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TORINO | Riccardo Costantini Contemporary | 20 giugno – 14 settembre 2013

di FRANCESCA DI GIORGIO

Il viaggio come processo cognitivo può essere esperienza nota ma è interessante osservare come da simbolo di mobilità ed evasione, fisica e mentale, sia un modo di riflettere sul suo opposto. Restare.
Nell’accezione più positiva e cosciente, restare come esserci. Ed e così che la mostra di Maria Cristina Strati per Riccardo Costantini Contemporary di Torino muove i primi passi dal concetto di cittadino, colui che non sempre ricorda di esserlo e nemmeno ne vanta la condizione come status sociale: portatore di diritti e doveri di cui andare fiero.

«Nell’antichità essere cittadino romano significava godere di diritti particolari, costituiva un vero e proprio status sociale. Ad esempio, secondo gli Atti degli Apostoli, quando Paolo di Tarso è catturato, all’epoca delle persecuzioni contro i cristiani, si salva dichiarando il suo essere cittadino romano “di nascita”. Ai tempi della Rivoluzione Francese invece il cittadino, il citoyen, era portatore dei diritti di libertà e uguaglianza sanciti dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789); e il documento del 1789 divenne la base della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dalle Nazioni Unite nel 1948».

Insieme a queste connotazioni giustamente politiche (polis=città) se ne aggiunge una più “lieve” ma altrettanto profonda. Il linguaggio fotografico è, ancora oggi, il mezzo che simpatizza con il contesto urbano e ci riesce con successo in svariati modi, sia che si vestano i panni di un viaggiatore consapevole sia quelli di un flâneur di benjaminiana memoria: perdersi significa ritrovarsi, a volte, ma soprattutto transitare…
In questo viaggio, vicino al pensiero della curatrice, il migliore cantautorato italiano: vedi De Gregori e il parallelismo tra lo sguardo “riflessivo” di Benjamin e quello da “nevrotico” cittadino di Gaber (il titolo della mostra non a caso cita il testo di una sua canzone del 1969).

Questo gioco di rimandi è condiviso pienamente dagli artisti. Le Immagini di città di Daniele, Fanuli, Maggini, Mollica, Van Roy e Zangarini sono, di fatto, lo specchio di un tempo che non restituisce un’immagine ordinaria ed univoca. Dagli anni ’90 la fotografia (e anche al video) rappresentano un mezzo per narrare micro-storie, la fine delle “grandi narrazioni” di Lyotard, visioni interiori, molteplici e frammentarie. L’uomo e la città dialogano su un piano privato, che non sempre trova riscontro e presenza diretta. L’uomo e l’architettura cercano un contatto che spesso è tradotto in un’assenza che non è mai un “vuoto” ma accenno/segno lontano dai canoni della rappresentazione (Piero Mollica, Patrick Van Roy), visione/fusione tra spazio e individuo (Gianpiero Fanuli, Pierpaolo Maggini), coincidenza/disuguaglianza tra identità e vissuto, esteriore ed interiore (Mario Daniele, Silvio Zangarini).
Com’è bella la città
, d’estate, in bilico tra presenza e assenza.

Vieni, Vieni in città (che stai a fare in campagna?)
a cura di Maria Cristina Strati

Artisti:  Mario Daniele, Gianpiero Fanuli, Pierpaolo Maggini, Piero Mollica, Patrick Van Roy, Silvio Zangarini

20 giugno – 14 settembre 2013
(chiuso in agosto)

Riccardo Costantini Contemporary
Via della Rocca 6/b, Torino

Orari: da martedì a sabato ore 11.00 – 19.00 (Lunedì e domenica chiuso)

Info: +39 011 8141099
+39 348 6703677
riccardocostantini65@gmail.com


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