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TORINO | Oval Lingotto | 4 – 6 novembre 2016

Intervista a HILARIO ISOLA di Corinna Conci

“ …abbiamo con noi lombra, una certezza che non sinclina…”
Mariangela Gualtieri

Una parte della nostra identità ha bisogno di una ricerca profonda per essere recuperata e portata alla visibilità: che cosa vogliamo manifestare e cosa invece vogliamo celare al mondo? Le ultime opere di Hilario Isola parlano di tesori nascosti, fanno comparire collezioni di anime che costituiscono rappresentazioni mentali con le quali costruiamo noi stessi e il mondo. La teoria di Bowlby (1969) spiega la costituzione del nostro modo di interagire con la realtà mediante la relazione menta-le/affettiva con una presenza che funge da punto di riferimento. I nuovi lavori dell’artista sono piccoli chiodi che reggono universi di significati, sono ombre con profili labili ma personalità dal nucleo solido e incancellabile, sono maschere che ci ricordano che siamo figli di una terra e un sistema più antico e più grande. Ad Artissima 2016 Hilario Isola si presenta con l’opera più piccola esposta in Fiera e contemporaneamente con l’opera più grande della kermesse.

Hilario Isola Socrate, Oro 21mmx9mmx10mm Foto: Hilario Isola

Hilario Isola
Socrate, Oro
21mmx9mmx10mm
Foto: Hilario Isola

In Paesaggio con ponte e uomo pensoso, installazione d’arte pubblica ideata per questa occasione, l’artista dà nuova forma al profilo di un mezzo escavatore ricoprendone il braccio meccanico con un nuovo tessuto ecosostenibile per esterni. Hilario Isola avvia un processo di mutazione dello spazio trasformando un’aiuola urbana in un’antica rovina costituita da una nuova specie di vegetazione. Due opere su carta del pittore piemontese Giuseppe Pietro Bagetti (1764-1831), sono stampate e frammentate sulla tela dando vita a una macchina scenica astratta e immaginifica nata da una forzata coesistenza tra occultamento e svelamento.

Le micro sculture I filosofi sono chiodi sui quali compaiono i volti di alcuni tra i più noti personaggi del passato. Da questo progetto nasce la serie di anelli dedicata ai maestri e gli allievi, ce ne vuoi parlare?
L’idea di lavorare sul chiodo parte da un discorso che esiste dietro tutte le mie ultime opere: tornare ad una percezione della personalità come presenza. Nella cultura etrusca e dopo in quella romana, la scultura veniva esposta in casa come oggetto di protezione piuttosto che ornamentale. Si trattava di una presenza vera, viva, che possedeva all’interno della materia una serie di significati che andavano oltre la bellezza dell’oggetto. I filosofi e il pensiero che evocano in questo senso abitano più il nostro spazio mentale che quello fisico. Personalità enormi e insostituibili quelle dei filosofi, ridotte al limite del visibile e trasfigurate in piccolissimi chiodi come a reggere il pensiero che ci portiamo dentro. Mi piace anche l’idea di mettere in dialogo filosofi di epoche diverse e creare dei simposi impossibili che rivivono solo sul muro delle mie mostre e idealmente nella mente di chi le vede.
Nella serie “l’allievo e il maestro” invece, ho creato delle sculture indossabili cercando di portare ancora più vicino, nella dimensione quanto mai personale dell’anello, questo dialogo immaginario tra filosofi.

Il titolo Paesaggio con ponte e uomo pensoso richiama atmosfere intime e solitarie: in molte tue opere si percepisce una gamma emotiva legata alla malinconia…
Sono in effetti abbastanza malinconico. La malinconia è uno stato che cerco, nel senso che mi dà la possibilità di osservare il mondo con un distacco molto pieno di libertà. L’anno scorso ho fatto un viaggio lunghissimo in Birmania e ho avuto molti apici di melanconia legati anche ai suoi bellissimi paesaggi, che spesso ti avvolgono con la loro natura dolce e triste. Non pensavo si percepisse questo stato emotivo nei miei lavori perché la frequento meno di un tempo: la malinconia ha bisogno di spazio, di vuoto, di momenti lunghi e ultimamente non riesco ad averne per le molte cose da fare e questo mi dispiace.

Paesaggio con ponte e uomo pensoso, 2016 dimensione ambientali Mixed media Foto: Hilario Isola

Paesaggio con ponte e uomo pensoso, 2016 dimensione ambientali Mixed media
Foto: Hilario Isola

Qual è la prospettiva concettuale che unisce i tuoi ultimi lavori?
Queste opere sono autonome ma ciascuna declinata in cicli più articolati. Riguardo all’opera I filosofi intendo i chiodi come un punto sul muro, una costellazione ordinata che fa parte di un linguaggio proprio dell’arte: il muro spesso è scandito dai chiodi che le danno una sorta di partitura. I volti sono talmente piccoli che devi cercare di metterli a fuoco avvicinandoti per trovarli. In qualche modo questo rispecchia come noi approcciamo la filosofia dove difficilmente riusciamo a focalizzare l’intero pensiero di un filosofo nella sua interezza. In un’epoca di puro esibizionismo dove tutto è apparire mi affascina molto perseguire la possibilità di fare opere che scompaiono, che si nascondono.
L’opera Paesaggio con ponte e uomo pensoso presentata in occasione di Artissima nasce proprio da una ricerca sulle possibilità di utilizzo del camouflage come pratica di arte ambientale. L’installazione è la prima messa in opera del progetto Atelier del camouflage che ho ideato nell’ambito del programma della Regione Piemonte dopo Unesco Agisco!, e nelle azioni promosse da Nuovi Committenti Langhe-Roero e Monferrato curato da a.titolo per contrastare l’impatto visivo di fabbricati, capannoni o strutture di origine industriale reintegrandoli nei contesti paesaggistici e naturali in cui sono inseriti.
Per quanto riguarda l’opera I mani, si tratta di un lavoro misterioso perché è un’ombra, un rimando al pensiero platonico che diventa anche una sorta di gioco: se tu non interagisci con la scultura, se non la tocchi e ne modifichi l’ombra, non si crea l’opera finale perché è la persona che completa l’opera.
Nel lavoro degli Aruspici ho voluto evidenziare l’aspetto contrario: la maschera è un oggetto in-quietante, è lei che guarda te e che ti assorbe. Allo stesso modo in cui cerchi e guardi il chiodo, poi ti trovi davanti ad una maschera di grandi dimensioni che osserva te.

Che peso hanno la natura e la spiritualità nel tuo processo artistico?
Sono molto importanti. L’arte per me è una pratica di avvicinamento alla materia e alla natura che è fonte inesauribile di approfondimento e di conoscenza, anche spirituale. Mi sento profondamente legato alla natura, mi piace pensarmi panteista in un certo senso: credo che la materia abbia un valore vitale e plasmarla significa entrare a sentirsi parte dello spirito del mondo. Ho la fortuna di essere tornato a vivere in campagna, a coltivare la vigna: essere legato ai cambiamenti climatici e alle stagioni, imparare a sentire le necessità della terra e delle piante, giocare con le alchimie del vino è fondamentale per trovare un equilibrio e riconoscere il valore nelle cose che ancora lo hanno. Il mio approccio è forse anacronistico in questo senso ma credo che questo tipo di pratica sulla scultura possa essere anche utile per vedere oltre la superficie del contemporaneo.


Hilario Isola

Arte e Camouflage / Art and Camouflage
per il progetto Dopo l’UNESCO, Agisco!

Artissima – Meeting Point
Sottopassaggio Lingotto 294, Torino

Info: www.artissima.it

 

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