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MILANO | OFFICINE DELL’IMMAGINE | 16 MAGGIO – 13 LUGLIO 2019

di IRENE BIOLCHINI

Con la mostra Out of Place, a cura di Silvia Cirelli,  si rinnova l’interesse e il focus che Officine dell’Immagine dedica ad artisti internazionali, spesso presentati in maniera esclusiva sul territorio italiano. Una ricerca attenta e consapevole che si concentra su diverse generazioni e molteplici provenienze geografiche, tutte accomunate dall’indagine sistematica dell’oggi, sui temi dell’immigrazione e dell’identità. In maniera interessante e mai scontata le mostre presentate in galleria non piegano però l’estetica al contenuto, non rinunciano alla costruzione dell’immagine in favore del messaggio.

Halida Boughriet | Out of Place, veduta della mostra, 2019, Officine dell’Immagine, Milano. Courtesy: Officine dell’Immagine, Milano

All’interno di questa linea coerente si inserisce la presentazione della seconda mostra di Halida Boughriet per gli spazi della galleria. L’artista corrisponde perfettamente al quadro poco fa descritto: giovane (classe 1980) nata da famiglia algerina in Francia, nazioni rispetto alla quali mantiene sempre una relazione di carattere duale. La vita tra questi due mondi si riflette anche nelle importanti partecipazioni a mostre collettive, prime fra tutte  l’inclusione all’interno di Documenta14, ma anche alla Biennale di Rabat e alla 11sima Biennale di Dak’Art.

Halida Boughriet | Out of Place, veduta della mostra, 2019, Officine dell’Immagine, Milano. Courtesy: Officine dell’Immagine, Milano

La mostra, presentata nello spazio milanese, include diversi linguaggi tra fotografia, video,  scultura, performance e installazione con una selezione di opere realizzate negli ultimi due anni.
Nella serie Border Caravaggio è un riferimento estetico imprescindibile (specie nella costruzione dell’immagine su sfondo scuro e la luce drammatica che accentua le ombre), sebbene il tributo non sfoci mai nella citazione diretta. I volti della Roma popolare e quotidiana che così spesso era servita da modello all’artista rivivono nelle pose dei protagonisti della serie di Halida Boughriet, emigrati provenienti dall’Africa che vivono in attesa di documenti e registrazione nei centri di accoglienza francesi. Le loro storie non sono raccontate in maniera narrativa o didascalica, al contrario l’artista chiede ad ognuno dei protagonisti di scegliere un oggetto che lo rappresenti: ecco dunque che un libro o un mazzo di fiori diventano gli strumenti ai quali affidare un’identità, una storia, un percorso. La stessa identità che emerge per contrasto nella serie Les absents du décor, laddove i ritratti sono realizzati davanti a sfondi dal sapore vintage occidentale. Il contrasto tra i due universi, i volti dei protagonisti e il fondale, rendono chiaro il confine precario delle esistenze: la sensazione di essere perennemente inseriti all’interno di un backstage più o meno finzionale nel quale doversi riconoscere.

Halida Boughriet | Out of Place, veduta della mostra, 2019, Officine dell’Immagine, Milano. Courtesy: Officine dell’Immagine, Milano

Ultima e più recente serie che chiude la mostra è Ce qui brûle (2019): un gruppo di tavole lignee su cui l’artista interviene con il laser per ricavare in negativo le immagini finali. Punto di partenza per questo lavoro sono fotografie prese da internet, rappresentazioni di attentati e conflitti, che vengono trasferite sul legno tramite la distruzione del supporto. Sorprendentemente il risultato finale ricorda da vicino la serie di arazzi prodotta da Loredana Longo, dal titolo Victory (in cui l’artista siciliana trasferisce, bruciando il velluto, immagini di distruzione trovate sulla rete). È evidente che le due artiste non si sono mai incontrate direttamente e che le ricerche sono andate avanti su binari paralleli, eppure vi è in questa vicinanza il segnale dell’autentica problematicità degli sguardi di un Occidente che si interroga sulle proprie paure, nevrosi e ossessioni.

Le stesse nevrosi, ed ipocrisie, che possono essere scardinate da lavori come Bullet, AK-47 in cui l’artista ricava gli stampi da proiettili di Kalashnikov esplosi: grazie a questi stampi Halida Boughriet costruisce dei gioielli in ghiaccio, infilati all’interno di una collana-monile. La bellezza, la fragilità, il brivido e il timore convivono in uno scatto in cui la pelle d’oca del soggetto ritratto ci parla come attraverso una sinestesia.

Halida Boughriet | Out of Place, veduta della mostra, 2019, Officine dell’Immagine, Milano. Courtesy: Officine dell’Immagine, Milano

Questa è la potenza degli scatti di Halida Boughriet, la sua capacità di raccontare storie senza dover ricorrere a nessuna costruzione narrativa, di isolare la forza di una storia nella tensione di un’immagine. Questa la linea che la rende a pieno titolo una delle artiste della coerente ricerca di Officine dell’Immagine.

 

Halida Boughriet | Out of Place
a cura di Silvia Cirelli

16 maggio – 13 luglio 2019

Officine dell’Immagine
via Carlo Vittadini 11, Milano

Ingresso libero

Orari: martedì – sabato 11 – 19; lunedì e giorni festivi su appuntamento.

Catalogo: Vanillaedizioni

Info: +39 02 91638758
info@officinedellimmagine.com
www.officinedellimmagine.com

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