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Intervista a Gabriella Arrigoni di Francesca Di Giorgio

Fermo restando che il dubbio sia ben più affascinante di una monolitica certezza, Defective science, il nuovo progetto nato nell’ambito di Dogana. Giovani idee in transito, riflette su un vasto campo della conoscenza umana che dal pensiero scientifico dirama, devia, svia o, come da titolo, difetta.
Lontano dal cliché che vorrebbe una scienza esatta e oggettiva, Gabriella Arrigoni, curatrice del progetto, invita gli artisti a raccontare delle storie partendo da dati, teorie e documentazioni reali o presunte, a fornire le prove (contraffatte) di fenomeni e situazioni che rientrano nella sfera dello “pseudo”, del “falso” che può mutare repentinamente di segno e diventare plausibile alternativa di un prossimo futuro… Siamo o non siamo nella società del simulacro in senso lato?

Francesca Di Giorgio: Defective science, la scienza e il suo “contrario”, o meglio, la scienza e suoi “derivati”?
Gabriella Arrigoni:
Il progetto nasce interamente dai miei interessi meno direttamente intellettuali: film e libri di fantascienza, cartoni animati giapponesi distopici, stramberie e fenomeni inquietanti e poco chiari. Dietro a tutto questo però c’è una curiosità estesa su scala macroscopica per l’origine e la storia dell’universo, e il suo futuro, la sua struttura e quanto poco ne sappiamo. Al tempo stesso, mi affascina pensare a come lo sviluppo scientifico, che ha plasmato la nostra società (e forse ancor di più ne è stato plasmato in un reciproco scambio), potrebbe ulteriormente trasformare la quotidianità degli esseri umani, fino a rifondare la civiltà, a dar vita a sistemi socio-economico-culturali completamente diversi. Tutto questo mi ha portato anche ad approfondire autori quali Bruno Latour, Thomas Kuhn o Paul Feyerabend che hanno tutti sottolineato come un sistema scientifico sia prima di tutto un sistema culturale, costituito da principi tutt’altro che assoluti, veri ed immutabili. Per questo la pseudoscienza non è, secondo me, l’opposto della scienza, ma semplicemente un’anomalia nel sistema, che un giorno, in un diverso sistema culturale, potrebbe diventare conoscenza dominante.
Ho voluto realizzare questa mostra a Genova perché ci tenevo finalmente a fare qualcosa nella mia città natale, anche se non ci vivo più da diversi anni. Per il resto, è andato tutto in maniera abbastanza diretta: ho presentato il progetto a Palazzo Ducale e dopo qualche mese la commissione che si occupa della programmazione di Sala Dogana mi ha comunicato che l’idea piaceva e che la mostra era stata selezionata per il 2011. Devo ammettere però che curare una mostra interamente a distanza non è stato semplice!

Genova ogni anno, in autunno, accoglie un Festival dedicato alla divulgazione di temi scientifici sotto varie forme. L’interesse rispetto a questi temi occupa frequentemente i palinsesti dell’intrattenimento televisivo e dell’informazione…
Ogni città cerca di darsi un’identità culturale precisa e Genova con il Festival della Scienza ha fatto una mossa vincente. Non so dirti se oggi questi temi siano particolarmente popolari, rispetto ad altri momenti storici, ma se lo sono, probabilmente la questione energetica ma più globalmente la crisi che stiamo attraversando può aver giocato un ruolo importante. Le persone si interrogano su quale possa essere la chiave di volta che porterà nuovo ottimismo e benessere. E magari alcuni si chiedono se un giorno ci troveremo davvero a vivere su stazioni orbitanti perché la Terra sarà diventata invivibile… Detto questo, Defective Science è forse più vicina a format televisivi come Voyager o il più recente Mistero (nonostante non l’abbia mai visto) che non a manifestazioni di pura divulgazione scientifica, proprio per lo strano mix che si crea tra scetticismo, ingenuità e apertura mentale.

C’è chi ipotizza di salvare il genere umano dalla presunta catastrofe del 2012, chi riflette sull’illusione della scienza di interagire con la materia, chi sugli aspetti surreali dell’irreale… Quali sono gli artisti invitati a partecipare al progetto e come si inseriscono nella loro ricerca le tematiche sulle quali sono stati invitati ad esporre?
Il percorso espositivo comprende una gamma di stati emotivi decisamente ampia, dal momento che c’è chi (Darren Banks) si sofferma in maniera ironica e giocosa su una sorta di allineamento tra quotidiano, scienza e magia, e chi invece (Andrea Dojmi) racconta della fine dell’era spaziale e del ritorno sulla Terra dell’ultimo astronauta con toni profondamente nostalgici. I due lavori di Davide Bertocchi mettono in questione la ricerca scientifica stessa con soluzioni altamente poetiche come un collider di gelatina e un poster che annuncia l’impresa di un meteorite al contrario, cioè un sasso lanciato nello spazio e abbandonato ad un destino che non ci sarà mai dato conoscere. L’installazione multimediale di Cesare Bignotti ha risposto in maniera diretta al mio invito di documentare un fenomeno oscuro come l’Esperimento di Philadelphia, che ha arricchito con mesi di ricerche e invenzioni narrative decisamente inquietanti. Anche 2012, il video di Sarah Ciracì, presenta un ricco lavoro di ricerca sulle maggiori teorie attorno a questa data, sotto forma di un documentario-intervista ad uno dei sopravvissuti alla catastrofe. L’approccio di Jacopo Miliani è invece legato ad una dimensione mistica e soggettiva del sapere: la sua azione mette in scena riti e simbologie che non vengono rivelati ma che mettono in atto una soggettivazione dello spazio la cui interpretazione è lasciata all’osservatore. Il ruolo della conquista dello spazio nell’immaginario contemporaneo è affrontato infine da Marie Velardi con disegni su carta che si propongono come documenti archeologici di un futuro decisamente possibile e alla nostra portata. Che mi fa pensare come la fantascienza sia parzialmente un lavoro di fantasia, ma anche in fondo un’elaborazione progettuale che si fonda sul presente.

Con la pseudoscienza si entra nell’ambito dell’interpretazione e della soggettività. La scienza come l’arte nasce dal dubbio, l’una di solito si impegna a trovare risposte l’altra fornisce più spesso domande…
Conosco persone in piena salute che prendono ogni giorno una certa medicina convinte di proteggersi da una cospirazione a livello mondiale, messa in atto da alieni che si aggirano tra noi sotto sembianza umane, e che ci stanno lentamente avvelenando per ridurre il problema del sovrappopolamento del pianeta. (Penso che tutti abbiano sentito parlare delle teorie del complotto). E onestamente ne sorrido. Però penso anche che le cose potrebbero davvero essere radicalmente diverse da come sembrano. Non credo che si possa fare una distinzione così netta tra una scienza associata all’idea di certezza oggettiva, e una pseudoscienza legata invece alla soggettività. Con questa mostra mi è piaciuto raccogliere e raccontare un’insieme di storie.

Il progetto in breve:
Defective Science
a cura di Gabriella Arrigoni
Sala Dogana, Palazzo Ducale
P.zza Matteotti 9, Genova
Info: + 39 010 5573967/974/975
www.gg6.comune.genova.it/dogana
Inaugurazione venerdì 22 aprile ore 18.00
23 aprile – 15 maggio

Artisti in mostra:
Darren Banks, Davide Bertocchi, Cesare Bignotti, Sarah Ciracì, Andrea Dojmi e Lorenzo Bona, Jacopo Miliani, Marie Velardi

In alto:
Andrea Dojmi e Lorenzo Bona, “Ely”, 2011, still da video
In basso, da sinistra:
Sarah Ciracì, “2012”, 2004, still da video
Cesare Bignotti, “Black Rainbow. 1943. Philadelphia Experiment”, 2011, stampe e installazione multimediale

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