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ROMA | MUCCIACCIA GALLERY | FINO AL 20 APRILE 2024

Intervista a CRISTIANO PINTALDI di Beatrice Conte

Cosa cattura di una immagine? È forse l’estetica, la morale, la grazia o il taglio grezzo? O si tratta forse di ciò che stimola, soccombe o produce in chi la osserva? La materia di un’immagine può raccontare tante cose o provocare un’idea, nutrendo l’immaginazione finanche al punto di divenire iconica. Queste, le premesse per una rassegna singolare, una pittura mimetica ispirata dalla cultura massiva di riproduzione delle immagini.

Fino al 20 aprile, con opere tratte dal cinema, dalla tv e dalla cultura popolare, la nuova mostra di Cristiano Pintaldi dal titolo evocativo We are here. Do you stay in the Barbie world? abiterà gli spazi della Mucciaccia Gallery. Un grande lavoro di minuzie che incoraggia a indagare il valore critico di prossimità di un medium, questo strumento che come un fil rouge intercede tra realtà e finzione perdendosi morbosamente in ideali frangibili e vanesi

Pintaldi. Installazion View. Mucciaccia. Ph Monkeys Video Lab

Cristiano Pintaldi, We are here. Do you stay in the Barbie world?, installation view, Mucciaccia Gallery. Ph Monkeys Video Lab

«La mostra è una panoramica sulla realtà che ci circonda», ci racconta Pintaldi, «con quadri tratti dalla storia del cinema, come avviene per esempio per la prima sala in cui sono posizionati i ritratti di Hitchcock o del più recente Barbie. O anche dalla cultura popolare, come avviene nella seconda sala, dove vediamo il ritratto di una bambina ucraina con lecca-lecca e fucile in mano. Un’immagine simbolica, perché da una parte evince la tragicità della guerra e dall’altra recupera le caratteristiche dell’assurdo che ci contraddistingue. Progredendo in mostra poi il messaggio si rafforza, fino al ritratto di donne iraniane che formano la scritta sangue in farsi».

Pintaldi. Installazion View. Mucciaccia. Ph Monkeys Video Lab

Cristiano Pintaldi, We are here. Do you stay in the Barbie world?, installation view, Mucciaccia Gallery. Ph Monkeys Video Lab

E come avviene la scelta di queste immagini?
Si possono dire legate a dei cicli, se vuoi, a percorsi di vita. Perché una parte interessante del lavoro trovo che sia riflettere sulla condivisione che noi facciamo delle immagini. Ne esistono di molto famose, che tutti quanti abbiamo visto almeno una volta e dallo stesso punto di vista, come se avessimo vissuto una piccola parentesi di vita guardando dalla stessa prospettiva. La trovo una caratteristica molto umana. Se si pensa al cinema, se si pensa a Hitchcock, bene o male tutti lo abbiamo visto, e in qualche modo quell’emozione, quelle due ore di vita le abbiamo condivise. O le emoji, che se anche non era tua intenzione vedere le hai viste, perché si sono riprodotte, tramandate, ti sono arrivate.

Pintaldi. Installazion View. Mucciaccia. Ph Monkeys Video Lab

Cristiano Pintaldi, We are here. Do you stay in the Barbie world?, installation view, Mucciaccia Gallery. Ph Monkeys Video Lab

Il pixel è l’unità formale e cromatica del suo dipinto, l’elemento che contraddistingue l’opera per singolarità e aderenza espressiva. Come interviene sulla tela per creare quest’effetto?
Il pixel è solo dipinto, in una misura qui tanto piccola da non essere quasi percepito dall’occhio a meno che non ti trovi veramente vicino al quadro. I tre colori che impiego, il rosso, il verde e il blu, creano un effetto per cui un colore, preso singolarmente, può essere solo quel colore, mentre sommato agli altri due ne diventa un altro. Diventa un bianco, ad esempio. Mano mano che ci si allontana dalla tela, l’immagine prende sempre più corpo, sfruttando proprio la somma dei colori. La struttura si diversifica gradualmente, e arriva ad un punto in cui se ne riesce a percepire il dualismo, la compresenza di uno strato di colore unitario e la segmentazione dei tre. Perché in effetti il nostro cervello, a certe condizioni, è in grado di tenere in piedi due o più versioni della realtà, dell’uno e del trino, e questa trovo che sia molto religiosa come verità.

Pintaldi. Installazion View. Mucciaccia. Ph Monkeys Video Lab

Cristiano Pintaldi, We are here. Do you stay in the Barbie world?, installation view, Mucciaccia Gallery. Ph Monkeys Video Lab

Cosa l’ha condotto a questa “maniera” di fare e pensare la pittura?
Forse dall’aver visto tanta televisione quando ero bambino, dall’aver vissuto in una famiglia di pubblicitari per cui ho potuto osservare e imparare varie tecniche oggi quasi scomparse, come quella che uso per dipingere, l’aerografo. All’epoca, diciamo pure negli anni Settanta, fine anni Settanta, l’aerografo era una tecnica molto in voga, all’avanguardia per tutti quelli che lavoravano nella pubblicità come i miei genitori, gli illustratori che allora erano numerosissimi, e che poi hanno perso questa maniera di lavorare. Però devo dire che per certi versi è affascinante perdere alcuni elementi del nostro passato, perché quando si recuperano, ci rendono e rendono il nostro lavoro innovativo, paradossalmente. L’effetto che sono riuscito a restituire ad alcuni dipinti non sarebbe stato possibile in assenza di una tecnica, diciamo, perduta. Come ad esempio per la tela con oggetto i totem dell’Isola di Pasqua, in cui la tecnica è riuscita bene rispetto al concetto che la tela rappresenta, questa idea di magia, di divino. Questa è forse l’opera più completa rispetto al mio lavoro, più optica, perché ha questa luce gialla laddove il giallo in pittura non sarebbe pensabile ottenerlo col verde e col rosso, poiché è anch’esso un colore primo. Difatti noi adesso vediamo un colore che è tra il verde e il rosso, e non la loro somma. Ne vediamo lo spettro, il colore che non c’è, che sta nel mezzo dei primi due. E lo stesso vale per il bianco che nominavamo prima, visibile anche nell’opera Untitled caratterizzata da questi fasci di luce ottenuti allo stesso modo. In pratica i tre toni che utilizzo, regolarmente distanti gli uni dagli altri nello spettro dei colori, essendo contemporaneamente invisibili risultano come un bianco.

Cristiano Pintaldi, Untitled, 2022 acrilico su tela, cm 180x270. Courtesy dell’artista.

Cristiano Pintaldi, Untitled, 2022, acrilico su tela, cm 180×270. Courtesy dell’artista.

E qual è per te la cosa più importante che pensi con questo di poter trasmettere al pubblico?
Forse proprio questa idea dell’uno e del trino, cioè l’idea che tu possa avere più che una doppia visione della realtà. Questa secondo me è la parte più importante. Poi ovviamente le immagini hanno dei significati, dei valori simbolici anche intrinsechi che prescindono dalla mia volontà, che hanno una loro storia sia essa legata al cinema o alla cultura di massa. Se penso al mio lavoro, sì, quello è l’aspetto più simbolico della mia pittura, quindi il più importante, perché avere un solo punto di vista è un limite anche se ci mette al sicuro. Ti fa perdere “l’altra parte”, quella componente della realtà che ha bisogno di coesistere con l’altra. Difatti l’una non esclude l’altra, è solo la distanza da cui uno le guarda che ne fa una differenza. Davanti a un mio quadro, se sei molto vicino vedi l’uno, poi ti allontani e solo allora riesci ad avere una visione d’insieme.

Cristiano Pintaldi. We are here. Do you stay in the Barbie world?

22 febbraio – 21 aprile 2024

Mucciaccia Gallery
Largo della Fontanella Borghese 89, Roma

Orari: lunedì – sabato, 10.00 – 19.30; domenica chiuso

Info: +39 06 69923801 | info@mucciaccia.com | mucciaccia.com

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