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GAZOLDO DEGLI IPPOLITI (MN) | MAM – Museo d’Arte Moderna dell’Alto Mantovano | 8 febbraio – 8 marzo 2020

di ALICE VANGELISTI

Pensa. Guarda. Ascolta. Tre moniti e imperativi che accolgono fin da subito il visitatore. Infatti, già nel giardino antistante la Villa Ippoliti, sede del MAM – Museo d’Arte Moderna dell’Alto Mantovano a Gazoldo degli Ippoliti (MN), si presentano delle opere, che anticipano il percorso espositivo della mostra Parole e Numeri, in cui i lavori di Manuela Bedeschi e Tiziano Bellomi entrano in dialogo tra di loro.

Manuela Bedeschi e Tiziano Bellomi, Parole e Numeri, veduta della mostra, MAM, Gazoldo degli Ippoliti (MN)

Il contesto storico e affascinante della villa tardo cinquecentesca apre le sue porte all’arte contemporanea, presentando la ricerca sperimentale e attenta di due artisti che riflettono sul tema di un linguaggio che diventa concetto e pensiero. Due strade formalmente ed esteticamente diverse quelle intraprese da Bedeschi e Bellomi, ma che essenzialmente racchiudono una linea di pensiero simile: una codificazione visiva che trae spunto dalla parola scritta per aprire a riflessioni ben più profonde e introspettive.
Lettere, parole e numeri si susseguono all’interno della mostra e richiedono un’attività interpretativa e soprattutto immaginativa da parte dell’osservatore: il percorso espositivo diventa così una sorta di cammino fisico e mentale alla curiosa scoperta di sé e del mondo, con profonde riflessioni, continui interrogativi e nuove possibilità.

Tiziano Bellomi, Pietra numeraria 130, 2020, scultura a bassorilievo su pietra, 35x95x60 cm Courtesy l’artista

Una mostra che si estende nel quadro storico della villa, ma che allarga i suoi confini anche all’esterno. Infatti, già prima di intraprendere la potente scoperta all’interno dell’antica dimora, il visitatore è accolto da alcune opere esposte nel giardino. Si tratta di quattro lavori che portano con sé un senso più profondo da attribuire alla parola scritta – o nel caso di Bellomi, al numero.
Una ruvida panchina di cemento armato, un sasso inciso, due neon verdi. La loro staticità materica entra in forte contrasto con i valori di cui si fanno portatori: la forza evocatrice della parola si staglia potente e decisa non solo nella materia ma anche nella mente di chi guarda.
Così l’opera Pensare stanca (2020) di Bedeschi si presenta come una semplice panchina di cemento posizionata nel giardino, ma grida silenziosamente e visivamente una parola: pensa. Un termine semplice e distinto, che apre però a suggestioni ben più profonde e introspettive: siediti, rifletti, pensa.
Sempre nel giardino trova spazio anche Pietra numeraria 130 (2020) di Bellomi, offrendo uno spiazzante concetto di scultura. Sopra la pietra l’artista ha infatti inciso in bassorilievo il numero 130, un piccolo e quasi insignificante intervento in confronto alla dimensione del sasso.

Manuela Bedeschi, Più Arancio, 2011, tecnica mista su tela e neon, 135x115x9 cm Courtesy l’artista

Quello che, però, sembrerebbe essere una semplice azione concettuale, che dà vita a una sorta di microcatalogazione artistica, invita a sua volta a riflettere sui grandi interrogativi che animano da sempre l’universo artistico contemporaneo, ragionando sulla sua forza creatrice che trasmuta il reale e il quotidiano facendolo diventare arte e attribuendogli un valore alternativo e un nuovo senso.
Sulle logge dell’antica dimora svettano infine i due “imperativi luminosi” di Bedeschi: Ascolta (2020) e Guarda (2020). Un lessico emozionale che si staglia come monito e consiglio, aggiungendo senso e valore profondo alla parola scritta, che aiuta a guidare lo spettatore in una lettura interpretativa dalla grande carica evocativa.
Nella villa il dialogo tra le due ricerche si fa ancora più serrato, in un gioco di rimandi e trasformazioni in relazione allo spazio. Le opere si susseguono nei diversi ambienti e vi interagiscono, invitando a guardare oltre e al di là della consuetudine, in una riflessione sempre più profonda e introspettiva attraverso una sequenza di opere che raccontano la poetica dei due artisti: da un lato i numeri di Bellomi, dall’altro le parole di Bedeschi.

Tiziano Bellomi, Meridians, city names, 2019-2020, olio su tela, 128×110 cm Courtesy l’artista

Serialità e numeri, ma anche parole e pensieri appaiono in perfetta armonia ed equilibro nelle opere di Bellomi, creando un sottile filo di congiunzione che unisce la sua intera ricerca. Dalle Pietre numerarie ai Meridiani, progressivamente si fa strada una componente autoriflessiva, che conduce lo spettatore nella profondità del gesto artistico e lo fa interrogare sulle grandi questioni del mondo dell’arte. Il serialismo di Bellomi ne presenta così un’inedita visione attraverso una “catalogazione” intesa in maniera estetica e ben più profonda, concentrandosi sul valore del numero e sulla sua carica evocativa. Indelebilmente inciso nella serie delle Pietre numerarie, il numero però scompare – o quasi – dai lavori su tela. Nella serie dei Meridiani, infatti, il numero è visivamente assente, ma i segni verticali sono comunque legati al valore numerico, rappresentato in questo caso in maniera astratta e concettuale, aprendo a una dimensione inattesa e quasi onirica. Attraverso i nomi delle città e i colori, l’artista evoca infatti nella mente dello spettatore alcuni luoghi – senza però mostrarli – dimostrando il grande potere evocativo di una parola e di un nome che apre a suggestioni e memorie inattese e inaspettate nella mente di chi lo legge.

Manuela Bedeschi e Tiziano Bellomi, Parole e Numeri, veduta della mostra, MAM, Gazoldo degli Ippoliti (MN)

Le luci di Bedeschi invece pulsano e irradiano un’energia riflessiva all’interno degli ambienti della villa. Il neon disegna nuovi colori e nuove ombre negli spazi circostanti: i monocromi retroilluminati Più Arancio (2011) e Arancio piccolo n.1 (2020) dematerializzano non solo lo spazio pittorico della tela, ma anche l’ambiente che li ospita, creando effetti di rarefazione ed evanescenza, trasformando la visione e la percezione attraverso un uso sapiente dell’elemento luminoso. Si rivela così anche un’altra essenza del tema della luce: le parole che all’esterno invitano alla meditazione, a scavare nella propria interiorità, ora diventano luce che crea e trasmuta il reale. Il neon si presenta, quindi, come una sorta di forza generatrice, che cela, rivela e svela in maniera essenziale e minimale, facendo concorrere luce e oscurità a creare un nuovo spazio di azione e di riflessione. Emergono, così, contrasti e tensioni tra forma e colore, superficie e oggetto, astrazione ed evocazione, arte contemporanea e ambiente storico. Le parole e i pensieri assumono in questo modo una tridimensionalità, una forma concreta e reale, vitale e imprevedibile, creando di volta in volta delle forze che catturano la mente e lo sguardo dello spettatore.

Manuela Bedeschi e Tiziano Bellomi, Parole e Numeri, veduta della mostra, MAM, Gazoldo degli Ippoliti (MN)

La quotidianità assume così una nuova significazione: neon e parole, pietre e numeri aprono – concettualmente e visivamente – a nuovi pensieri, a profonde riflessioni, a continue possibilità e interpretazioni, dove materia e idea, arte e vita, si intrecciano inevitabilmente. Solo in relazione a ciò, le parole iniziali di Bedeschi, rivolte all’uomo contemporaneo pronto ad accoglierle, si mostrano ancora di più nella loro potenza evocativa, concettuale e reale allo stesso tempo. Ascolta. Guarda. Pensa.

Manuela Bedeschi e Tiziano Bellomi. Parole e Numeri
a cura di Gianfranco Ferlisi

8 febbraio – 8 marzo 2020

MAM – Museo d’Arte Moderna dell’Alto Mantovano
Via Marconi 126, Gazoldo degli Ippoliti (MN)

Orari: lunedì-sabato dalle 9.00 alle 12.00; giovedì, sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00

Info: segreteria@comune.gazoldo.mn.it
info@turismo.mantova.it
www.comune.gazoldo.mn.it
www.turismo.mantova.it

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