MILANO | Fondazione Galleria Milano | Dal 18 marzo 2024
Intervista a BIANCA TREVISAN di Ilaria Introzzi
Si può riassumere in maniera esaustiva la storia dell’arte del Novecento in un unico spazio espositivo? C’è chi ha tentato, e con successo. Fondazione Galleria Milano (istituita a due anni dalla chiusura della storica Galleria Milano, ndr) è una di queste realtà che sin dalla fine degli anni Venti del secolo scorso, grazie all’intuito della famiglia Pellegrini (dal 1964 al 2019 a dirigere è Carla Pellegrini Rocca, ndr) e a curatori d’eccellenza come Enrico Somarè, ha avuto il coraggio di ampliare la propria visione dal punto di vista della ricerca artistica. Celebre per aver scoperto talenti, oggi considerati maestri, come Enzo Mari, Betty Danon, Shusaku Arakawa e per la sua location in Via Manin/Via Turati, oggi – precisamente dal 18 marzo 2024 – inaugura una nuova sede, nel rinnovato quartiere di Porta Romana a Milano. Entusiasti, con il costante obiettivo di trovare artisti contemporanei in grado, potenzialmente, di rientrare in quella storia dell’arte del futuro. Anzi il nostro, quello presente, come racconta la Direttrice Bianca Trevisan ora a capo della nuova istituzione milanese, insieme a Nicola Pellegrini e Giovanni Oberti…
Bianca, come vi sentite all’alba dell’inaugurazione della nuova sede di Fondazione Galleria Milano?
Buongiorno Ilaria, noi stiamo bene e spero anche tu. Non vediamo l’ora di inaugurare, siamo un po’ stanchi ma soprattutto entusiasti. Dalla chiusura nel 2022 della Galleria Milano in via Manin/via Turati, dove si trovava sin dal 1973, abbiamo lavorato molto per la preparazione di questa nuova sede in via Romilli. Abbiamo sulle spalle un patrimonio storico non indifferente (siamo attivi dal 1964) e quindi coordinare e riorganizzare tutto è stato impegnativo. La decisione di Nicola Pellegrini, proprietario della Galleria Milano e ora Presidente della Fondazione, è stata coraggiosa e un atto di generosità verso il mondo dell’arte e la nostra città. Sono orgogliosa e grata di essere al suo fianco come direttrice.
Per l’occasione, verrà presentata la mostra Alexander e Sasha Brodsky. Piazza senza nome. Come e perché l’avete scelto come solo show per inaugurare?
Alexander Brodsky ha già avuto personali alla Galleria Milano nel 2002, nel 2006 e nel 2010, oltre ad aver preso parte ad alcune collettive. Si tratta di uno dei massimi esponenti dell’architettura contemporanea e per la prima volta alla Fondazione Galleria Milano espone con il figlio Sasha, artista visivo di Brooklyn. L’incontro tra i loro pensieri e i loro ambiti disciplinari, differenti sebbene in dialogo, riflettono l’approccio multidisciplinare e sperimentale della nostra istituzione. Il fatto di aver scelto un nome importante come Brodsky, che per altro ha appena avuto una personale al Museo Macro di Roma, vuole essere un segnale del nostro impegno nella promozione delle ricerche più solide.
Architettura, arte contemporanea. Ma anche una notevole storia espositiva alle spalle. Quali saranno i cambiamenti rispetto alla prima esperienza di Galleria Milano?
La storia della Galleria Milano è molto longeva forse proprio perché è in grado di rinnovarsi. Ha visto infatti una prima apertura tra il 1928 e il 1938 con Enrico Somarè, editore e critico d’arte. Nel 1964 i suoi due figli Guido e Sandro, entrambi pittori, decisero di riaprirla chiamando a dirigerla Carla Pellegrini Rocca, innovatrice e indomita gallerista fino al 2019, anno della sua scomparsa. Carla è stata tra le prime a portare in Italia la Pop inglese, l’arte della West Coast statunitense, ad esporre gli aspetti meno noti delle Avanguardie Storiche ma anche a credere in artisti come Gianfranco Baruchello o Antonio Calderara. Il figlio Nicola Pellegrini, raccogliendo la sua eredità insieme a Toni Merola e a me, ha innovato l’approccio: negli ultimi anni in via Turati si sono susseguite mostre ampie e di ricerca su Enzo Mari, Betty Danon, Shusaku Arakawa e su giovani come Giovanni Oberti. La nostra attitudine era sempre più culturale e istituzionale e quindi la decisione di divenire Fondazione d’arte è stata naturale, sebbene impegnativa, implicando una presa di responsabilità non indifferente. Il passaggio da ente commerciale a non-profit è dunque un cambiamento che rispecchia meglio la nostra attitudine.
La scelta di aprire lo spazio nella rinnovata zona di Porta Romana è strategica oppure sintomo di una visione 2.0 dell’arte attuale?
Spostarsi da via Turati alla zona Milano Sud riflette il cambiamento della città in questi ultimi anni. Le attività artistiche, culturali e creative si stanno trasferendo in quella che una volta era ritenuta periferia perché subiscono gli effetti della gentrificazione massiva e accelerata, situazione sotto gli occhi di tutti nell’ultimo decennio. Possiamo quindi raccontarla come scelta strategica, e siamo sicuri che si rivelerà tale, ma noi siamo sinceri e la chiamiamo prima di tutto necessità: il centro non è più accessibile per realtà come la nostra. Detto questo siamo convinti di aver preso una decisione adatta a noi perché la zona è ricca di scambi artistici, di Fondazioni, di spazi indipendenti, di giovani creativi e di nuovi scenari che ci piacciono. Rispetto a prima respiriamo un’aria molto più stimolante e pertanto possiamo ritenerci soddisfatti.
Qual è il punto di vista della Fondazione circa il mercato dell’arte?
Come ti dicevo siamo diventati non-profit, quindi il nostro impegno sarà soprattutto di diffusione e conoscenza.
Agnetti, Mari, Varisco: sono solo alcuni dei nomi che grazie anche a voi sono diventati dei grandi dell’arte e del design del Novecento: su chi scommettereste oggi?
È proprio ciò che vogliamo evitare e che non abbiamo mai fatto. Carla Pellegrini ha sostenuto i suoi artisti e poi è stata in grado di lasciarli andare verso altri lidi quando il gioco commerciale si faceva più concitato, pur avendolo avviato lei stessa. Noi siamo interessati a dare voce alle ricerche che generano energia, all’arte che crea dialogo, a ciò che è in grado di parlare della nostra vita toccando le corde più autentiche. Il nostro pubblico ci conosce e da noi si aspetta anche questo. Gli artisti che citi sono diventati grandi non per una scommessa, ma perché sapevano parlare davvero del loro tempo.
Fondazione Galleria Milano non sarà solo un centro espositivo: quali sono i progetti paralleli alle mostre che state ultimando di realizzare?
La Fondazione Galleria Milano ha due piani che rispecchiano anche architettonicamente il nostro approccio duplice. Al piano superiore lo spazio espositivo (e l’ufficio), al piano inferiore la biblioteca e l’archivio. Sperimentalismo e ricerca, contemporaneo e storico, progettazione e conservazione: da questo incontro tra polarità, sempre in dialogo e necessarie l’una all’altra, nasce la nuova Fondazione. A ben pensarci riflette anche la nostra doppia anima: Nicola Pellegrini è un artista, mentre io sono una curatrice e storica dell’arte impegnata anche in ambito accademico.
Carla Pellegrini, madre dell’attuale presidente della Fondazione Nicola Pellegrini, è tra le personalità che hanno reso lo spazio originario dove tutto ha avuto inizio in via Turati. Sarebbe fiera della nuova fase?
Prima di tutto Nicola Pellegrini deve essere fiero di ciò che sta permettendo perché ha raccolto l’eredità di sua madre e, grazie alla Fondazione, la sta consegnando alla storia. Questo non è affatto scontato, pensa a quante personalità straordinarie sono cadute nell’oblio. Carla Pellegrini sarebbe fiera? Non lo ammetterebbe per scherno, ma lo sarebbe eccome, sorridendo con la sua sigaretta tra le dita e gli occhi luminosi.
Avete in mente anche progetti di curatela particolari?
Non possiamo ancora rivelare molto, ma uno dei nostri impegni sarà creare progetti di attivazione tra il nostro archivio e altri archivi, promuovendo progetti artistici a partire da questo patrimonio storico.
Un pensiero per l’arte.
Alcuni ci dicono di aver sentito un’energia particolare nei nostri luoghi, nelle nostre mostre e nel nostro modo di stare nell’arte. Speriamo quindi di poter continuare a fare questo e, attraverso la Fondazione, far arrivare la nostra energia anche a chi non pensava di potersi ritrovare, conoscere e scoprire nell’arte contemporanea.
Nasce Fondazione Galleria Milano
e inaugura con la mostra
Alexander e Sasha Brodsky. Piazza senza nome
21 marzo – 8 giugno 2024
Inaugurazione lunedì 18 marzo 2024 dalle ore 18.00 alle 21.00
Fondazione Galleria Milano
Via Arcivescovo Romilli 7, Milano
Info: fondazionegalleriamilano.it (under construction)
info@galleriamilano.com