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ROMA | Emmeotto Living Gallery e Museo Carlo Bilotti |  fino all’8 settembre 2013

di ALESSANDRO TRABUCCO

La scultura è oggi il linguaggio artistico che forse rispecchia maggiormente la doppia e contrastante valenza espressiva dell’arte contemporanea, nel senso che se da una parte si deve necessariamente confrontare (d’altronde come tutti gli altri linguaggi tradizionali) con un passato colmo di opere e di materiali vari già sperimentati ed utilizzati, dall’altra può anche vantare la possibilità di espandere la propria azione attraverso nuove declinazioni, pur mantenendo dei riferimenti ben precisi alla storia recente, non esclusivamente relegati alla propria natura linguistica.

Nel caso di Justin Peyser, le cui opere sono in mostra a Roma contemporaneamente al Museo Carlo Bilotti e alla Galleria Emmeotto, la scultura diventa un mezzo per esprimere concetti che travalicano le forme astratte pure per ottenere dei significati metaforici molto forti e di stretta attualità.
Un po’ come la cosiddetta “astrazione ridefinita” teorizzata da Peter Halley, attraverso la quale nei suoi dipinti esprimeva la complessità della realtà urbana, con forme geometriche apparentemente astratte ma che richiamavano con esattezza quelle delle strutture della città (come sottolineato anche più volte da Demetrio Paparoni, il principale studioso di questa corrente artistica). Così, nel suo lavoro, Justin Peyser recupera materiali e “oggetti comuni diventati già archeologia”, afferma la curatrice Francesca Pietracci nel suo testo critico, mantenendo però dei legami con una memoria condivisa, ma senza descriverla in modo didascalico o troppo realistico. La manualità dell’operazione di ritaglio e di assemblaggio dei vari pezzi metallici porta alla creazione di particolari forme, oggetti potenzialmente ricchi di messaggi e portatori di un proprio substrato esistenziale, non più riferito a qualcosa di meramente ed esclusivamente funzionale.

Un riferimento di tipo formale, e che appare abbastanza evidente ad un occhio allenato, è probabilmente l’opera di Pietro Consagra, con la sua idea di scultura frontale, osservabile quindi solo da un unico punto di vista. Nel caso di Peyser non è certo una necessità espressiva e nemmeno una condizione indispensabile di lettura ed interpretazione dell’opera, quanto piuttosto la conseguenza di un procedimento di elaborazione materiale che porta ad una moltiplicazione dei singoli elementi, che nel complesso vanno a delineare contorni in grado di evocare oggetti e forme al limite della riconoscibilità. Ma sta proprio in questo fattore e in questa precisa caratteristica una probabile chiave di lettura delle opere e dei loro significati, non solo artistici ma anche più profondamente di tipo sociale e collettivo.

Justin Peyser. Channels
a cura di Francesca Pietracci

6 giugno – 7 settembre 2013

Emmeotto Living Gallery
Palazzo Taverna

Via di Monte Giordano 36, Roma

Orari: da lunedì al venerdì 10.30-13.30 | 14.30-19:30 | Chiusura: Domenica e festivi

Info: +39 06 68301127
info@emmeotto.net
www.emmeotto.net

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Justin Peyser. Diaspora… alla deriva IV
a cura di Francesca Pietracci

24 maggio – 8 settembre 2013

Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia 6, Roma

Orari: da martedì a venerdì ore 13.00 – 19.00 | sabato e domenica ore 10.00 – 19.00. lunedì chiuso

Info: +39 06 0608
info@museocarlobilotti.it
www.museocarlobilotti.it

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