poetica e collettiva che, pur avviandosi verso la fine, merita una segnalazione in quanto opera ad alta intensità poetica che è riuscita a toccare la sfera individuale, collettiva e critica.

la raccolta della terra di NONNA ZITA dall’Orto di Montecchio Maggiore

Su invito dell’artista, tredici manciate di terra sono state raccolte in tredici luoghi simbolo della recente storia d’Italia da altrettanti interlocutori. Sono piccoli cumuli di terra che si mescolano e che appartengono a luoghi della memoria, portatori di immagini e storie che hanno contribuito a creare una identità e una coscienza collettiva italiane. Nel cuore di Matera si sono mescolate così, tra le altre, le terre del pozzo di Alfredino, della scuola di Barbiana, di Riace e Lampedusa, del quartiere Tamburi di Taranto, la terra su cui sorge l’albero dedicato a Giovanni Falcone e di un luogo d’arte come Morterone. E’ stato uno “sharing the land” collettivo e condiviso in cui si è celebrata l’appartenenza a una ideale HEIMAT, complessa parola tedesca traducibile come “PATRIA” e dalla forte componente emozionale, emotiva e sentimentale.

LA TERRA DI MATERA raccolta dagli studenti della VF liceo Classico G.Tarantino di Gravina

“Il nostro Zeitgeist – ha scritto il curatore, Tommaso Evangelista – è formato da disastri e chiarori, trionfi e lamenti, i quali oltre a segnare i corpi caratterizzano le terre. Jasmine Pignatelli ha lavorato su questo confine immobile facendo da catalizzatore di terreni dalle diverse regioni d’Italia. Ha messo in moto uno scavo del vissuto, un corteo di polvere e ombre denso come una lamentazione collettiva confluita in un semplice cubo di acciaio, in forma creatrice e disfatta, sonora e rigenerante”.

L’opera consiste, infatti, in un cubo in ferro che custodisce e mescola in un’unica terra, in un’unica memoria collettiva, le terre provenienti dai vari luoghi d’Italia. Su una faccia del cubo sono incise le coordinate geografiche delle terre di provenienza, raccolte e sigillate al suo interno con una performance dell’artista. Ma Heimat è soprattutto un’opera video generata dal contributo di tutte le performances delle parti invitate, che ritraggono l’azione della raccolta della terra, del “rito” della condivisione, dell’atto del donare. Volti e voci, luoghi e azioni, nel procedere del video, finiscono per sovrapporsi fino quasi a creare un unico volto, un unico suono, un’unica memoria, un’unica terra, un’unica Heimat. Per l’occasione, infine, l’artista ha lasciato al Museo anche una scultura a parete in ceramica che traduce in codice morse (punti e linee), la parola Heimat.

la raccolta della terra di ABEBA da Riace

Sulle terre di Heimat, Pignatelli scrive: “HEIMAT con le sue 13 storie, sperimenta la possibilità di riconoscersi e unirsi non in una geografia ma nella condivisione della memoria storica collettiva, in quegli eventi che fanno stringere a sé un popolo, lo spingono a sentirsi parte di un tutto: si riuniscono il patriottismo di Giaime Pintor, nella cui vicenda di intellettuale e partigiano la PATRIA, figlia della Resistenza è intesa nel senso più alto; la dimensione spirituale espressa dalla preghiera che connette l’uomo alle cose nel Tempio Buddista di Cereseto; luoghi intimi e minori come l’orto di nonna Zita, nel quale prende vita una narrazione diversa della storia dell’arte, nel confronto tra l’esperienza di vita di una nonna e di sua nipote, Alice Zannoni critico e curatore d’arte; luoghi sospesi sotto il cielo come il Museo di Arte all’aperto di Morterone, nato dalla visione poetica totale e universale del poeta Carlo Invernizzi, che identifica in ogni luogo in cui si genera pensiero un possibile centro del mondo; luoghi dell’anima e del libero pensiero, come la scuola creata da Don Lorenzo Milani a Barbiana, PATRIA degli ultimi esclusi dalle opportunità sociali; terre consumate e sofferte come Lampedusa e Riace, luoghi dove si nutre la speranza di una nuova PATRIA allargata e accogliente, non più biologica ma culturale. Un popolo è fatto anche dei dolori e dei drammi che ha saputo condividere, delle tragedie e sofferenze dalle quali è nata nuova consapevolezza critica e una coscienza civica più forte: la strage di Capaci, ha generato un riscatto delle idee e della legalità simboleggiate nell’albero di Giovanni Falcone a Palermo; la morte nel profondo pozzo artesiano del piccolo Alfredino Rampi, tragico errore umano, ha ispirato la riorganizzazione della Protezione Civile e l’instancabile impegno del Centro Alfredo Rampi per la Formazione alla prevenzione e l’Educazione al rischio Ambientale, alla formazione degli operatori del soccorso e al soccorso di emergenza; l’omicidio cruento di Pier Paolo Pasolini non è riuscito a spegnere la voce e le opere del poeta, sopravvissuto al fango ignobile gettato su di lui, per restare patrimonio incancellabile di idee: il dramma quotidiano dell’aria e delle polveri portatrici di morte a Taranto, terra compromessa dalla violenza industriale unisce e affratella i cittadini per un riscatto non rinviabile; e infine, a mescolarsi con le altre terre, la terra di una Matera che guarda al domani e alla cultura e insieme a questa, la terra che respira scienza a Pisa, dove una grande antenna lavora ogni giorno per captare il primo afflato dell’Universo, registrando le onde gravitazionali all’origine del Tutto. Il centro scientifico Ego/Virgo guarda lontano e ci ricorda che ogni piccola o grande storia, ogni luogo, ogni angolo remoto della terra, ogni essere, ogni pensiero, hanno una sola origine nella quale è possibile identificare tutta l’umanità. Un’umanità che può ritrovare sé stessa alzando gli occhi al cielo e la mente verso l’infinito, senza pregiudizi. Non si può amare la propria PATRIA senza amare l’UMANITÀ intera”.

Jasmine Pignatelli e il cubo di Heimat – Museo Musma

Un importante apporto alla realizzazione di Heimat è stato dato degli allievi della sezione F del Liceo Classico Giuseppe Tarantino di Gravina di Puglia (BA), impegnati al MUSMA in un progetto di Alternanza scuola – lavoro. Guidati dai tutor scolastici prof. Tommaso Evangelista e prof.ssa Rosa Maria Spartà e dalla referente dell’Impresa culturale Synchronos, dott.ssa Simona Spinella, i ragazzi hanno avuto la possibilità di lavorare a stretto contatto con la Pignatelli. Attraverso un confronto dialettico e pratico degli studenti con l’artista e con il museo si è definita, nell’arco di tra anni, l’idea di mostra e di ricerca. Tale ricerca, che ha visto il supporto dei ragazzi chiamati in causa nella realizzazione dell’opera e nella stesura dei testi critici, è stata un momento di presa di coscienza individuale e collettiva, una riflessione di ordine artistico e storico nata dall’azione del mettersi in gioco partecipando attivamente alla costruzione del senso.
Il fecondo contributo degli studenti conferma e potenzia l’alto valore civico di Heimat, frutto di un’azione condivisa, in cui le storie individuali diventano collettive a viceversa; volti e nomi del passato scorrono e si fanno volti e nomi del presente, in un afflato lirico di grande impatto.

 

HEIMAT | SHARING THE LAND di Jasmine Pignatelli
a cura di Tommaso Evangelista

MUSMA, Palazzo Pomarici
12 ottobre 2019

MUSMA (Museo della Scultura Contemporanea. Matera)
Palazzo Pomarici – Via San Giacomo (Sasso Caveoso)

Info: +39 366 9357768
info@musma.it
www.musma.it

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