SASSOFERRATO (AN) | Palazzo degli Scalzi | Fino al 28 gennaio 2024
di VALERIA CARNEVALI
Con l’occhio sfocato della prima visione di insieme, la potresti scambiare per una mostra di fotografie in bianco e nero accostate a quadri antichi, ma il colpo è immediato, immersivo, esteticamente efficace: si entra subito nell’atmosfera, si coglie subito il messaggio, che pare dire “prima la figura”. Immediata è la lettura della corrispondenza tra le mani giunte in preghiera di una madonna e di una maddalena, con quelle che spuntano dal buio dei cosiddetti desideranti, e subito si capisce che la chiave è quella delle attinenze.
È sui generis la “doppia personale” di cui stiamo parlando: il percorso espositivo non è propriamente un dialogo tra due voci, ma ricorda più un contrappunto di melodie che avviene tra passato e presente, tra le rappresentazioni di uno dei pittori che ha contribuito, con le sue celebri, delicate e bellissime madonne a dare peculiarità alla storia dell’arte italiana e i dipinti dalla figurazione iperrealista ed iconica di uno degli artisti presenti che riesce a proporre riflessioni su un’arte sacra rinnovata e contemporanea: a contrapporsi sono le voci di Giovan Battista Salvi, il Sassoferrato (ivi, 1609 – Roma, 1685) e di Ettore Frani (Termoli, 1978).
“Salvifica” è il titolo dato in assonanza con il nome ed in continuità con i contenuti, “tra luce e silenzio” è l’invito alla riflessione sugli argomenti enucleati dall’artista celebrato. Dieci sono le opere antiche presentate, alcune inedite e provenienti dal mondo del collezionismo privato, offrendo una nuova occasione per approfondire gli studi sul Salvi, maestro già studiato in Italia da Federico Zeri e approfondito dal prof. Massimo Pulini, co-curatore dell’evento insieme a Federica Facchini, storico dell’arte antica l’uno, storica del contemporaneo l’altra: un lavoro a quattro mani riuscito anche nella curatela.
L’occasione è la Rassegna Internazionale d’Arte Premio G.B Salvi a Sassoferrato, nell’entroterra appenninico in cui si fondono le province di Ancona e Pesaro: la manifestazione, una delle rassegne più antiche del nostro Paese, arrivata quest’anno alla sua 72esima stagione, seconda per anzianità solo alla Biennale di Venezia, nasce con lo scopo di rendere omaggio ed attualizzare l’opera e la figura di Giovan Battista Salvi il “Sassoferrato”, illustre pittore seicentesco che nella piccola cittadina marchigiana è nato e cresciuto, prima di trasferirsi a Roma portando con sé il soprannome che distingue e celebra la sua terra di origine.
Giovan Battista Salvi è un pittore che mette al centro della sua riflessione sacra la spiritualità incarnata nei morbidi corpi e nei delicati volti femminili: le sue madonne sono una sorta di “icone occidentali” che nella loro immediata resa estetica e nella loro semplicità comunicano serena armonia e affinità tra umano e divino; nella sua figurazione sceglie sempre la strada della riduzione: niente è di troppo, niente è decorativo, ogni elemento è essenziale e la garbata sobrietà, che lo allontana dal coevo diffuso modello barocco, diventa chiave di pensiero. È proprio su questa inclinazione alla sintesi che il lavoro di Ettore Frani si lega a quello del Salvi.
Il modus operandi dell’artista, già legato al territorio del Sassoferrato anche per ragioni biografiche (ha compiuto parte della sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Urbino), è un intenso procedere per riduzione: l’iperrealismo analitico della sua impeccabile figurazione che muove dall’osservazione di oggetti del proprio quotidiano, tocca la sintesi quando viene tecnicamente ed esteticamente privato del colore. Frani opera solo con il colore nero, sapientemente e peculiarmente adoperato su tavole laccate di bianco, e le variazioni di grigi con cui dipinge ombre e costruisce volumi non sono altro che interventi “a levare”, asportando, graffiando, rarefacendo l’oscurità per trovare in essa la luce. Questa tecnica è quindi portatrice di un senso profondo che fa del segno il messaggio: un buio primigenio da cui nasce la luce, alfa e non omega, pittura come solstizio d’inverno, quando il buio assoluto comincia a creare luce di vita.
È una direzione più che opportuna quella imboccata nell’ultimo paio di edizioni dalla rassegna Premio G.B Salvi: finalmente è stata valorizzata l’idea di esporre piccoli nuclei di tele originali del Sassoferrato, creando occasioni di studio e di esposizione, e di confrontarlo con un solo artista selezionato. Lo scorso anno, sempre sotto al titolo “Salvifica”, a confrontarsi con il grande sentinate venne chiamato Nicola Samorì (ne abbiamo parlato qui, ndr), che con le sue ferite pose l’accento, invece, sul lato doloroso del Salvi.
Buona cosa per il premio, che conferma di essersi discostato finalmente dal modello pletorico ed onnivoro delle edizioni dei decenni precedenti, quando lo stesso G.B. Salvi era evocato solo nell’intitolazione, diventando una manifestazione più misurata e decisamente più in linea con le istanze dell’arte del presente, e forse anche del passato.
Salvifica. Il Sassoferrato ed Ettore Frani tra luce e silenzio
a cura di Federica Facchini e Massimo Pulini
6 ottobre 2023 – 28 gennaio 2024
Palazzo degli Scalzi
Piazza Antonio Gramsci 5, Sassoferrato (AN)
Orari: venerdì, 15.30-18.30 | sabato e domenica, 10.00 – 13.00| 15.30-18.30 | Mostra chiusa il 25 dicembre 2023 e 1° gennaio 2024
Info: Punto I.A.T. Sassoferrato
Tel. +39 0732 956257 | 333 7301732 – 333 730089004
iat.sassoferrato@happennines.it
www.sassoferratoturismo.it/mostra-salvi/
https://rassegnasalvi.it/