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TRENTO ART FESTIVAL | ONLINE FINO AL 15 MARZO 2021 | WWW.TRENTOARTFESTIVAL.IT

di ILARIA BIGNOTTI

Ci sono artisti che riescono a indicarci una via di luce nel momento in cui ci sentiamo avvolti dalla notte più profonda. Non che sia un male, essere nell’oscurità. Ma quando l’oscurità cede il passo al buio che si addensa nella mente, blocca il movimento e si appropria di ogni possibilità, ecco allora lì abbiamo bisogno dello spiraglio di luce: luce che in ogni epoca “oscura” gli artisti hanno saputo, visionari e più o meno inconsapevoli, aprire.

Così Lucio Fontana, in piena guerra fredda e mentre da un lato si cercava, con tutte le forze e spazzando via ogni granello di maceria – fisica, e prima ancor spirituale – di ricostruire il mondo, dopo il lavacro e la vergogna immonda della Seconda Guerra Mondiale, prese il coraggio necessario per squarciare la tela: il supporto che sino ad allora serviva per rappresentare, o astrarre, il mondo stesso.
Lo fece: e ci fece credere che potevamo trovare altro, oltre quella ferita. Sia in termini di linguaggio, di forme, di direzioni, che in termini di sguardo, di aspirazioni, di intervento.

Mi piace pensare che a quasi ottant’anni da quella straordinaria invenzione che fertile e generativa diede il La a gran parte della migliore produzione artistica del secondo dopoguerra, oggi, due artisti, che non si conoscono, che appartengono a due storie diverse, e con i quali mi sono confrontata in due contesti completamente diversi, in un certo modo ci aprano un altro piccolo spiraglio.

Ettore Frani, Lo splendore del nero, 2020, cm 90×61, olio su tavola laccata, ph. Paola Feraiorni

In un’epoca che, inutile dirlo – forse ne abbiamo parlato anche troppo – è buia, buissima, e che ci ha colto completamente, tragicamente impreparati ad affrontarla – e ad affrontarci in essa – Ettore Frani (Termoli, 1978) e Duccio Guarneri (Cremona, 1994) hanno concepito, uno in una carriera ben nota al sistema dell’arte e già riconosciuta e apprezzatissima, l’altro muovendo i primi passi in questo sistema – o in ciò che ne resta – opere che mettono in scena la genesi di un altro sguardo, incipiente, potentissimo, vergine, consapevole, sulle cose del mondo: oltrepassando la loro materialità.
Perché se gli artisti ci danno nuovi occhi per guardare alle cose, guardandole in modo nuovo queste diventano altro da sé. E noi, con loro.

Ettore Frani, I desideranti, dittico, 2020, olio su tavola laccata, cm 100×70 ciascuna, ph. Paola Feraiorni

Ettore Frani, nel progetto speciale a cura di Claudio Calari all’interno della prima edizione di Trento Art festival, fa dialogare una selezione dei suoi dipinti esposti nel contesto della grande personale Le Dimore del Pittore, co-ideata da Paola Feraiorni e realizzata presso la Raccolta Lercaro a Bologna nel 2020, con la danza di Valerio Longo e le musiche composte da Antonello Sabatini e Claudio Calari: il risultato è una video-performance di gesti e movimenti in dialogo con le opere pittoriche, mentre la voce di Paola Feraiorni accompagna il visitatore in un affondo sulla poetica dell’artista.

Duccio Guarneri, La citta che scende, 2020, stampa su cemento armato, 100×70 cm ciascun elemento

Duccio Guarneri ha proposto, nella selezione curatoriale di ACME Art Lab, i suoi cicli di opere dove fotografie distopiche di architetture civili e industriali sono inghiottite nel cemento: piccole e inquietanti messe in scena di ambienti urbani che non vediamo più, nel nostro assuefarci alla loro prigionia.
Campeggia, in altre fotografie, una palizzata: il nero fondo la inghiotte eppur la salva, rendendola mitica apparizione nel teatro di quelli che il giovane artista chiama preluoghi, spazi che nella memoria già esistono, come scritti nel percorso genetico dell’uomo, e che senza saperlo noi riconosciamo in elementi e strutture di paesaggio come riferimenti della nostra origine ed esperienza. Infatti la mostra si intitola [C]OSTRUZIONI e lavora sull’ambivalenza del nostro modo di vivere lo spazio e nello spazio che ci è dato: costruiamo mentre siamo imprigionati, eppure ancora troviamo il modo di creare nuovi paradigmi di comprensione e resilienza alle cose.
Un messaggio che non possiamo non associare a questi tempi.

Duccio Guarneri, P12, 2020, stampa su alluminio cemento armato, 36x36x3 cm

Il nero e il bianco, e tutte le sfumature che vi intercorrono e si rimescolano, sono le tinte che contrappuntano i teatri di Frani e Guarneri: dove, nel primo, che il giovane artista cremonese può a pieno titolo considerare un maestro spirituale, l’uno sostiene e sospende la drammaticità dell’altro.
Perché il nero nasce dal bianco, e Frani, come egregiamente descrive Andrea Dall’Asta, che a pieno titolo può essere definito tra i suoi primissimi conoscitori e anzi scopritore, “attraverso la sua inconfondibile tecnica ad olio su tavola laccata bianca, totalmente liscia e impermeabile al colore, su cui stende leggere velature di nero, crea universi sospesi in cui il bianco emerge dal fondo. Noi veniamo dalla luce e da essa siamo illuminati, amati. Quella luce è epifania, rivelazione di una dimensione intima che suggerisce profondità infinite e insondabili, è manifestazione di un mistero che sta per accadere […]”.
Di questo mistero ne siamo avidi, lo inseguiamo osservando l’accuratissima pittura di Frani che con una delicatezza caparbia, materna, ci accarezza gli occhi e ci tiene nel suo grembo, nero, luminoso.
Mi piace pensare che nel suo studio, dove silenziosissimo continua a dipingere, l’artista non senta il logorio di questi mesi di attesa e di isolamento: il suo mondo è lì, nella pittura che crea mondi. Aspettiamo di entrarvi, Ettore, per uscire alla luce che ci ha generati e che vogliamo, sempre, ancora, inseguire.

 

I DUE PROGETTI al Trento Art Festival online fino al 15 marzo 2021

NELLA NOTTE
Performance di Valerio Longo in dialogo con le opere di Ettore Frani
Sulle musiche di Antonello Sabatini, Claudio Calari e la voce di Paola Feraiorni
Progetto speciale a cura di Claudio Calari
Raccolta Lercaro, Bologna
https://artspaces.kunstmatrix.com/en/exhibition/4643809/raccolta-lercaro

[C]OSTRUZIONI
Mostra personale di Duccio Guarneri
A cura di Alessia Belotti, Melania Raimondi e Camilla Remondina – ACME Art Lab
https://artspaces.kunstmatrix.com/en/exhibition/4643266/acme-art-lab

 

Info: http://trentoartfestival.it/

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