Non sei registrato? Registrati.
VACCIAGO DI AMENO (NO) | Fondazione Antonio e Carmela Calderara | Fino al 30 agosto 2015

di KEVIN McMANUS 

La Fondazione Antonio e Carmela Calderara continua a segnalarsi per la sua attenzione verso una pittura legata alla riflessione specifica (“analitica”, diremmo, entrando nel territorio scomodo dei termini fortemente storicizzati) sul colore, e lo fa, in questi mesi estivi, con una mostra dedicata alla pittrice tedesca Nataly Maier, e curata da Elisabetta Longari ed Eraldo Misserini.

Pregnanza del colore: Nataly Maier, veduta della mostra, Fondazione Antonio e Carmela Calderara, Vacciago di Ameno (NO)

Oltre ad inserirsi nella logica e nella riflessione portata avanti dalla Fondazione, la mostra ne valorizza anche la collezione, affiancando ai lavori della Maier alcune opere dello stesso Calderara, allo scopo – come dichiarato nel testo della locandina – di «mostrare come personalità artistiche diverse, che si radicano in realtà a volte lontane nel tempo e nello spazio possano, attraverso comuni ambiti di ricerca, entrare in relazione dialettica tra loro pur conservando la propria autonomia creativa». Ed è proprio l’impressione che si ricava dalla mostra: non si tratta tanto – o comunque non solo – di affinità elettive tra esperienze diverse, quanto di una comune origine di tali esperienze entro una fenomenologia universale del colore. Sia Calderara che la Maier, in altre parole, sembrano dedurre le proprie superfici cromatiche da un medesimo grande, poetico concetto.

Pregnanza del colore: Nataly Maier, veduta della mostra, Fondazione Antonio e Carmela Calderara, Vacciago di Ameno (NO)

Nel suo testo di presentazione, Elisabetta Longari propone appunto, riferendosi ad alcuni lavori meno recenti dell’artista tedesca, una lettura di questo tipo, per la quale il giallo di queste opere appare come il «giallo assoluto, dell’idea del giallo, o meglio, dell’essenza stessa del giallo portata all’evidenza della percezione». Una soggettività, dunque, quella della Maier, che non significa interpretazione arbitraria, interiorizzazione totale del colore, bensì manifestazione di un’essenza cromatica all’occhio. Qui sta proprio il legame tra questa pittura e quella dell’ambito a cui lo stesso Calderara si riferisce: il colore visto come qualcosa che accade, come un’esperienza articolata nel tempo, e non come un dato, fisso e immutabile. Un’essenza, sì, ma un’essenza colta nel suo mostrarsi, nel suo accadere.
Prima conseguenza di questa peculiare caratteristica è che il fruitore si sente portato ad allargare lo sguardo fuori dal singolo quadro: pur nell’indubbia autonomia di ciascuna opera, c’è un effetto di insieme, un’aura che ci parla di un modo particolare di leggere, studiare e mostrare il colore. Tanto più opportuno risulta dunque l’allestimento della mostra, che asseconda la luminosità intrinseca dei lavori anziché, come spesso avviene, imporre un filtro, una scena luminosa entro la quale le forme – come i colori – funzionano l’una dopo l’altra, secondo l’adagio tipico della galleria. In questo senso, anche l’accostamento con Calderara, come si diceva, risulta vincente, dal momento che simili sono queste luminosità, e comune è questa impressione che il colore ci venga incontro, anziché rifugiarsi nei limiti della cornice.

Pregnanza del colore: Nataly Maier, veduta della mostra, Fondazione Antonio e Carmela Calderara, Vacciago di Ameno (NO)

Certo, le differenze non mancano, e contribuiscono anzi a rendere più interessante il confronto. Più romantica, la Maier, rispetto al maestro italiano, più legata forse ad un’idea panica e naturalistica di luce, più vicina alla linea “nordica” individuata da Robert Rosenblum che a quella astratto-concreta. Più inserita, anche, in una prassi concettuale legata alla postmodernità, come nei raffinati dittici in omaggio agli artisti del passato, o nelle operazioni degli anni Novanta in qualche modo legate al mondo digitale. Più disposta, insomma, a concedere qualcosa al supplemento di riflessione offerto, d’altra parte, dal medium con il quale aveva fatto il suo primo approccio allo studio della visione, la fotografia.
Un’artista, Nataly Maier, capace di catturare lo sguardo, e di restituire qualcosa di più. Caso raro, di questi tempi.

Pregnanza del colore: Nataly Maier
a cura di Elisabetta Longari ed Eraldo Misserini

Fondazione Antonio e Carmela Calderara
via Bardelli 9, Vacciago di Ameno (NO)

Fino al 30 agosto 2015

Orari: dal martedì al venerdì 15.00-19.00; sabato e domenica 10.00-12.00 e 15.00-19.00; chiusa il lunedì
Ingresso gratuito 

Info: +39 02 76281211
www.fondazionecalderara.it

Condividi su...
  • 90
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •