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BMB Gallery, Mumbai
Rabindranath Tagore Centre, Calcutta
Italian Cultural Centre, New Delhi

Dadaumpop. The Italian New Pop

di Francesca Di Giorgio

Un po’ Dada e un po’ Pop – sfido chiunque e comunque a non farsi venire in mente il “dadaumpa-tormentone” delle Kessler! – tra gioco e sciogli lingua, Dadaumpop. The Italian New Pop è sbarcato in India. Il progetto itinerante, da Mumbai via Calcutta a New Delhi, targato Zanti – sotto l’ala istituzionale, nientepopò di meno che dell’Ambasciata d’Italia in India, Consolato Generale d’Italia a Mumbai, Consolato Generale d’Italia a Calcutta, Istituto Italiano di Cultura di New Delhi – ha inaugurato il 7 gennaio alla BMB Gallery di Mumbai. Alla faccia del fuso orario abbiamo intrecciato un dialogo con il curatore italiano in trasferta…


Francesca Di Giorgio: Si dice che «Ogni persona al mondo è nata in India in almeno una delle sue vite precedenti»… Cosa ti ha portato in questa terra? Ci racconti quando e come nasce Dadaumpop?
Igor Zanti: Per ora ho inaugurato la prima tappa della mostra a Mumbai, e l’India si è rivelata una grandissima sorpresa. Credo sia comparabile all’Italia degli anni ’50. C’è una grandissima energia ed un enorme desiderio di fare.
La stessa inaugurazione di Dadaumpop è stato un evento a Mumbai con decine di fotografi che facevano a gara per ritrarre gli artisti italiani in trasferta.
Dadaumpop nasce da una mia personale riflessione, credo infatti che, per quanto si possa parlare di neo pop, non si possa mai prescindere dal fatto che lo stesso pop classico abbia dei grandissimi debiti nei confronti del dada e di Duchamp. Desideravo comprendere quali fossero questi debiti. Ammetto che sono stato molto aiutato nella mia impresa da due persone che devo pubblicamente ringraziare: Giordano Curreri, uno degli artisti in mostra, che ha realizzato un bellissimo catalogo in stile dada, e dall’exhibit designer Thomas Pilati che ha curato il progetto espositivo in maniera magistrale. Tutti e due sono stati fondamentali per rendere comprensibile al pubblico il messaggio che volevo veicolare attraverso la mostra.

Ti sei già reso conto di come si lavora con l’arte nel luogo in cui ti trovi? Come ti sei mosso nei mesi precedenti l’opening?
È stato un lavoro intensissimo, non conoscevo il panorama dell’arte indiano e tutte le problematiche per portare una mostra di queste dimensioni in questo paese.
La collaborazione con le istituzioni – l’ambasciata, i consolati, e l’istituto di cultura – ha sicuramente facilitato alcuni passaggi organizzativi, ma, comunque, organizzare questa mostra ha richiesto quasi un anno di lavoro. Le difficoltà sono nate soprattutto sul piano burocratico, sia l’Italia che l’India sono caratterizzate da un apparato burocratico piuttosto complesso e questo ha comportato problematiche di vario tipo. È stato inoltre importante coinvolgere i media italiani e indiani in un’azione congiunta di promozione della mostra. Su questo aspetto devo confessare che la risposta indiana è stata eccezionale forse perché gli indiani sono assetati di quello che viene comunemente definito italian style e di cui l’arte è una componente importante.

Hai scelto un titolo giocoso che nasce da una sentita necessità…

Una delle componenti fondamentali del neo pop italiano come del dada è l’ironia e lo spirito a tratti giocoso ed irriverente. Scegliere un titolo fortemente ironico nasce proprio dall’esigenza di evidenziare questo registro.

Gli artisti italiani arruolati per questa spedizione formano un gruppo eterogeneo. Con quali criteri sono stati scelti i lavori che parteciperanno al “tour”?
Ho scelto artisti molto differenti tra loro, privilegiando tre macrofiloni: il rapporto con il cartoons ed il fumetto, la poetica della toys culture, e, da ultimo, un filone più marcatamente concettuale. Su questa base il percorso espositivo ideato da Thomas Pilati si apre con una sezione dedicata al rapporto con i cartoons e con il mondo dei fumetti, per arrivare, attraverso la piccola sezione toys alle opere più concettuali. In quest’ottica si è scelto di chiudere la mostra con l’installazione di Florraine dedicata al ponte sullo stretto, un lavoro di fortissima matrice concettuale. Credo in questo senso si sia riusciti a dare un panorama piuttosto ampio di come il rapporto tra dada e neopop si declini in maniere differenti.

Mumbai, Calcutta, New Delhi, perché dare una dimensione itinerante al progetto?
Si è scelto di esporre in queste tre città perché sono, in un certo senso e per vari aspetti, tre capitali del subcontinente indiano. Mumbai è la capitale del cinema e la capitale economica, Calcutta è la capitale culturale, e New Delhi la capitale istituzionale. Era importante per il Ministero degli Esteri Italiani, principale promotore della mostra, dare la massima visibilità a vari livelli al progetto, toccando questi tre luoghi che rappresentano i vari aspetti dell’India.

Vista la recente inaugurazione di venerdì scorso posso chiederti qualche considerazione a caldo su come è stato recepito Dadaumpop? Ci sono i presupposti per portare avanti il progetto in appuntamenti successivi?

Devo confessare che il successo di pubblico e l’entusiasmo dell’inaugurazione hanno in un certo senso stupito tutti. Nella prima tappa sono stato accompagnato da Giordano Curreri, Andy e Florraine, oltre che da Thomas Pilati. Siamo rimasti tutti molto sorpresi per la risposta del pubblico, per l’interesse, per le tantissime domande che ci sono state poste dai visitatori che si sono dimostrati veramente e sinceramente interessati alla mostra.
L’esposizione è stata ospitata dalla BMB Gallery di Mumbai, galleria, per intenderci, che collabora regolarmente con i fratelli Chapman, e la stessa direttrice della galleria, Kanchi Metha, è rimasta sorpresa dalla freschezza e dalla qualità dei lavori proposti in mostra. Un vero successo. Ci rimangono ancora da affrontare le sfide di Calcutta e New Delhi, ma se il buon giorno si vede dal mattino…



Il progetto in breve:

Dadaumpop. The Italian New Pop
a cura di Igor Zanti
Mumbai
7-15 gennaio 2011
BMB Gallery
Queens Mansion, Ground Floor, G.T. Marg, Next to Cathedral (Middle) School, Fort
Calcutta
4-18 febbraio 2011
Rabindranath Tagore Centre
9A, Ho Chi Minh Sarani
New Delhi
4-20 marzo 2011
Italian Cultural Centre
50-E Chandragupta Marg

Info: igorzanti@yahoo.it

In alto, da sinistra:
Max Papeschi, “American Wedding”, 2009, stampa su carta fotografica, cm 90x90x4
Hackatao, “No oil no party”, 2009, lambda print, cm 100x70x5
In basso, da sinistra:
Gianfranco Pulitano, “Drunk”, 2009, pvc, plexilgass, neon, cm 75x60x20
Ivan Lardschenider, “I fly away”, 2009, legno, cm 100x50x50

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