ATRIPALDA (AV) | Valorizzazione di un territorio tra cultura ed eccellenze
Intervista a PIERO MASTROBERARDINO di Matteo Galbiati
Dopo aver intervistato Maria Savarese (leggi qui l’articolo) in occasione di Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea 2013-2014, per il nuovo progetto della curatrice campana Land like the Sea al Villa Marina Capri Hotel & Spa di Capri (NA), incontriamo Piero Mastroberardino che, sostenitore e promotore di una rinascita del territorio Irpino, tanto con l’antica azienda di famiglia, quanto patrocinatore di iniziative culturali, troviamo impegnato all’interno della mostra, negli spazi del prestigioso hotel, in veste di artista protagonista con Fabio Donato, Lucio e Peppe Perone:
La tua azienda ha nobili e antiche origini ci racconti brevemente la sua storia?
È un’antica azienda familiare, da dieci generazioni impegnata nella viticoltura, tra i monti d’Irpinia, sull’Appennino campano. Fino alla metà dell’Ottocento si è dedicata al mercato domestico, poi un pioniere – mio bisnonno Angelo Mastroberardino – decide di tentare la via delle mete più lontane, parte dall’Europa e, con la collaborazione del figlio Michele, mio nonno, affronta le prime esportazioni dapprima in Nord America e poi in America Latina. Da allora la famiglia, pur molto attenta e protesa verso le innovazioni colturali e la crescita qualitativa dei vini, è rimasta sempre coerente con queste radici profonde.
Oggi distribuisce gli stessi vini, dai medesimi antichi vitigni di origine greca e latina (Fiano, Greco, Aglianico), in circa sessanta paesi del mondo.
Di fatto è un rinomato punto di riferimento per il vostro territorio, su che prodotti avete puntato? Quali sono le esclusività o i vostri motivi di vanto?
È una delle aziende più antiche operanti in Italia in viticoltura, senza soluzione di continuità, dunque è sicuramente punto di riferimento per l’intero movimento vitienologico italiano e meridionale.
I prodotti trainanti restano i cru di famiglia che meglio rappresentano le tre aree di produzione a DOCG: Radici Taurasi per la DOCG a bacca rossa basata sul vitigno Aglianico, Radici Fiano di Avellino per la DOCG a bacca bianca fondata sul vitigno Fiano e Novaserra Greco di Tufo per la DOCG, pure a bacca bianca, proveniente dal vitigno Greco.
Motivo di vanto sono appunto i cru di famiglia, ossia i vigneti di proprietà familiare localizzati nelle zone più antiche e vocate della nostra provincia, a circa seicento metri di altitudine media, in alta collina, che esprimono i caratteri più interessanti della propria rispettiva denominazione.
È in queste tenute che si fanno le sperimentazioni più interessanti e innovative, che consentono di preservare i caratteri classici e mantenere forte il legame con il patrimonio ereditario dei nostri antichi vitigni.
Come azienda, la promozione e il sostegno all’arte per quali “canali” passa o potrebbe passare? Penso a etichette, bottiglie d’autore e simili…
Io non credo molto a legare la promozione artistica a specifici oggetti d’interesse della normale gestione aziendale. Non credo ai banchi d’assaggio in eventi sponsorizzati, né ad iniziative in cui si tenti di legare in via diretta l’investimento ad un ritorno più o meno rapido. In sintesi non credo alla sponsorship in senso stretto.
Penso tuttavia che l’arte e la cultura in genere debbano mostrarsi capaci di mettere a punto un modello di business appetibile per il proprio contesto d’azione e che questo, di contro, debba investire solo in iniziative che manifestino tale attitudine. Un incontro di aspettative, più che una pressione atta a indurre un accoglimento.
Non è utopia. Senza questo passaggio è difficile pensare ad una reale partnership sui temi della cultura.
Legarsi al territorio significa per voi anche appoggiare iniziative come Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea. Cosa rappresenta questo progetto? Che reazioni state registrando?
Il territorio non è un dato oggettivo, esogeno, che esista di per sé. Il territorio è costruito, attimo dopo attimo, dai suoi attori. In questo penso che l’esperienza di Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea possa essere molto importante per smuovere le acque, provare a far emergere iniziative singole o di piccoli gruppi di interpreti in grado di attivare processi virtuosi, emulativi, e provare ad aggregare altri attorno a un’idea di territorio che non sia limitata a pochi elementi, insufficienti di per sé ad operare una vera forza di attrazione. L’enogastronomia, la natura, il paesaggio, il turismo, la stessa promozione artistica costituiscono frammenti di positività da esperire in una modalità complessa, da ognuno individualmente, in base alla propria peculiare e non replicabile sensibilità. L’Irpinia ha un potenziale, si respira. L’Irpinia ha un potenziale in buona parte inespresso, anche questo si respira.
Avendolo vissuto da vicino ho percepito un clima di grande cordialità e “familiarità” che però non andavano a togliere – anzi proprio l’opposto – nulla al messaggio forte che si voleva trasmettere… Come l’hai vissuta questa esperienza in quanto sostenitore ma anche come visitatore e artista?
L’informalità concede spazi a manifestazioni spontanee dell’animo. Non ci sentiamo a disagio ad esprimere ciò che proviamo sotto il profilo emozionale. Il pubblico eterogeneo, fatto di giovani in stage, galleristi, artisti, giornalisti, curiosi, ha creato questo munifico brodo di coltura. Per me un’esperienza molto interessante, che merita un seguito. Probabilmente richiederà forme diverse, purché non si fermi a questo primo pur straordinario esemplare.
Il tuo interesse per l’arte sfocia, come si accennava poco fa, anche in una tua personale ricerca artistica che è parallela a quella di imprenditore. Come è nata?
Nasce da bambino, quando trovavo il disegno una forma naturale di chiusura nel guscio.
Più avanti si è aggiunta la narrazione, per molti anni riservata alla mia personale rilettura. Pian piano le cose sono emerse, dapprima timidamente, poi con maggior convinzione. Ci sono stati alcuni episodi personali che mi hanno spinto ad uscire, a rivolgermi all’esterno.
Dunque queste passioni non mi hanno mai davvero abbandonato, per riemergere più avanti, con tratti costantemente in evoluzione, sia nel disegno che nella scrittura.
Nel primo ho via via asciugato le forme, in omaggio al culto dell’indeterminatezza che accompagna concettualmente anche i miei scritti.
Il mio romanzo Umano errare pubblicato nel 2011, è proprio un inno alla transizione da una concezione deterministica dell’agire umano, da tutti confutata eppure sempre troppo presente nella nostra cultura da oltre un secolo, verso un profilo situazionista di taglio costruttivista.
Cosa cerchi nei tuoi lavori? Su cosa ti interroghi e su che cosa vuoi far interrogare?
In questo periodo sto interrogando il legame, fino a stressare il concetto, tra individuo e natura, tra espressività del corpo, quale rappresentazione del mondo emozionale, e rappresentazione delle componenti naturali dell’ambiente. Questa rappresentazione analogica, che sconfina nella metafora, si confronta senza mai giungere a fusione, come se si sforzasse di confondere le idee senza mai riuscire a compiere il tragitto fino in fondo, riaffermando la diversità tra l’animo, il pensiero e le cose del mondo naturale.
Sono incuriosito dal dualismo, dall’antinomia che caratterizza questi due versanti della vita, ciascuno in fine mai pienamente compatibile con l’altro, come il dibattito di questi anni sul rapporto uomo-ambiente evidenzia e non risolve. Dopo l’esperienza narrativa mi sono dedicato alla poesia. I concetti sopra espressi sono stati esasperati anche nei brani in versi. Ho pubblicato proprio qualche settimana fa un volume dal titolo All’origine dei sensi, per l’editore Tracce di Pescara, nella collana I nuovi ossimori diretta da Plinio Perilli, che raccoglie sessantaquattro brani in quattro sezioni, in cui vengono declinate variamente mie percezioni in ordine al tema sopra tratteggiato.
Hai punti di riferimento, modelli, maestri che sono per te imprescindibili nello sviluppo della tua poetica e del tuo linguaggio?
Non credo, tutto molto istintivo.
Poi mi guardo intorno, osservo, mi sforzo di capire le ragioni altrui e di metterle in posizione prioritaria rispetto alle mie. Provo così a far capolino nelle inquietudini altrui, per confronto. Ma non mi sentirei di eleggere altre esperienze a veri punti di riferimento per il mio lavoro creativo.
In questo momento stai esponendo nella mostra, curata da Maria Savarese, Land like the Sea: ci racconti i suoi contenuti? Tu che opere hai portato?
La mostra collettiva Land like the Sea, attualmente in corso, è a mio avviso un’esperienza di estremo interesse. Il primo aspetto che reputo importante evidenziare è la continuazione dell’esperienza di Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea: così in fretta, questo moto espressivo si è spostato fuori dei confini irpini. È un segno incoraggiante rispetto all’auspicio che ho fatto prima di dare continuità a questo percorso. Ed è preludio per alcuni nuovi progetti che si concretizzeranno a partire da settembre, sotto la direzione artistica di Maria Savarese, con moduli culturali nuovi e di grande pregio internazionale.
Entrando nel merito, trovo stimolante che si siano uniti linguaggi diversi, che si completano fondendosi senza attriti, con grande naturalezza. Per me è anche molto in linea con la ricerca in corso. Già nel nome Land like the Sea annuncia la sua riflessione fondante: la diversa concezione di orizzonte, vista da terra e dal mare. Alla prima l’orizzonte appare come finito ai bordi, frastagliato, dai confini irregolari e cangianti come le chiome verdi disegnate dal vento. Nella seconda lo stesso si offre come partenza, lineare, ma l’occhio si perde sul fondale, come in naufragio, di fronte al capitolare della grandezza del sole che vi si immerge.
L’interprete è chi osserva, chi percepisce tali differenze e le incamera e le elabora dentro sé stesso. I lavori che ho portato a Capri sono otto disegni su carta, disposti in due sequenze. La prima è intitolata Epirogenesis, la seconda Silente.
Per la cronaca, attualmente ho anche in corso un’altra collettiva, insieme ad alcuni artisti brasiliani, inaugurata a metà maggio presso l’aeroporto internazionale Guarulhos di San Paolo del Brasile, inserita nel programma di eventi realizzato in occasione dei Mondiali di Calcio.
Ce ne tracci il profilo, lo sguardo, il senso?
I lavori in mostra a Capri, come dicevo, sono otto, disposti in due serie. La prima, Epirogenesi, prospetta il corpo femminile come insieme di protuberanze terrestri che si sollevano alla stregua di un fenomeno bradisismico. La seconda serie, Silente, si esprime in un tratteggio stilettato, lesto, come nervoso, quasi a non imprimere la scena. Presenta ancora sembianze umane che si atteggiano questa volta a fioriture.
Come artista quali impegni ti attendono per il prossimo futuro? A cosa stai lavorando?
Ho appena avviato la promozione del libro di poesie All’origine dei sensi, che da pochi giorni è in libreria. La prima uscita è stata fatta alla fine del mese di luglio presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, a Napoli.
Sto poi ultimando l’editing del mio prossimo romanzo, che sarà pubblicato in autunno per l’editore Homo Scrivens di Napoli. Anche questo lavoro è per me di grande stimolo e interesse. Uno scritto concettualmente differente dal precedente, anche questo un’evoluzione nel modo di narrare. Sul versante della poesia continuo a lavorare. Nel 2015 ho in programma la pubblicazione di una seconda raccolta in versi.
Per quanto riguarda il disegno, sto continuando ad approfondire il mio percorso di ricerca, provo a capire, entrare nei dettagli di ciò che non va detto perché il concetto si esprima, di tutto quello che, apparentemente soppresso alla vista del pubblico, si afferma con maggior nettezza in palcoscenico, cattura l’attenzione per la sua falsa assenza.
Su questo sto lavorando, lo trovo molto divertente e dinamico.
La tua azienda invece sta già sviluppando altre iniziative e progetti culturali e artistici? Ci fai qualche anticipazione? Se puoi…
Il mio impegno imprenditoriale non si è mai espresso prescindendo da temi e progetti culturali. Sin dagli Anni Novanta io stesso fondai un centro culturale con il quale ogni anno si promuoveva un cartellone di eventi, delle più disparate forme espressive.
Ora il tema è Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea.
Non so in che forme, poiché sono qui coinvolto sotto il profilo artistico voglio evitare di creare eccessive commistioni. Sono tuttavia fiducioso di trovare un equilibrio nelle modalità di partecipazione.
Varie idee sono in gestazione… ma per ora fermiamoci qui.
Piero Mastroberardino è nato ad Avellino nel 1966, completati nel 1990 gli studi universitari in campo economico, si dedica alla carriera di ricerca. È oggi professore ordinario in discipline manageriali. Ha pubblicato circa cento lavori scientifici su riviste e collane editoriali nazionali ed internazionali. Parallelamente cura le attività della propria famiglia, impegnata da generazioni nella viticoltura e nella produzione di vini pregiati in terra d’Irpinia, sulle colline della Campania. Si dedica fin da bambino al disegno e alla pittura, e in seguito alla narrativa e alla poesia. Ha realizzato numerose mostre personali di arti figurative in Italia. Sono in preparazione alcuni eventi espositivi nazionali e internazionali; sue opere sono presenti in collezioni nazionali e all’estero.
Info: Mastroberardino Winery
via Manfredi 75/81, Atripalda (AV)
square.mastroberardino.net
Mostra in corso:
Land like the Sea
coordinamento artistico Maria Savarese
con il patrocinio di Comune di Capri
coordinamento organizzativo Ciro Delfino, Vittoria Di Criscio
Artisti: Fabio Donato, Piero Mastroberardino, Lucio Perone, Peppe Perone
19 luglio – 21 settembre 2014
Villa Marina Capri Hotel & Spa
Via Prov. Marina Grande 191, Capri (NA)
Orari: tutti i giorni
Ingresso gratuito
Info: Villa Marina Capri Hotel & Spa
+39 081 8376630
www.villamarinacapri.com