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ROMA | STUDIO STEFANIA MISCETTI | FINO AL 27 MAGGIO 2022

intervista a GAIA SCARAMELLA di Beatrice Conte

Venerdì 17 marzo, nel quartiere Trastevere di Roma, la personale di Gaia Scaramella, Officine emotive, smussa gli angoli dei vincoli affettivi offrendo quante più letture figurative delle relazioni umane. Il comune denominatore nelle sue opere, la serialità delle immagini che, insieme, costituiscono un’opera mai chiusa, pronta a nuove riprese, a nuove declinazioni di quel senso comune che ci lega gli uni agli altri. Nel bene e nel male.
Un solo ospite tra le tre serie esposte, dal titolo Nepenthes (estratto dall’omonima serie dell’artista prodotta nel 2014), apre la personale. E come il nepenthes nel racconto omerico lenì il dolore dei compagni di Ulisse, questo piccolo frammento ci offre una metafora esaustiva dell’opera di Gaia, che si serve della pratica artistica per dare respiro alla emancipazione dal dolore.

Inclinazione naturale, Concerto per archi e Senza termine sono le tre serie attraverso cui la personale si racconta. Come si legano al filone narrativo emozionale entro cui si sviluppa la tua ricerca?
Voglio cominciare col dire che il tema dei rapporti è un tema al quale sono molto legata, da sempre. E nel momento storico che stiamo vivendo, la tematica dei legami, delle relazioni umane, va anche a rimarcare quanto alcune problematiche che derivano proprio dal significato binario del concetto di “legame” siano andate ad aggravarsi. La serie Concerto per archi cavalca un po’ quest’onda, in cui le dinamiche tensionali, sia fisiche che psicologiche, si consumano nelle mura domestiche, da cui l’utilizzo degli oggetti del quotidiano come un attrezzo da lavoro. In questo caso, attaccato all’attrezzo c’è una collana di perle a costituire l’elemento di tensione dell’opera, come il filo di un arco ben teso, in un insano e continuo ribaltamento dei ruoli. Un giorno leggero, poi pericoloso, poi fragile. Concerto per archi parla di questo labile equilibrio, tra il maschile e il femminile, come anche tra la parte femminile e maschile dello stesso individuo. E questi due volti dell’”oppressione” si ripropongono in Inclinazione naturale, dove ogni soggetto ha la caratteristica comune di avere la bocca censurata e lo sguardo nascosto, sebbene visibile. Dalle bocche nasce qualcosa. I rami, che fuoriescono dalla bocca degli uomini, sono sì parti di un albero ma possiedono delle fattezze molto secche, molto aride, a sottolineare il conflitto verbale che c’è tra l’uomo e la donna. Ma dall’altra parte non c’è una donna che è esclusivamente vittima di questo conflitto, poiché risponde generando un nido. La sua forza interiore le conferisce un alveare piuttosto che dei rami secchi, una dimora piuttosto che un luogo spoglio, una famiglia. Allo stesso tempo, il nido cela delle insidie, perché è nido di vespe, di api, un pò come a dire che la parola della donna può portare alla messa in scena di quello stesso conflitto verbale al 50%, se non con più tenacia dell’uomo. Questo occhio mutevole della scena è ciò che, in Senza termine, racconta la terza relazione di questa mostra, quella materna. Gli occhi della madre dipinti sulle piccole camicie della fortuna del bambino, imprimono su di esso un gesto di dolore e devozione.
Con tutto questo cerco di dare una lettura a più strati delle persone come dell’opera, perché credo che quando si guardi un’opera deve essere un pò come guardare le nuvole. Ognuno ci può vedere delle forme diverse, ma rimangono pur sempre nuvole. Perciò, l’artista indubbiamente mette in scena e crea dei contenuti che mutano a seconda di chi li guarda. Ogni opera poi tocca delle corde emotive diversificate nel fruitore, dove il bagaglio esperienziale di ciascuno fa la sua parte.

Gaia Scaramella Officine emotive 2022 Exhibition view at STUDIO STEFANIA MISCETTI Courtesy of the artist and STUDIO STEFANIA MISCETTI Photo by Giorgio Benni

Gaia Scaramella, Officine emotive, 2022. Exhibition view at STUDIO STEFANIA MISCETTI. Courtesy of the artist and STUDIO STEFANIA MISCETTI. Photo by Giorgio Benni

La ricerca che conduci sugli oggetti d’uso quotidiano richiama quel processo creativo che è ormai matrice artistica del tuo lavoro. Un processo che riguarda la trasfigurazione di quegli oggetti attraverso la contaminazione di elementi organici e plastici, che ci porta a riconoscervi una natura del tutto nuova in cui la memoria si congela e diviene progressione del presente. Come ha luogo questo processo?
Questa azione di recupero è nata perché il mio tema ricorrente riguarda, come abbiamo detto, le relazioni domestiche. Se penso a questo, idealmente attingo ad elementi che sono intrinsecamente legati a una dimora, una casa immaginaria, una sorta di luogo dei ricordi. Per questo in mostra, per la serie Inclinazione naturale, utilizzo delle fotografie familiari e antiquate, con cornici spesse e molto decorate. Avrei potuto utilizzare foto più recenti ma, concettualmente, tutti gli elementi che uso devono possedere e aver conservato i segni del tempo. Se tu entrassi in una grande vecchia casa e prendessi degli oggetti da ogni stanza, o dal cortile, ti aspetteresti che siano consumati, che evochino memorie del passato. Così nascono le mie opere, attingendo da un unico grande ambiente in cui il mezzo dell’antico è il filo che lega la memoria alle relazioni, alla vita domestica, anche se si tratta di quella più violenta. Perciò vado nei mercati, o nelle “case dei nonni”, e raccolgo materiale fotografico, documentale, a cui poi adatto l’innesto vegetale o con cui conduco un’operazione di assemblaggio.

Gaia Scaramella Officine emotive 2022 (Concerto per archi, 2022) Exhibition view at STUDIO STEFANIA MISCETTI Courtesy of the artist and STUDIO STEFANIA MISCETTI Photo by Giorgio Benni

Gaia Scaramella, Officine emotive, 2022 (Concerto per archi, 2022). Exhibition view at STUDIO STEFANIA MISCETTI, Courtesy of the artist and STUDIO STEFANIA MISCETTI, Photo by Giorgio Benni

La ripetizione di un’opera per te non è come tornare su uno stesso soggetto, ma piuttosto lasciarlo aperto ad altre possibili letture. Come nasce l’esigenza creativa di lavorare a lungo su di esso, da cui la serialità delle tue opere?
Dunque, io ho iniziato lavorando con l’incisione calcografica e questa modalità tecnica mi imponeva di lavorare a lungo su uno stesso soggetto, con una modalità di ripetizione che mi ha poi condotto alla serialità figurativa di oggi. Poi ho capito che, nel tempo, sono subentrate anche altre ragioni. Lavorando con queste memorie, andando nei mercati a raccogliere oggetti come interi album fotografici, intere collezioni antiquarie, mi ritrovavo una matrice dell’opera che già di per sé era strutturata in serie. Mi incuriosiva l’idea di preservare e continuare collezioni altrui, sebbene io non sia una collezionista nel mio quotidiano. È nata quindi l’esigenza di rispettare la natura stessa dell’oggetto che stavo trasfigurando, ed è stato un sentimento piuttosto spontaneo che ho compreso con il tempo.

Ci sono progetti in vista del termine della personale?
Come ricerca sicuramente andrà avanti. Come ho detto, ogni mia opera si premette come un’opera non chiusa, che può essere ripresa e rielaborata da molte altre prospettive. Questo è un altro dei motivi per cui sfrutto le serie, perché la ricerca che conduco possa evolversi ancora e ancora. Ogni opera che realizzo è idealmente, concettualmente, un’opera aperta.

Gaia Scaramella Officine emotive 2022 Exhibition view at STUDIO STEFANIA MISCETTI Courtesy of the artist and STUDIO STEFANIA MISCETTI Photo by Giorgio Benni

Gaia Scaramella, Officine emotive, 2022. Exhibition view at STUDIO STEFANIA MISCETTI. Courtesy of the artist and STUDIO STEFANIA MISCETTI. Photo by Giorgio Benni

Gaia Scaramella. Officine emotive
a cura di Veronica He e Pia Lauro

17 marzo – 27 maggio 2022

STUDIO STEFANIA MISCETTI
via delle Mantellate 14, Roma

orari: dal martedì al sabato dalle 16.00 alle 20.00

Info: +39 0668 805880
info@studiostefaniamiscetti.com
www.studiostefaniamiscetti.com

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