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BOLOGNA | CUBO – Spazio Arte | 6 LUGLIO – 10 OTTOBRE 

Intervista a ILARIA BIGNOTTI di Leonardo Regano

CUBO, museo d’impresa del Gruppo Unipol, presenta un progetto dal titolo grintoso, un invito che è quasi un’esortazione a riprendere il confronto e il dialogo dopo i mesi di stop che hanno colpito duramente anche il mondo dell’arte e della cultura. Fight Art. Arte “FACE to FACE”  è una mostra che porta su di un ring ideale gli artisti presenti nelle Collezioni d’Arte del museo bolognese, ricercando volutamente l’accostamento di due diversità per generare nuove possibilità di incontro. Un incontro che è fisico, ovvero quello che avviene con le opere presenti negli spazi espositivi di CUBO ma anche virtuale, attraverso una serie di interviste agli artisti invitati e promosse sui canali social. A raccontarci il progetto è Ilaria Bignotti, storico dell’arte, che per l’occasione ha dato il suo contributo critico per valorizzare il patrimonio artistico del Gruppo Unipol.

Qual è la genesi del progetto Fight Art. Arte “FACE to FACE”
Il progetto nasce da un’intuizione, a mio dire geniale, di Angela Memola, Coordinatrice del settore Arte di CUBO, donna di ampie vedute e illuminanti idee che durante le lunghe settimane di lockdown, confrontandosi con gli artisti, i colleghi, gli amici curatori e critici, e vivendo personalmente un forte dissidio interiore tra il bisogno di incontro “reale” con le persone e la consapevolezza dell’attesa e della distanza, ha con me evidenziato come la super-produzione di materiali online e digitali potesse virare in una direzione di automatismo e assuefazione al consumo individualista, intercettando quindi il bisogno, partendo dall’arte, di far confluire nella rete un momento articolato e solleticante di scambio tra gli artisti: persone alle quali chiediamo, come comunità, di “sentire” prima degli altri le cose e di interpretare il presente con la loro sensibilità. Da qui, l’idea di provocare il dialogo diretto tra gli artisti, attraverso un sistema di intervista doppia che basandosi su una griglia speculare di domande, sia personali che rivolte alla loro pratica e analisi intellettuale ed umana, potessero fare emergere la differenza e al contempo la fertilità del loro pensiero a confronto, in una positiva visione dialettica dove il contrasto, anche, tra le varie visioni, venisse letto in modo generativo e fecondo.
Abbiamo lavorato alcuni giorni alle domande e alla selezione degli artisti le cui opere sono parte del Patrimonio del Gruppo Unipol, cercando di offrire uno sguardo il più possibile ampio e variegato sui linguaggi e le direzioni della ricerca visuale contemporanea: dalle generazioni già storicizzate, come nel caso di Mary Bauermeister, Maurizio Bottarelli e Mario Raciti, agli artisti mid-career, quali Luca Bellandi e Lidia Bagnoli ad Andrea Chiesi, per arrivare ad artisti nati tra gli anni Settanta e Ottanta, da Francesca Pasquali a Matteo Basilè a Angelo Marinelli (rispettivamente in dialogo con i tre prima nominati), da Ettore Frani in dialogo con Stefano Ronci, da Joanie Lemercier (in dialogo con Raciti) a Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto (in dialogo con Bauermeister), da Giacomo Costa (in dialogo con Raciti) ad Alessandro Lupi in dialogo con Tommaso Fiscaletti.

A destra: Giacomo Costa, Tim(e)scapes n. 15, 2019, frame. A sinistra:
Maurizio Bottarelli, Senza titolo, 2017

Le domande sono state bene articolate, a guardare dalle risposte date in ogni duetto: riflessioni importanti, pungenti, complesse e profonde, rivolte sia a un’analisi sul momento che allora stavamo vivendo, di passaggio tra fase 1 e la fase 2 dell’emergenza e del lockdown, sia capaci di porre in evidenza l’identità creativa di ciascun artista, sondandone le modalità del lavoro e le relazioni con l’altro… Desidero segnalare inoltre che, a sorpresa e a conclusione del progetto e di tutti i duetti, il 30 settembre, il Direttore Corporate Communication e Media Relations, Vittorio Verdone, e Angela Memola, hanno voluto “mettersi in gioco” e realizzare il loro duetto per avvicinarsi e per ringraziare gli artisti che hanno accettato di partecipare a questo progetto. Visibile nel canale You Tube di CUBO, il duetto evidenzia l’interesse che il Gruppo Unipol, con CUBO in particolare, dimostra nei confronti dell’arte contemporanea e dimostra di avere sensibilmente colto l’emergenza dentro la quale gli artisti si sono trovati, messi cioè, come la comunità cui si rivolgono, a dura prova: l’isolamento individuale e la conseguente sospensione del contatto reale con il mondo hanno richiesto nuove riflessioni, tanto sulla propria identità e relazione con l’altro, quanto sul proprio linguaggio e ricerca. CUBO ha voluto raccontare questo tempo con gli strumenti convenzionali al momento.

Mi interessa molto questa narrativa sulla quale avete innestato il progetto, basata sul dialogo e sull’incontro tra due diverse personalità e due diverse opere. Credi sia una precisa esigenza dell’oggi, in cui ci stiamo sempre più abituando all’assenza della coralità, dell’essere in gruppo?
Come prima ti ho detto, l’idea è stata proprio quella di “forzare” la mano e di accogliere anche il confronto tra opposti modi di pensare e lavorare: credo che in realtà di questo oggi vi sia bisogno, di uno scambio acceso e forte, ovviamente non ridotto a mero entertainment e strategia comunicativa, ma a reale momento di dibattito dove le parole “io” e “mio” – mio modo di vedere, di essere, di intendere l’arte e leggere il presente – rimandino a un approccio capace di accogliere il pensiero e la sensibilità altrui. Gli artisti sono stati disponibili, generosi, attenti a rispondere senza scadere nel giochetto provocatorio o ancor peggio nella retorica auto-referenziale. Ciò che emerge da Fight Art. Arte “face to face” è che c’è ancora voglia di condividere, di sentire, di scontrarsi anche. Di vivere. L’ultimo duetto tra il direttore Verdone e Memola è stato realizzato proprio quale ringraziamento corale rivolto a tutti gli artisti che seppure costretti dalla pandemia a farlo individualmente, hanno scelto di aderire ad un progetto collettivo, evidenziando quanto sia importante, oggi, riscoprire il valore del confronto diretto, accogliendo anche il possibile scontro, generatore di nuovi significati e rotte di senso.

A sinistra: Francesca Pasquali, Straws, 2020.
A destra: Luca Bellandi, Nippon song, 2019, dettaglio

Il rapporto intervista/mostra mi porta a ragionare su un altro aspetto che sembra essere ormai diventato prassi, ovvero il passaggio e lo scambio tra virtuale e reale. Qual è il tuo punto di vista in merito?
Fight Art. Arte “face to face” vuole, seppur attraverso il necessario – per i limiti del periodo –confronto virtuale, suggerire una diversa modalità di dialogo, che non sia passivo e frontale, ma attivante lo scambio reale tra il pensiero e le ricerche artistiche. Il successo delle migliaia di visualizzazioni che i vari duetti tra gli artisti selezionati è stato raccolto sul canale You Tube di CUBO, ne è la testimonianza eclatante e immediata.
Da qui anche la scelta di chiudere simbolicamente il progetto, per rilanciarne il senso, con il dialogo tra Vittorio Verdone e Angela Memola: un dialogo che vuole essere un modo per
ringraziare gli artisti e mettersi, loro stessi, in gioco: per dire quanto è importate il confronto, la condivisione, lo sguardo aperto sulla vita propria che è tale solo se dialettica e in relazione con l’altro.

Credi esista un modo univoco e corretto d’approccio all’opera d’arte, anche in base alla tua esperienza di lavoro per importanti archivi d’artista?
Parlando di archivi d’artista, credo si debba oggi fare leva e tenere ben saldi due concetti che sono anche due valori che condivido con CUBO: l’umanità e la memoria. L’archivio è un luogo di raccolta e conservazione, di rigorosa catalogazione e sollecita tutela del patrimonio artistico: ma sarebbe ben poca cosa se non potesse essere motore di dialogo con il presente, di ricerca e di scambio, contenitore e ingranaggio di riflessioni e relazioni. In questo senso parlo di umanità e memoria: dobbiamo pensare al nostro patrimonio, e ai singoli archivi, come luoghi costruiti per dare un senso, attraverso la storia ivi conservata, al nostro presente, per insegnarci il valore dei nostri predecessori e stimolarci a far meglio, a credere ancora nell’arte come bene che si tramanda e si porta con sé, sulle proprie spalle: non come una zavorra, ma come un bagaglio pieno di mappe per orientarci nel futuro e di forme, immagini, parole per raccontarci nel presente.

A sinistra: Tommaso Fiscaletti, Nozitsetse_Ghana_and_the_girl, 2014. A destra: Alessandro Lupi, Centaurus, 2019

Cosa pensi rimarrà in un futuro di quello stiamo imparando oggi?
Penso che dobbiamo lavorare giorno per giorno in modo serio, responsabile, altruista e generoso. Penso che dobbiamo costruire a piccoli passi un percorso di scambi e di confronti. Credo nel lavoro di squadra, credo ancora nella relazione tra le persone, e credo profondamente negli artisti. Se in questi mesi abbiamo avuto bisogno di qualcosa, è stato di sognare un domani migliore. L’arte ci dà questa possibilità; pertanto credo che abbiamo imparato questo: non possiamo fare a meno di essa. Il nostro Paese non può permetterselo. Sarebbe un disastro. Umano, economico. Il tracollo della storia e l’assassinio del futuro.

FIGHT ART
Arte “FACE to FACE”
Dalle recenti acquisizioni del Patrimonio Gruppo Unipol

Contributo critico di Ilaria Bignotti

6 luglio – 10 ottobre 2020

CUBO
Spazio Arte | Piazza Vieira de Mello 3, Bologna

Info: T. +39 051 507.2521
arte@cubounipol.it
www.cubounipol.it

Canale Youtube: 
https://www.youtube.com/channel/UCdO3h9TxgbDyfKHgpjxVYSA

Programma interviste:

Mercoledì 08 luglio
Maurizio Bottarelli facing Giacomo Costa​

Mercoledì 15 luglio 
Angelo Marinelli facing Andrea Chiesi

Mercoledì 22 luglio
Francesca Pasquali facing Luca Bellandi

Mercoledì 29 luglio   
Ettore Frani facing Stefano Ronci

Mercoledì 05 agosto 
Joanie Lemercier facing Mario Raciti

Mercoledì 26 agosto
Tania Brassesco&Lazlo Passi Norberto facing Mary Bauermaiester

Mercoledì 02 settembre
Tommaso Fiscaletti facing Alessandro Lupi

Mercoledì 09 settembre
Matteo Basilè facing Lidia Bagnoli  

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